Cio' che usci' dal lago Michigan

di Roger Lovin - pagine 168 - Urania

Negli abissi del lago che sorge accanto ad una metropoli vive una stranissima creatura, un essere primordiale molto simile ad un'enorme ameba ma assai più evoluto e letale, una "presenza" talmente antica quasi quanto la Terra stessa.

Nessuno si accorge della sua esistenza fino a quando alcune persone non vengono trovate orrendamente uccise. Con un ingegnoso stratagemma il brillante scienziato Blake Wiley riesce a catturare il mostro, ma la minaccia rimane: la creatura infatti è in grado di evolversi...
"Ciò che uscì dal Lago Michigan" è un pregevole romanzo a metà strada tra l'horror e la fantascienza che offre anche pregevoli riflessioni sull'ecologia e l'evoluzione. La trama, intelligente e ben costruita, cattura fin dalle prime pagine. Sicuramente un libro da leggere e riscoprire. Voto: 8,5

Incipit
E' la mezzanotte della creazione. Nelle mute tenebre primeve i gas si fondono a formare le stelle. Le stelle sprigionano lingue vibranti di fuoco. I fuochi si fondono e nascono i pianeti. L'eternità non esiste più. I pianeti s'infiammano, si contraggono, s'induriscono, si raffreddano. Alcuni si frantumano e muoiono, altri vivono.
Uno vive, e la sua superficie è un calderone ribollente. Gli elementi pesanti si assestano in prossimità del nucleo di metallo fuso, quelli più leggeri salgono in superficie e ritornano nel vuoto. Non esiste atmosfera: l'orizzonte è nitido, a lama di coltello, più nero della morte. La luce è solo violenza di collisioni meteoriche e di agonie vulcaniche. Il pianeta gira intorno alla sua stella un miliardo di volte.
La superficie si raffredda. Si forma una crosta di roccia semiliquida. Ogni secondo, un terremoto la squarcia e migliaia di vulcani eruttano con la potenza di un'esplosione atomica. Il nuovo mondo rimbomba, e vibra come un uovo senza guscio, mentre vola nello spazio precipitando attraverso le tenebre. Emana una cupa luce rossa.
L'acqua rimasta intrappolata all'interno nella prima fase di raffreddamento lotta nelle crepe per salire verso l'alto, si fa strada tra la lava sfrigolante, con un urlo si libera in vapori surriscaldati, che sfuggono in groppa a cristalli minerali.
In breve, ce ne sono due milioni di miliardi di tonnellate sospese al di sopra della superficie infuocata.
Il pianeta s'inclina, i metalli del nucleo si polarizzano e diventano magnetici. L'equatore si gonfia, i poli si schiacciano. Il calore porta in alto l'acqua in sospensione, il freddo le ricaccia giù, l'effetto di Coriolis la fa ruotare intorno al pianeta. Nascono uragani terrificanti che si scatenano per diecimila chilometri. Piove per settecentomila anni.
L'acqua cade. Il pianeta sibila e ribolle, facendola evaporare. L'acqua ricade. Il pianeta sprigiona vapore, ma non ribolle più. L'acqua si deposita nei bassopiani del pianeta. Le onde battono la roccia, la sgretolano, ne fanno sabbia. La pioggia spiana i vulcani, scava le valli. Ci sono mari e oceani, laghi e fiumi.
L'atmosfera è composta di azoto, metano, diossidi e monossidi di carbonio. Qualche traccia di altri elementi, ma niente ossigeno libero. Un continuo bombardamento di raggi ultravioletti scaglia attraverso la turbolenta aria verde flussi ossessionanti di rossi, arancioni, gialli fluorescenti. E i millenni passano...