Riflessi neri

di Laura Cherri - euro 2,50 - pagine 81 - Arpanet Ebook

Cosa succederebbe se Gesù scendesse dalla croce e vedesse il nostro presente, la nostra realtà? Cosa accadrebbe se alcuni astronauti, dopo un lungo viaggio verso Plutone, scoprissero che non sono stati i primi a colonizzarlo? Le prime sensazioni sarebbero di stupore, sopresa... uno sgomento che diventerebbe inevitabilmente puro e semplice orrore.

"Riflessi neri" è tutto questo: un'antologia di 16 racconti che stupisce, disorienta, a volte ci fa sorridere con la sua cinica ironia ma spesso ci atterrisce e spaventa con situazioni grottesche e da incubo. I personaggi di "Riflessi neri" sono vittime di situazioni incredibili, al limite della follia; troviamo l'inquietante necrofilo di "Ted & Mary", la folle l'infanticida di "Un neonato speciale", il burbero vecchio di "Dolcetto o scherzetto?" e lo psicotico de "Le sei corde della morte". In poche parole Laura Cherri, la bravissima autrice di questi racconti, non ci fa mancare nulla: ci regala, mediante una narrazione magistrale che coinvolge e affascina fin dalle prime righe, generose razioni di paura e suspense, un perfetto esempio è il terrorizzante e splendido "Casa di bambola". Da leggere assolutamente! Voto: 9

Incipit (dal racconto "L'uomo che scese dalla croce")
Accettare il risveglio fu il momento più critico. La valanga di dolore che seguì fu il prezzo da pagare per quel risveglio. Un prezzo altissimo, l’apoteosi di tutti i prezzi. Partiva dall’alto, dal primo centimetro del suo corpo e scivolava giù fino all’ultimo lembo di pelle che ricopriva le dita dei suoi piedi. Attaccava e mordeva da destra e da sinistra. Lo avvolgeva e stringeva. Dilagava, si estendeva, attimo dopo attimo. Sempre più forte. Più ingestibile. La sua soglia del dolore era alle spalle, a milioni di chilometri di distanza, definitivamente superata. Era stato proiettato verso una galassia di sofferenza senza nessuna possibilità di ritorno. C’erano invisibili mostri con zanne e artigli saldamente avvinghiati a mani e piedi. Laceravano carne e tendini. I muscoli delle sue braccia, nella zona delle ascelle, erano tesi fino al limite della sopportazione. Tutto il suo essere pulsava. Non c’era angolo risparmiato dalla pena. Gridare, a quel punto, sembrava una cosa tanto sciocca quanto inutile. Non sarebbe riuscito a riempire i polmoni dell’aria necessaria per farlo, né a sparare fuori abbastanza decibel per esprimere pienamente ciò che provava.
Rimase così per un lungo momento, pensando che fosse la cosa giusta da fare per tenere il dolore sotto controllo. Ma non funzionava. Doveva muoversi e cercare di liberarsi.
Preso tra i denti di una tagliola gigante, ecco un primo pensiero che gli esplose in testa mentre interrompeva la resistenza passiva e accennava i primi movimenti. Si sporse in avanti, e lì aprì la bocca fino a far scricchiolare la mascella in un urlo silenzioso. Era peggio di quanto si fosse aspettato. Qualcosa dentro di lui gli consigliò, anzi, lo supplicò di fermarsi. Obbedire significava tornare a sopportare lo strazio. Reagire poteva significare la liberazione da quello strazio.
Si sporse ancora di più, urlando in silenzio, sgranando gli occhi, consapevole che stava per affrontare un dolore ancora più grande. Liberò la mano destra dal chiodo, tirando la punta di ferro fuori dal legno. Il braccio scattò in avanti e cominciò a formicolare. Attese che il sangue rifluisse nell’arto per poterlo muovere. Nel frattempo, rimase lì a riempirsi di rabbia e follia.