di Chelsea Quinn Yarbro - pagine 516 - euro 17,50 - Gargoyle
Ovvero: come districarsi per evitare una recensione-fotocopia.
(Ri)leggete quanto scritto per "Hotel Transilvania", perché i difetti e i pregi
della scrittura della Yarbro si ritrovano immutati anche in questo
secondo volume della saga.
Tuttavia sono presenti numerose differenze tra i due libri. Innanzitutto per quanto
riguarda lambientazione: ci trasferiamo dalla Francia del settecento alla Firenze di
fine quattrocento; il viaggio del Conte vampiro viene accompagnato da figure
storiche quali Lorenzo il Magnifico, Savonarola e Botticelli.
Le pagine si dilatano, le trecentocinquanta di Hotel Transilvania diventano più di
cinquecento; leccessiva prolissità sembra essere un marchio di fabbrica della
Yarbro, tuttavia per lo meno in questo secondo volume la trama è più complessa e
maggiori sono gli avvenimenti che si susseguono, sia in primo piano che sullo sfondo.
Purtroppo a non cambiare è la figura di Saint-Germain, che continua a non possedere il
fascino che lautrice disperatamente vorrebbe conferirgli; non stiamo parlando di
evanescenza (quella delle stupende atmosfere di Edith Warthon o May Sinclair, per
intenderci), quanto di inconsistenza. E se è il protagonista a mancare, tutto il resto
del lavoro inevitabilmente crolla come un castello di carte messo in piedi da un
giocoliere distratto.
Per non sottrarsi ad alcuno stereotipo la Yarbro non manca dinserire la solita
storia damore (anche perché in cinquecento e passa pagine volete non metterla? Non
essendoci orrore, perturbante, unheimlich, qualcosa ci deve pur essere...), che
in alcuni momenti finisce per assumere connotati grotteschi.
Elementi positivi nellopera ce ne sono, soprattutto in un particolare momento in cui
il romanzo sinnalza di livello, ed è quando viene messa in evidenza la crisi del
Botticelli, allora il romanzo assume una profondità inaspettata, e lautrice mette
in bocca al Conte questa frase ispirata: <<E peggio che uccidere dei bambini,
perché almeno loro possono difendersi. Ma larte... larte arriva indifesa nel
mondo, vulnerabile a ogni vezzo del destino, e deve sopravvivere soltanto tramite il suo
potere di commuovere gli uomini a non distruggerla>>.
Delizia per le mie orecchie.
Peccato che poco dopo si assista ad una delle scene più patetiche e ridicole possibili:
il Conte si introduce nella cella in cui è rinchiusa la sua amante mortale dopo che lei
è stata torturata dallInquisizione, cerca distrattamente di consolarla e poi come
un adolescente infuocato alle prime armi le chiede se non le andrebbe di fare
lamore.
Il pathos si sgretola allistante e non si può fare a meno di ridere di fronte a una
tale grossolana caduta di stile. Se avete sentito parlare di quel tacito accordo chiamato
sospensione di incredulità e vi siete chiesti come un autore possa frantumare
lincantesimo, bene qui avete uno degli esempi più eclatanti di come si possa
riuscire nellimpresa.
Complessivamente il mio giudizio non si discosta dal primo volume: ci sono più movimento,
maggiore articolazione della trama (anche se, sembra impossibile dirlo vista la logorrea
dellautrice, il finale è frettoloso, quasi la stessa fosse stata vinta dal fiume
delle sue stesse parole), momenti più elevati (ma anche cadute più vistose), ma
latmosfera complessiva non riesce a decollare.
Se Hotel Transilvania vi ha lasciati indifferenti o contrariati, non concedete ulteriori
possibilità a questa saga; se al contrario il primo capitolo vi ha convinto e questi sono
i libri che amate, gettatevi con bramosia (come vampiri assetati) su Il
Palazzo, proverete le stesse sensazioni che ha suscitato in voi Hotel
Transilvania, forse qualcuna in più.
Voto: 5
[Ian Delacroix]
Incipit
Testo di un documento che conferma la vendita di un terreno registrata presso la
Signoria di Fiorenza il 5 novembre 1490:
Sappiate da questa dichiarazione e testimonianza che io, Giovanni
Battista Andrea di Massimo Corsarrio, mercante della città di Fiorenza e cittadino della
Repubblica, liberamente in questa giornata, ho trasferito ogni rivendicazione sul podere
da me posseduto oltre il terreno della SS.Annunziata vicino alle mura della città
allalchimista Francesco Ragoczy da San Germano per la somma di seicentocinquanta
fiorini doro.
Si stipula inoltre che né io né i miei eredi né debitori potremo presentare titoli o
rivendicazioni su questo podere, e che sarà proprietà del suddetto Francesco Ragoczy da
San Germano fin quando lui, i suoi eredi o debitori ne disporranno in base ai diritti e
agli obblighi dell alegge della Repubblica.