di Andrea Franco - pagine 34 - euro 4,00 - Traccediverse
"Tre semplici sconosciuti" è un'antologia di 6 opere che descrive con delicata sensibilità l'animo umano. I protagonisti di questi racconti, scritti da Andrea Franco, compiono un viaggio simbolico o reale alla ricerca delle proprie emozioni, tra ricordi, amori e paure.
Un tocco di poesia e mistero accompagna infine lo svolgimento delle storie tra cui: "Colori" è l'incontro tra una pittrice e un misterioso giovane; "Il vecchio che guarda" è la malinconica vicenda di un anziano perso nei propri ricordi; "Forma del pensiero" narra la triste storia di una ragazza scomparsa; "La prima volta" e "Moriresti per me?" descrivono due tormentate storie d'amore; "Tre semplici sconosciuti" è una brillante riflessione sui rapporti tra le persone. Voto: 8.
Incipit (dal racconto "Colori")
Allontanò il pennello dalla tela e rimase a guardare soddisfatta il risultato
finale.
Si accorse che durante le ultime pennellate aveva quasi smesso di respirare, completamente
soffocata dalle emozioni che da lei fluivano sulla tela, imprigionandosi in forme vaghe,
dai contorni poco chiari ma colme di messaggi che non si possono comprendere
razionalmente, difficili da trasmettere, ma che i colori sanno fare propri con
meravigliosa semplicità.
Si allontanò di alcuni passi e sentì che la testa le girava. Rimanere troppo vicino a
quelle emozioni poteva disorientare una persona come lei, abituata a vivere intensamente
la propria emotività.
I suoi quadri non erano semplicemente dipinti, erano istinto, sensazioni, percezioni.
Potevano sembrare indefiniti a un osservatore esterno che riusciva a stento a penetrare le
maglie di quegli intrecci monocromatici: una persona qualunque avrebbe visto soltanto una
tela macchiata qua e là da mille sfumature di rosso, avrevve cercato, senza trovarle,
delle figure distinte. E presto avrebbe dimenticato tutto.
A lei non importava: lei che aveva dipinto quei quadri e sapeva anche leggerli.
"Davvero molto bello." Quella voce la fece sobbalzare. Si voltò di scatto
facendo un piccolo passo indietro e vide un ragazzo dall'aspetto semplice, quasi anonimo,
ma dotato di un certo fascino. Occhi scuri, capelli castani corti pettinati con il gel,
pantaloni color panna e una camicia nera portata lunga sulle gambe, gli ultimi bottoni
aperti e le maniche piegate. Uno come tanti, semplicemente. Sorrise e si avvicinò a lei,
che era ancora un pò sulle sue.
"Scusa, ti ho spaventata?" Lei sorrise e fece segno di no, poi gettò uno
sguardo alla tela.
"Dici davvero?"
"Non mento mai." La sua voce era calda e rassicurante, non aveva alcuna cadenza
particolare. Si scoprì imbarazzata dal complimento, era la prima volta che qualcuno
giudicava bello un suo lavoro.
"Posso farti una domanda?" Fece un passo avanti portandosi a pochi centimetri
dalla tela. Lei annuì.
"Perchè il rosso?" Non si aspettava una domanda simile. Alzò le spalle, si
girò per guardarlo e sorrise.
"Perchè oggi mi sentivo da rosso" fu la risposta spontanea. Immaginò che lui
non capisse e si preparò a dare una spiegazione, ma il ragazzo non fece altre domande,
anzi sorrise e cominciò a camminare su e giù sempre fissando la tela. Lei era
impressionata dall'attenzione che quello sconosciuto dimostrava per il suo lavoro e si
allontanò di qualche passo, come se non volesse disturbare le sue riflessioni.