Volto di pietra

di Sal Cappalonga - pagine 227 - euro 13,00 - Dario Flaccovio Editore

Nell'assolata Borgo Maria, località balneare siciliana, alcuni omicidi sconvolgono la cittadinanza. Piero e Teresa, due ex insegnanti della scuola superiore del paese, da anni abitano a Torino ma l'amore per la loro terra è ancora forte.

Coinvolti nell'oscura vicenda indagano e scoprono i sorprendenti retroscena dei delitti. "Volto di pietra" è il brillante romanzo giallo scritto dai 3 autori che si celano dietro lo pseudonimo di Sal Cappalonga. Azione e colpi di scena vengono scanditi da una narrazione piacevole e coinvolgente. Da leggere! Voto: 8,5

Incipit
Continuò a correre. Pochi lampioni più avanti illuminavano un viottolo: da qualche parte doveva pur portare.
Il motorino che gli stava addosso, sempre più vicino, sembrava ormai un felino rabbioso prossimo alla preda. Dall'altra parte del piccolo golfo su cui sorgeva la borgata, il cantante di grido era metà del concerto.
Imboccò il viottolo come un treno in ritardo lanciato sulla linea ferrata: lui, più che arrivare puntuale, aveva il bisogno urgente di seminare quei due malacarne mai visti prima.
A piedi era riuscito a distanziarli, saltando muretti e attraversando cortili di seconde case in costruzione. I due conoscevano bene la zona e ad ogni sua deviazione era riusciti a riprendere contatto.
Si rese conto di non essere a vista e sparì nella traversa: le stradine poco distanti potevano sembrare altrettante vie di fuga. La viuzza si snodava a serpentina in ripida salita e inoltrandosi diventava sempre più scura.
"Tutto va per il meglio!" disse Piero tra sè nonostante il suo respiro fosse diventato un'incontrollata sequenza di tornado. Ma non c'è cosa che non giunga a termine: il vicolo, quasi buio, era chiuso da un cancello in ferro battuto e delimitato da muri di cinta. "Come un topo in trappola!" fu la banalità che sbocciò tra le sue tempie pulsanti.
Ascoltò il rumore degli sconosciuti che lo inseguivano. Il prèmpete stridulo del motorino puzzava ora di gas di scarico: erano vicinissimi! Il ritmo diventò incerto, come se il conducente avesse di colpo smarrito la strada. Fu un attimo: scalò il cancello e si ritrovò dall'altra parte. L'avversario spazzolava tutti i vicoli della zona con accelerate da giro della morte. Di colpo il bagliore di un faro e il rumore più forte. Lasciò la presa dell'inferriata e riprese a correre. Il giardino sembrava ben curato. Muri altissimi offrivano poche alternative. Al centro la villa era al buio. Una luce fioca filtrava da una finestra semichiusa al piano superiore, ma Piero non la notò.
Il motorino era al minimo e gli applausi che arrivavano da lontano dicevano che la star aveva finito uno dei pezzi di maggior successo. Continuò a correre e si ritrovò alle spalle della villa. Da quel lato il muro di cinta era più basso: poco più di un metro. Un parapetto.
Non esitò. Dopo il cancello fu un gioco da ragazzi. Schizzò come un'antilope e gli tornò in mente il significato esatto di parapetto. Per un pò volò.
Atterrò sulla fitta lancinante di una caviglia. Sparirono le stelle, il concerto, il motorino, il dolore.