di Stephen King - pagine 368 - euro 7,75 - Sperling Paperback
Jessie e il marito Gerald decidono di passare qualche giorno di vacanza nella loro casa sul lago Kashwakamak nel Maine, Stati Uniti. Isolati dal mondo, i coniugi danno inizio ad uno stravagante gioco sessuale che vede lei ammanettata al letto succube della perversa fantasia dell'uomo. Ma un improvvisio malore di Gerald lascia la povera Jessie imprigionata e incapace di liberarsi.
Comincia così per lei un'atroce sofferenza scandita da orribili incubi e mostruose presenze. "Il gioco di Gerald" è senza dubbio uno dei romanzi più originali scritti da King. Geniale e mai prevedibile, l'autore riesce a stupire chi legge raccontando una storia di quasi 400 pagine totalmente ambientata in una camera da letto. Da leggere! Voto: 8,5
Incipit
Jessie sentiva la porta di servizi che sbatteva piano, a intervalli regolari,
nella brezza d'ottobre che soffiava per la casa. In autunno le stipite si gonfiava
puntualmente e occorreva tirare la porta con forza per serrarla. Questa volta se n'erano
dimenticati. Pensò di dire a Gerald di andare a chiuderla prima che fossero troppo
lanciati, con il rischio che quel rumore le facesse saltare i nervi. Poi riflettè che
date le circostanze era ridicolo. Avrebbe guastato l'atmosfera.
Quale atmosfera?
Bella domanda, quella. E mentre Gerald ruotava il corpo cavo della chiave nella
seconda serratura, mentre udiva lo scatto lieve poco sopra l'orecchio sinistro, concluse
che, almeno per lei, non c'era atmosfera da conservare. Proprio per questo si era accorta
che la porta non era stata fissata a dovere. Per lei l'erotismo del rapporto
schiava-padrone era stato di breve durata.
Lo stesso non si poteva però dire di Gerald. Indossava solo un paio di boxer, ora e non
aveva bisogno di guardarlo in faccia per vedere che il suo interesse per quel gioco era
ancora più che vivo.
Che stupidaggine, pensò, ma nemmeno la stupidità la raccontava tutta. C'era
anche una punta di paura. Non le andava di ammetterlo, ma c'era.
"Gerald, perchè non lasciamo stare?"
Lui esitò, un pò perplesso, poi attraversò la stanza diretto al comò a sinistra della
porta del bagno. La sua espressione si rasserenò mentre camminava. Lei lo osservò dal
letto, con le braccia sollevate e aperte, un pò come Fay Wray incatenata che aspettava lo
scimmione in King Kong. Due coppie di manette le bloccavano i polsi ai montanti
di mogano del letto. Le catenelle le concedevano non più di una di una spanna di
movimento. Non molto.
Gerald posò le chiavi sul comò, due tintinnii da niente, ma il suo udito era
eccezionalmente sensibile per un mercoledì pomeriggio qualsiasi, e si girò verso di lei.
Sopra di lui, sull'alto soffitto bianco della camera da letto, dondolavano e danzavano i
riflessi delle increspature del lago.