Scheletri

di Stephen King - pagine 549 - euro 8,50 - Sperling Paperback

"Scheletri" è un'antologia di racconti creata da un Stephen King senza dubbio in forma. Etichettare sotto un unico genere letterario le opere di questa raccolta è un'impresa ardua poichè King, con passo disinvolto e grande maestria, affronta l'horror puro, la fantascienza, la fiaba, il grottesco e la commedia nera. Tra i vari titoli da segnalare c'è lo splendido racconto lungo "La nebbia" dove alcune creature mutanti assediano un supermercato.

"La scimmia" illustra i terribili poteri di un giocattolo all'apparenza innocuo; "La zattera" mostra quanto un bagno in un lago possa trasformarsi in un incubo; "L'immagine della falciatrice" racconta, in uno stile alla Poe, la curiosa caratteristica di uno specchio; il godibilissimo "L'arte di sopravvivere" è l'allucinante esperienza tragicomica di un uomo che naufraga, suo malgrado, su una piccola isola rocciosa. Questo è solo un assaggio di quello che offre "Scheletri", altri racconti dell'antologia meriterebbero una citazione semplicemente perchè sono belli e coinvolgenti. Per non annoiarvi ulteriormente non possiamo fare altro che consigliarvi di leggerlo! Voto: 8,5

Incipit (dall'introduzione di Stephen King)
Qui ci sono altri racconti, se vi va. Coprono un lungo periodo della mia vita. Il più antico, L'immagine della falciatrice, risale a quando avevo diciotto anni, l'estate prima che entrassi al college. L'idea mi venne mentre mi trovavo dietro alla nostra casa a West Durham, nel Maine, a esercitarmi ai tiri al canestro con mio fratello e rileggendolo ora provo una punta di nostalgia per quei tempi. Il più recente, La ballata della pallottola flessibile, è stato finito nel novembre del 1983. In tutto è un arco di tempo di diciassette anni, ma immagino che sia poca cosa se paragonato alla lunga e feconda carriera di scrittori di diversa ispirazione come Graham Greene, Somerset Maugham, Mark Twain e Eudora Welty; tuttavia è un periodo più lungo di quello che evve Stephen Crane e coincide all'incirca con la lunghezza della carriera letteraria di H.P. Lovecraft.
Un paio di anni fa un amico mi chiese perchè mi occupassi ancora di racconti. La sua argomentazione era che i miei romanzi fruttavano bene, mentre i racconti non mi ricompensavano della fatica di scriverli.
"Da che cosa lo deduci?" gli domandai.
Lui battè un dito sull'ultimo numero di Playboy, la rivista dalla quale aveva avuto origine la discussione. Vi era pubblicato un mio racconto (Il word processor degli dei, che troverete anche in questa raccolta) e io gliel'avevo mostrato con un orgoglio che mi sembrava giustificato.
"Adesso te lo dimostro", mi disse, "se non ti dispiace farmi sapere quanto ha preso per il racconto."
"Non mi dispiace", gli risposi. "Ho avuto duemila dollari. Non proprio nocciolin, Wyatt."
(Non si chiama veramente Wyatt, ma non voglio metterlo in imbarazzo, se ci credete.)
"No, tu non hai guadagnato duemila dollari", obiettò Wyatt.
"No? Perchè, hai dato un'occhiata al mio conto in banca?"
"Nossignore. Ma io so che a te sono venuti milleottocento dollari, perchè il tuo agente prende il dieci per cento."
"Verissimo", ammisi. "E se lo merita. Mi ha fatto uscire su Playboy. Dunque sono milleottocento invece di duemila. Sai che differenza."
"No, sono millesettecentodieci."
"Che cosa?"
"Non mi hai detto tu che il tuo commercialista prende il cinque per cento del netto?"
"Bè, sì... E va bene, sono milleottocento meno novanta. Continuo a pensare che millesettecentodieci non siano malaccio per..."
"Solo che non è neanche così", incalzò il sadico. "La verità è che in tutto sono ottocentocinquantacinque miseri dollari."
"Che cosa?"
"Vorresti farmi credere che non sei nello scaglione fiscale del cinquanta per cento, Steve-O?"
Restai zitto. Sapeva quel che diceva.
"E a voler ben guardare", aggiunse con dolcezza, "il compenso reale ammonta a settecentosessantanove dollari e cinquanta centesimi. Dico bene?"
Annui a malincuore. L'imposizione locale del Maine esige che i residenti del mio scaglione versino allo stato il dieci per cento dell'imposta dovuta all'ufficio federale. Il dieci per cento di ottocentocinquantacinque dollari è ottantacinque dollari e cinquanta centesimi.
"Quanto tempo hai impiegato per scrivere questo racconto?" volle sapere Wyatt.
"Circa una settimana", risposi io, burbero. Erano state in realtà più di due, senza contare un paio di ristesure, ma questo non sarei mai andato a raccontarlo proprio a Wyatt!
"Dunque in quella settimana hai guadagnato settecentosessantanove dollari e cinquanta centesimi", concluse lui. "E quanto guadagna un idraulico in una settimana a New York, Steve-O?"
"Non lo so", risposi. "Detesto quelli che mi chiamano Steve-O. E nemmeno tu lo sai."
"Sì che lo so", ribattè lui. "Circa settecentosessantanove dollari e cinquanta centesimi, al netto delle tasse. Perciò, per come la vedo io, sei in perdita secca." Rise come un matto e poi mi chiese se avevo dell'altra birra. Risposi seccamente di no.
Voglio spedire all'amico Wyatt una copia di questo libro con un bigliettino. Scriverò: "Non ti dirò che cosa mi hanno pagato per questo libro, ma ti devo un piccolo aggiornamento, Wyatt: il profitto complessivo di Il word processor degli dei, al netto delle imposte, ha superato ormai i duemilatrecento dollari, senza nemmeno contare i settecentosessantanove e cinquanta centesimi rimasti dal tuo accurato lavoro di sfrondamento quando sei stato ospite della mia casa sul lago". Firmerò il biglietto Steve-O e aggiungerò un post-scriptum: "Confesso che avevo dell'altra birra in frigo e me la sono bevuta io dopo che tu te ne sei andato".
Con questo dovrebbe essere sistemato.