Incubo a seimila metri

di Richard Matheson - pagine 308 - euro 14,00 - Fanucci Editore

La normalità che ci circonda, le tranquillizzanti abitudini della nostra quotidianità ogni tanto possono mutare, si trasformano in qualcosa che non conosciamo e che ci spaventa. Senza che ce ne accorgiamo veniamo catapultati in un incubo fin troppo reale che ci conduce inesorabilmente negli abissi più profondi della follia.
Richard Matheson con questa splendida antologia di 17 racconti ci mostra la parte più oscura e inquietante dell'ignoto.

Non è forse vero che ciò che non riusciamo a spiegare ci terrorizza? Tra i vari titoli: "Incubo a seimila metri", che dà il titolo al libro, narra di una strana creatura intenta a sabotare un aereo; "Figlio di sangue" è la disturbante storia di un ragazzino che vuole diventare un vampiro; "Dai canali" illustra i terribili poteri di una televisione; "Una chiamata da lontano" è la vicenda di una vecchia signora che riceve delle inquietanti telefonate notturne; "L'uomo dei giorni di festa" è un signore che suo malgrado ha un curioso potere. Termina il libro un'interessante intervista a Matheson trasmessa a "Tutti i colori del giallo" su Radiodue nel dicembre 2003. Un libro da leggere! Voto: 8/9

Incipit (dal racconto "Incubo a seimila metri")
"Allacci la cintura, prego" disse la hostess in tono allegro mentre gli passava accanto.
Quasi nello stesso momento si accese il segnale luminoso posto sopra il corridoio che dava sul compartimento anteriore - ALLACCIARE LE CINTURE - e, subito sotto, la raccomandazione abbinata - VIETATO FUMARE. Wilson fece una lunga tirata, poi schiacciò la sigaretta nel posacenere sul bracciolo con movimenti secchi, irritati.
All'esterno uno dei motori tossì orribilmente, sputando fuori una nuvola di fumo che si frammentò nell'aria notturna. La fusoliera cominciò a vibrare e Wilson, che guardava dal finestrino, vide il getto bianco della fiamma di scarico che fuoriusciva dal vano motore. Il secondo motore tossì, poi ruggì, mentre l'elica cominciava subito a girare vorticosamente. Wilson si allacciò la cintura con nervosa sottomissione.
Adesso tutti e due i motori erano partiti e la testa di Wilson vibrava all'unisono con la fusoliera. Sedeva rigido, fissando il sedile davanti a sè, mentre il DC-7 rullava sul piazzale, riscaldando la notte con la raffica assordante degli scarichi.
Giunto sul bordo della pista, l'aereo si fermò. Wilson osservò dal finestrino lo scintillio imponente del terminal. Nella tarda mattinata dell'indomani, pensò, dopo essersi fatto una bella doccia e avere indossato abiti puliti, se ne sarebbe stato seduto in ufficio, intento a contrattare qualche pretestuoso accordo il cui esito non avrebbe cambiato di una virgola la storia dell'umanità. Era tutto così dannatamente...