Pessimi segnali

di Enzo Fileno Carabba - euro 12,00 - 185 pagine - Marsilio Editori

Angelo è un obiettore di coscienza che si ritrova, suo malgrado, a fare il servizio civile presso la Croce Rossa di Torresola, uno squallido paesino della Toscana. Tutta la gente, i colleghi di Angelo e l'atmosfera stessa della località hanno qualcosa di ambiguo e malsano, come se una forza maligna controllasse ogni cosa, seguendo un oscuro disegno.

L'unico che si accorge di tutto questo è Angelo che con grande tenacia tenta di svelare il segreto di questa strana cospirazione. "Pessimi segnali" è un romanzo molto particolare, la suggestiva narrazione di Carabba oscilla tra la commedia nera e il delirio più profondo, il lettore viene trascinato in un vortice allucinante dove le visioni, alcune davvero pregevoli, si confondono con la realtà. Un'opera originalissima che merita di essere letta. Voto: 8

Incipit
Morivano di continuo, come per un'ossessione. Non li capivo. Erano dappertutto: per le strade e nelle case. Noi li portavamo via, con la sirena che urlava e incendiava l'aria. Mi sembravano tutti uccisi. Correvamo nel ghiaccio e nel sole. Incidenti, malattia, lamiere, andavamo incontro a questo senza sapere nulla. L'unica cosa che sapevo era che sicuramente esisteva un colpevole, da qualche parte. C'è sempre un colpevole.
Magari eravamo lì che mangiavamo, o c'era su la solita cassetta con il film porno, o stavamo dormendo, cullati da un ambiente che in quanto a squallore non ha eguali, ed ecco una chiamata - la radio, il telefono -, ecco che dovevamo schizzare verso qualcuno che stava male, con la famiglia che intralciava e si disperava e noi non sapevamo come fare, non potevamo consolare nessuno. Irrompevamo in quelle case estranee, mai viste, ci facevamo largo tra strati di disperazione, obbligati a una confidenza che aveva qualcosa di brutale. A chi mi chiedeva conforto io riuscivo soltanto a dire: "Presto arriveremo in ospedale."
Era la mia specialità. Dopo aver caricato alla meno peggio il malcapitato sull'ambulanza - una volta una signora ci rotolò in terra - se non c'erano cose particolari da fare io mi piazzavo accanto e ripetevo: "Tra poco arriviamo. Tra poco arriviamo." Mi sembrava una buona cosa, mi sentivo utile. Nessuno lo faceva bene come me, quella parte. Forse dicono così anche gli angeli che scortano le anime nell'oltretomba e che non sanno nulla della logica dell'universo, proprio come me. Non che io fossi un angelo, comunque.
Dopo aver lasciato il paziente all'ospedale tornavamo al Sottocomitato, magari finivamo di trangugiare il cibo freddo e, quelli che apprezzavano la cosa, finivano di vedere il film porno. A quel punto ci sentivamo stanchissimi. Era un'esistenza particolare.