Cervello

di Robin Cook - pagine 261 - euro 8,00 - Sonzogno Editore

New York. Martin Philips, aiuto primario di neuroradiologia, è un brillante medico in carriera che suo malgrado si ritrova coinvolto in un torbido affare. Alcune giovani pazienti infatti muoiono misteriosamente, i loro corpi spariscono senza lasciare traccia.

Martin insospettito indaga, e scopre che dietro alle sparizioni c'è un'organizzazione federale che finanzia una ricerca scientifica su cavie umane... "Cervello", scritto da Robin Cook che oltre ad essere uno scrittore è anche laureato in medicina e chirurgia, è un piacevole thriller "ospedaliero", tutto sommato un discreto romanzo. Voto: 7/8

Incipit
Katherine Collins salì senza molta convinzione i tre scalini che partivano dal marciapiede. Raggiunse la porta in vetro e acciaio e la spinse. Non si aprì. Indietreggiò, fissò l'architrave e lesse la scritta: "Centro Medico Universitario Hobson: per gli ammalati e gli infermi di New York." Nello stato d'animo in cui si trovava, a Katherine parve quasi di leggere: "Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate."
Si voltò e sbattè le palpebre, abbagliata dal sole primaverile; sentiva il bisogno di scappare, di ritornare nel tepore del suo appartamento. L'ospedale era l'ultimo posto al mondo in cui avrebbe voluto rimettere piede. Ma prima che riuscisse a muoversi, alcuni pazienti salirono i gradini e la superarono, sfiorandola. Senza fermarsi, aprirono la porta e furono immediatamente inghiottiti dalla mole sinistra dell'edificio.
Katherine chiuse gli occhi per un momento, meravigliata della propria stupidità. Naturalmente, per aprire la porta d'ingresso della clinica bisognava tirare. Stringendo la borsetta di tela, aprì la porta e fece il suo ingresso negli inferi.
La prima cosa che la assalì fu il tanfo. In ventun anni di vita non aveva mai sentito niente di simile. L'odore dominante era quello dei prodotti chimici, un miscuglio di alcool e di deodorante dolciastro e nauseabondo.
L'alcool, Katherine lo intuì, era un tentativo di combattere le malattie in agguato, mentre il deodorante serviva a coprire gli odori biologici cagionati dalle infermità. Il rifiuto di considerarsi ammalta, che aveva dato a Katherine il coraggio di sottoporsi a questa visita, vacillò sotto l'assalto del tanfo.
Fino a un paio di mesi prima, quando era andata all'ospedale per farsi visitare, non aveva mai pensato alla propria mortalità e aveva accettato la salute e il benessere come cose naturali.
Adesso tutto era diverso, e mentre entrava nella clinica satura di cattivi odori il pensiero dei suoi recenti problemi di saluti l'assalì.
Mordendosi il labbro inferiore per dominare le emozioni, si diresse verso gli ascensori.