di Stephen King (Richard Bachman) - pagine 300 - euro 7,80 - Sperling Paperback
William Halleck, un brillante avvocato americano, uccide accidentalmente con la propria macchina una vecchia zingara. Malgrado tutto, grazie ad alcune influenti amicizie, esce indenne e pulito dal processo per omicidio. Ma un parente delle vittima, deciso a vendicarsi, gli scaglia addosso una terribile e curiosa maledizione: Halleck, infatti, comincia a dimagrire a ritmo vertiginoso giorno dopo giorno.
Per non morire sarà costretto ad affrontare l'oscuro potere dello zingaro che lo ha maledetto. "L'occhio del male" è uno splendido romanzo horror narrato in modo magistrale da un Richard Bachman, alias Stephen King, sicuramente in ottima forma. La trama, originale e inquietante al punto giosto, è ricca di trovate davvero geniali e grottesche, una piacevole sensazione di raccapriccio accompagna chi legge. Da non perdere! Voto: 9
Incipit
"Dimagra", sussurra il vecchio zingaro dal naso marcio, mentre
William Halleck esce dalla Corte di Giustizia con la moglie Heidi. Un'unica parola
sospinta da un fiato nausabondo tant'è dolciastro. "Dimagra." Prima che Halleck
possa defilarsi, lo zingaro si avvicina e gli carezza una guancia con l'indice nodoso. Le
sue labbra si aprono come una ferita, mettendo in mostra rade lapidi piantate nelle
gengive. Color verde scuro. La lingua scivola saettando a umettare le labbra tese in un
ghigno amaro.
L'episodio si ripresentò del tutto a proposito alla memoria di Billy Halleck quando
verso le sette del mattino salì sulla bilancia con una salvietta intorno ai fianchi. Un
buon profumo di uova al prosciutto saliva dal piano di sotto. Per riuscire a vedere il
quadrante, doveva quasi sporgersi. Anzi, doveva sporgersi proprio. Parecchio. Era un uomo
grande e grosso. Troppo grosso, come si deliziava di ripetergli il dottor Houston:
"Nel caso nessuno te l'abbia ancora detto, Billy, permetti che lo faccia io",
l'aveva avvertito dopo l'ultimo check-up, "un uomo con il tuo reddito e le tue
abitudini entra in zona-infarto intorno ai trentotto anni. Dovresti perdere un pò di
peso".
Stamattina, però, c'erano buone notizie. Aveva perso due chili: da 113 a 111.
Be'... a dire il vero l'ultima volta che aveva avuto il coraggio di salirci la bilancia
indicava 114, ma aveva addosso i calzoni e un bel pò di moneta nelle tasche, per non
parlare delle chiavi e del coltello mille-usi dell'esercito svizzero. Inoltre la bilancia
del bagno segnava un pò più del giusto. Ne era certo.
Quand'era bambino, a New York, aveva sentito dire che gli zingari avevano la capacità di
prevedere il futuro. Forse questa ne era la prova. Cercò di ridere, ma tutto quel che gli
riuscì di fare fu un debole sorriso. Era troppo presto per ridere degli zingari. Dopo un
pò di tempo, le cose sarebbero tornate ad apparire nella giusta prospettiva; era grande
abbastanza da saperlo già. Ma al momento si sentiva a disagio, alle prese con quello
stomaco troppo promimente e il ricordo dello zingaro, quindi sperava sinceramente di non
avere più nulla a che fare con le profezie. Anzi, d'ora in poi alle feste avrebbe evitato
perfino la rituale lettura della mano e avrebbe puntato subito sui rinfreschi. O forse
nemmeno.