di Gery Palazzotto - pagine 164 - euro 13,00 - Dario Flaccovio Editore
E con grande onore che questa volta mi appresto a recensire un libro del mio
concittadino Gery Palazzotto.
Dopo lenorme successo del romanzo Di nome faceva Michele pubblicato nel
2004 sempre nella collana Gialloteca, Palazzotto torna in libreria con un
giallo che vede nuovamente protagonista lastuto commissario Giovanni Porzio.
In vacanza sullisola di Rosmarino (probabilmente Ustica nella fantasia dello
scrittore) il commissario si gode il riposo e la popolarità ottenuta con la risoluzione
del caso del giostraio dellAnnunziata, ma la sua quiete viene presto turbata da un
omicidio che affonda le radici in un lontano passato.
Un usuraio è stato strangolato e la figlia di questultimo teme a sua volta di
essere uccisa. A tutto questo si aggiunge il fatto che lassassino sembra seguire un
filo logico e tutti gli indizi portano ad una vecchia leggenda.
Porzio si trova così coinvolto in un complicato caso insieme al Marsesciallo Patti e ad
unimprovvisata squadra di aiutanti composta da un farmacista, un edicolante e un
barista.
Mentre gran parte della popolazione locale è alle prese con unintossicazione
alimentare, inizia una frenetica caccia alla ricerca di un assassino che ha colpito in
passato e che potrebbe colpire ancora.
In una notte che sembra non avere mai fine, in un'isola fuori dallo spazio e dal tempo si
snoda lindagine di Porzio e Patti. I due uomini allinizio hanno qualche
attrito a causa della proverbiale rivalità fra carabinieri e polizia, ma durante la notte
lantagonismo si trasforma in stima reciproca ed infine i due avversari
si ritrovano amici.
Palazzotto confeziona una storia originale e avvincente che non cade mai nel banale. Forse
il libro stenta un po ad ingranare, infatti allinizio la storia procede molto
lentamente e subisce una stasi nella parte centrale in cui ci sono anche delle riflessioni
filosofiche di alcuni personaggi. Lingranaggio poi comincia a girare bene quando i
vari tasselli del mosaico iniziano a sistemarsi nei posti giusti e nel finale Palazzotto
con un colpo da maestro ci regala ben due colpi di scena.
Durante linterminabile notte sullisola di Rosmarino si scontrano, in un
turbine violento, passione, amore, rancore represso, vendetta, frustrazione. Tutti i
personaggi alla fine si trovano alla resa dei conti, ognuno di loro volente o nolente è
costretto a scavare allinterno della propria anima e ad acquisire nuova
consapevolezza.
E questo dunque il punto di forza di Giù dalla rupe:
un omicidio che innesca una sorta di purgatorio personale per ognuno dei personaggi
coinvolti nella vicenda, un viaggio doloroso verso una nuova esistenza.
Voto: 8
Incipit
Galop, galop, vola cavallo che insieme ci mangiamo tutti i mostri
dellisola. Vedi? La strada è deserta. Cè buio, ma io e te non abbiamo paura
perché, come ci ha insegnato il nonno, il principe Pepe e il suo destriero Nonmiricordo
sono forti e invincibili. Il mare è calmo stasera e i ostri posso arrivare da li. Vedi?
La luna è così grande, a loro viene più difficile nascondersi. Ma il nostro compito è
stanarli e mangiarceli in un solo boccone, guarda che bocca grande che ho, una bocca che
non ce nè. Come? Cosa dici? Cè qualcuno allorizzonte? Dai
avviciniamoci con calma, che vediamo chi è. Galop, galop. Ricorda, con il tuo Pepe nulla
può spaventarti, che il nonno ci ha insegnato a star dritti e svegli anche nel buio, che
siamo forti e invincibili. Ecco, sì... Rallenta. Stiamo allerta. E un mostro
piccolo, un mostro strano, un mostro con la gonna. No, no. Non è un mostro, Nonmiricordo,
è una mia amica . Si chiama Maria. Vedi? Ciao Maria!