Ombre del male

di Fritz Leiber - pagine 231 - Editrice Nord

Scritto nel 1942, "Ombre del male" (Conjure, Wife!) è uno dei primi romanzi del genere horror con ambientazione metropolitana, del tipo in cui si distingueranno, negli anni a venire, autori come Straub, Saul, Campbell e King.
La vicenda, ambientata nel campus universitario di Hempnell, ha per protagonista Norman Saylor, docente di sociologia che, un giorno, frugando nel guardaroba della moglie, rinviene una serie di bizzarri oggetti sulla cui natura non possono esserci dubbi: si tratta di amuleti. Messa alle strette da Norman, Tansy, la moglie, confessa di conoscere da tempo certe pratiche magiche di cui si è servita costantemente, nel corso della loro vita assieme, allo scopo di proteggere suo marito e favorirne la carriera.

L’indole razionale di Norman, però, ha la meglio e l’uomo, che non crede alla magia e al soprannaturale, chiede alla moglie di distruggere quegli strani oggetti. Tansy, per quanto a malincuore, obbedisce ma da quel momento sui due comincerà ad abbattersi una spirale di eventi negativi: anche altre tre donne, mogli di colleghi di Norman, praticano la magia e, come Tansy, intendono avvalersene per appoggiare i propri mariti e... distruggere l’uomo.
Impotente a fronteggiare le arti oscure delle tre streghe e i loro effetti (non ultimo la trasformazione in morta vivente della moglie), Norman si ritroverà costretto a combatterle usando le loro stesse armi, fino a una conclusione davvero sorprendente...
Nonostante la sua fama, il classico di Leiber dimostra, per certi aspetti, di non superare pienamente la prova del tempo e presenta diverse piccole “pecche” che lo rendono forse poco appetibile al palato dei lettori moderni, abituati a vicende dal ritmo serrato e ricche di sequenze dal taglio cinematografico; la storia, per quanto dignitosa, ha un avvio lento e uno sviluppo di eventi non proprio agilissimo. Numerose sono anche le divagazioni sulla magia che Leiber interpone qua e là per bocca dei suoi personaggi e che sembrano uno sfoggio di erudizione personale piuttosto che elementi funzionali allo sviluppo della trama o a una sua più puntuale intelligenza. L’abilità nella caratterizzazione dei personaggi è piuttosto altalenante: Norman è un eroe poco “simpatico”, piuttosto grigio e anonimo così come tutti i suoi comprimari maschili. Ben diverso è il ritratto dei personaggi femminili, in cui Leiber eccelle: le figure di Tansy e delle signore Carr, Gunnison e Sawtelle sono creazioni a tutto tondo, perfettamente delineate e vere colonne portanti della storia.
Quanto ai pregi del libro, bisogna riconoscere che l’autore riesce nella difficilissima arte di creare un’atmosfera impalpabile di inquietudine soprannaturale senza mai ricorrere a espedienti sensazionalistici e lasciando che il reale significato degli eventi narrati si insinui a poco a poco nella consapevolezza di personaggi e lettori, avvalendosi di uno stile sobrio e misurato e di un’ambientazione cupa e opprimente, dove i colori predominanti sono il grigio e il piombo e in cui il Male opera ormai attraverso i più moderni, insospettabili strumenti della tecnologia (giradischi, macchina fotografica, etc.)
Oltre a tali pregi intrinseci, però, l’opera è interessante anche per alcuni spunti di riflessione che Leiber offre al suo pubblico, primo fra tutti l’idea che la magia sia priva di una sovrastruttura teorica esplicita, ricavabile tuttavia da un’analisi diacronica comparata dei vari rituali in cui essa si è espressa. E’ proprio questo l’assunto che spinge Norman, digiuno di conoscenze esoteriche, a tradurre in simboli numerici le fasi dei vari rituali di stregoneria e a rivolgersi a un collega matematico, che risolve per lui un’equazione il cui risultato sarà la formula magica che gli consentirà di salvare la moglie. L’idea implicita dell’applicabilità delle operazioni razionali alla magia si ricollega all’altra idea che sottende il romanzo e che nasce dall’osservazione dei rapporti tra uomini e donne e dalla distinzione netta che Leiber sembra operare tra mondo maschile, normativo, improntato all’astrazione (le equazioni matematiche) e mondo femminile, volto all’empirico, universo dello sperimentale e del particolare (i vari rituali magici di ogni tempo e luogo). Voto: 7
[Francesco Campanelli]

Incipit
Norman Saylor non era un marito ficcanaso, di quelli che vanno a curiosare nello spogliatoio della moglie. Lo fece un po’ anche per questo, nella certezza che nulla potesse intaccare la solidità del suo legame con Tansy.
Non ignorava la sorte toccata alla moglie curiosa di Barbablù. Anzi, anni addietro aveva studiato a fondo gli aspetti psicanalitici di questa strana favola e dei suoi armadi pieni di donne penzolanti. Ma non gli passò neanche per la mente che una disavventura analoga potesse capitare a un marito, moderno per giunta. Rischiava di scoprire una mezza dozzina di galanti appesi alle grucce dietro quella porta dai morbidi riflessi bianchi? L’ipotesi l’avrebbe fatto ridacchiare...