di Richard Matheson - pagine 252 - euro 7,90 - Fanucci Editore
Cosa ci vuole perché un libro sia rotondo? Eliminare gli spigoli, limare,
smussare. Combinare una serie di accadimenti, di luoghi, di personaggi e di stati
danimo attraverso i quali lasciar fluire la narrazione. Portare il lettore fino
allultima riga, se non allultima parola, facendogli pensare che sì, quel
libro è perfetto, che non ha bisogno di una parola in più, né di toglierne alcuna.
Richard Matheson riesce a dare questa rotondità, questo
senso di perfezione. Seguendo una traccia semplice e lineare, descrive lodissea di
un uomo, Scott Carey, chiamato dal destino ad affrontare gli orrori veri: la paure di
essere accettati, di morire, di restare soli, di non essere allaltezza.
Scott
diventa un Uomo con la U maiuscola, che riesce a dare un significato unico e
autosufficiente alla sua lotta per sopravvivere, trasformandola in vita vera e propria.
La trama è semplice quanto ricca di spunti (e quando si dice semplice si
pensi che la prima edizione è del 1956): a causa di unimmotivata onda radioattiva
Scott rimpicciolisce di tre millimetri al giorno. Il libro narra la sua lotta per
sopravvivere degli ultimi giorni prima di scomparire e, attraverso luso
ricorrente del flashback, le fasi progressive della malattia, con i continui terribili
cambiamenti che comporta il rimpicciolimento. In questo modo si affiancano
pagine di adrenalina pura, quando il nemico diventa il gatto o un ragno, a pagine di
sincero struggimento, quando si racconta il dramma della diversità.
Non cè molto altro da dire, cè solo da leggerlo. Voto: 8
[Gelostellato]
Incipit
All'inizio pensò che fosse un'ondata di marea. Poi vide che il cielo e l'oceano
si vedevano ancora e che si trattava di un volo di schiuma che si avvicinava velocemente
alla barca.
Stava prendendo il sole sul tetto della cabina. Fu per una pura coincidenza che si alzò
su un gomito e lo vide arrivare.
«Marty!» gridò. Non ci fu risposta. Corse sul legno riscaldato dai raggi del sole e
scivolò sul ponte. «Ehi, Marty!»
La schiuma non sembrava minacciosa, ma per qualche ragione voleva evitarla. Corse tutto
intorno alla cabina, sobbalzando sulle tavole incandescenti. Era una vera e propria gara.
Ma quella gara lui la perse. Un istante prima si trovava alla luce del sole. Un istante
dopo si ritrovò imbevuto di quella calda schiuma rilucente.
Poi passò. Rimase lì a guardarla mentre scivolava sull'acqua, e si ritrovò coperto da
alcune gocce che risplendevano al sole. Improvvisamente si girò e abbassò lo sguardo.
Sentiva uno strano formicolio sulla pelle.
Afferrò un asciugamano e si strofinò. Non era tanto un dolore quanto un piacevole
pizzicore, come quello di una lozione sulle guance appena rasate.