di Stephen King (Richard Bachman) - pagine 192 - Oscar Mondadori
Stati Uniti, anno 2025. In un mondo devastato dall'inquinamento e dall'arroganza del governo, un abisso separa la gente ricca da coloro che abitano nei ghetti... chi vive nel lusso da una parte e chi muore di fame dall'altra. La televisione, presente in ogni casa, è diventata un potente mezzo che monopolizza l'informazione per annullare ogni capacità di libero arbitrio delle persone.
Ben Richards, un uomo disperato senza lavoro e senza denaro, partecipa al popolare gioco televisivo "Uomo in fuga": scopo dei concorrenti è sopravvivere per 30 giorni alla caccia spietata della polizia e dei cacciatori di taglie. "L'uomo in fuga" è un grande romanzo di Stephen King, pessimismo e crudeltà fanno da sfondo alla fuga senza speranza di un uomo, nato in una realtà da incubo. Da leggere! Voto: 8,5
Incipit
La donna scrutò il termometro alla luce della finestra. Dietro di lei, nella
pioggerellina, le case popolari di Co-Op City si alzavano come grigie torrette di un
penitenziario. Sotto, nel pozo d'aerazione, il bucato steso sbatteva nel vento. Topi e
grossi gatti randagi si aggiravano fra la spazzatura.
La donna guardò il marito. L'uomo era seduto al tavolo e fissava la tri-vu con vuota
concentrazione. Erano settimane che la guardava. Non era normale. Lui odiava la tri-vu,
l'aveva sempra odiata. Naturalmente ogni nuovo appartamento ne aveva una: era la legge, ma
era ancora legalmente permesso spegnerla. La legge sui Benefici Obbligatori del 2001 non
aveva raggiunto per sei voti la maggioranza necessaria dei due terzi. Di solito non la
guardavano mai. Ma da quando Cathy si era ammalata, lui non smetteva di guardare le
trasmissioni a premi. La cosa le faceva paura.
Soffocato dalle concitate farneticazioni dell'annunciatore che commentava i filmati del
telegiornale, il lamento di Cathy, roco per l'effetto dell'influenza, non smetteva un
istante.
"Ha molta febbre?" chiese Richards.
"Non tanta."
"Non raccontare balle."
"Trentanove e mezzo."
L'uomo battè tutti e due i pugni sul tavolo. Un piatto di plastica saltà in aria e
ricadde.
"Chiameremo un dottore. Non preoccuparti. Senti..." La donna prese a balbettare
freneticamente, per distrarlo; si era voltato e guardava di nuovo la tri-vu. L'intervallo
del telegiornale era finito, il gioco a premi ricominciava. Non era uno di quelli più
ricchi, naturalmente: solo un programma pomeridiano da quattro soldi, che si chiamava Il
macinadollari. Accettavano solo ammalati cronici al cuore, ai polmoni o al fegato, e
ogni tanto uno storpio, per dare una nota di comicità.