Chi passeggiava con gli astronauti

di Wenzell Brown - pagine 154 - Urania

Durante la missione spaziale Apollo, mentre gli astronauti esplorano il suolo lunare per la prima volta nella storia dell'uomo, accade qualcosa di strano, un evento non ben definito ma all'apparenza assai sinistro. Tra i milioni di spettatori che seguono davanti alla tv la missione spaziale sono ben pochi coloro che si accorgono di questo fatto e ancor meno sono quelli che lo considerano un cattivo presagio. Ma il peggio si avvera: il ritorno degli astronauti sulla Terra coincide con l'inizio di una serie di eventi catastrofici caratterizzati dal dilagare della violenza e dell'omicidio.

"Chi passeggiava con gli astronauti" è un breve romanzo di fantascienza che descrive un'invasione aliena "anomala", una storia che ricorda "Gli invasati" di Jack Finney. Questo di Wenzell Brown è sicuramente inferiore al libro di Finney, ma tutto sommato è gradevole da leggere. Voto: 7

Incipit
Il primo della catena di eventi che dovevano dare un nuovo volto alla Terra fu trasmesso a milioni di persone dagli schermi televisivi. Quello che accadde si verificò sotto i loro occhi, eppure solo pochissimi spettatori capirono che qualcosa non andava. E anche loro, dopo un istante o due d'inquietudine, rifiutarono le premonizioni di pericolo e si accomodarono di nuovo in poltrona, a bearsi dell'avvenutra che stavano guardando.
Qualcuno, però, ricordò, e si sentì a disagi. Cos'avevano visto? Un guizzo d'ombre bianche appena distinguibili fra le immagini che ballavano. Forse si trattav solo di un riflesso luminoso sullo schermo, o forse, ancora più probabilmente, quello scintillio bianco era stato causato dal cattivo funzionamento dell'apparecchio televisivo. Tre o quattro persone, tuttavia, continuarono a pensare che quella nebbiolina bianca si era mossa a vortice, aveva assunto i contorni incerti di forme spettrali, e poi era scomparsa prima che l'occhio umano potesse registrare con precisione quello che aveva visto.
La scena che si svolgeva sullo schermo era già bizzarra di per sè, anche se il mondo cominciava ad annoiarsi un poco dei miracoli del viaggio spaziale. I tre uomini infagottati nelle tute, bianche e gonfie, indossavano caschi identici, e, carichi di pesanti attrezzature, avanzavano sulla grigia superficie polverosa della Luna. Alle loro spalle, nitide come per magia, nascevano impronte enormi. Ad alcuni spettatori, gli astronauti non sembravano gli eroi di una nuova era scientifica: sembravano un po' comici, addirittura antiquati, come se stessero recitando una scena di un passato preistorico.
Sullo schermo, i tre uomini erano figure bianche indistinguibili l'una dall'altra, le facce nascoste dietro le visiere scure dei caschi. Ma i loro lineamenti erano perfettamente noti al pubblico, grazie al lavoro della Divisione Relazioni Pubbliche dell'Ente per il Volo Spaziale. La Divisione si era occupata della pubblicità prima del volo, aveva fatto apparire le loro fotografie sulle prime pagine di giornali e riviste, non solo in America, ma nel mondo intero. Erano ripetuamente ospiti di programmi televisivi internazionali e di spettacoli dedicati alle celebrità del momento. Qualcuno, addirittura, sosteneva più per la loro fotogenia che per l'abilità scientifica.
Comunque, la Divisione aveva raggiunto l'obiettivo principale. Aveva messo a tacere gran parte delle lamentele di una popolazione stretta fra la depressione economica e l'inflazione, scontenta dei miliardi spesi per le imprese spazial, mentre sarebbe stato molto meglio usarli per alleviare le sofferenze umane attraverso progetti come un programma mondiale per l'alimentazione, oppure per la costruzione di scuole, ospedali e case per gli anziani e i poveri.