Mucchio d'ossa

di Stephen King - pagine 492 - Mondolibri

Mike Noonan è uno scrittore di successo che vive felicemente con la moglie Jo, tutto scorre tranquillo fino a quando, un terribile incidente, uccide la sua amata compagna. Da quel giorno la vita di Mike diventa un incubo, un tunnel senza uscita che gli impedirà anche di scrivere. Dopo 4 anni la disperazione lo conduce nel Maine a "Sara Laughs", la vecchia abitazione di legno nella quale trascorreva le estati con la moglie.

Qui Mike scopre che, quello che un tempo era il loro nido d'amore, si è trasformato in un luogo oscuro e malvagio, pieno di inquietanti presenze. "Mucchio d'ossa" è un ottimo romanzo horror narrato nel classico stile di King: crudo, agghiacciante e al tempo stesso pieno di sentimento. Voto: 8,5

Incipit
In un giorno caldissimo dell'agosto 1994, mia moglie mi disse che scendeva al Rite Aid di Derry a prendere una ricarica per il suo inalatore perchè la sua era esaurita; un farmaco prescrittole dal medico, che credo oggigiorno si venda senza ricetta. Io per quella giornata avevo finito di scrivere e mi offrii di assumermi l'incombenza. Lei mi ringraziò, ma voleva comperare del pesce al supermercato lì accanto; due piccioni con una fava e compagnia bella. Mi soffiò un bacio nel palmo della mano e uscì. La rividi in TV. E' così che si identificano i morti qui a Derry, non si percorre un corridoio sotterraneo di piastrelle verdi sotto lunghi tubi fluorescenti, non ti tirano fuori un cadavere nudo da una cella frigorifera. Si entra in un ufficio con la scritta PRIVATO, si guarda uno schermo TV e si dice sì o no.
Il Rite Aid e lo Shopwell sono a meno di un miglio da casa nostra, in un piccolo centro commerciale che annovera anche una vendita e noleggio di videocassette, una rivendita di libri usati che si chiama Spread It Around (dove i miei vecchi paperback alimentano un vivace giro d'affari), un Radio Shack e un Fast-Foto. E' in Up-Mile Hill, all'incrocio di Witcham e Jackson.
Aveva parcheggiato davanti al Blockbuster Video, era entrata nel drugstore e aveva presentato la sua prescrizione a Joe Wyzer, il farmacista di allora; ora lavora al Rite Aid di Bangor. All'uscita aveva preso uno di quei cioccolatini ripieni di marshmallow, il suo era a forma di topolino. Io lo trovai più tardi nella sua borsetta. Tolsi la carta e lo mangia io, seduto al tavolo della cucina con il contenuto della sua borsetta rossa sparso davanti a me e fu come fare la Comunione. Quando alla fine mi rimase il retrogusto di cioccolato sulla lingua e in gola, scoppiai in lacrime. Seduto in mezzo ai suoi Kleenex e cosmetici e chiavi e avanzi di Cert piansi con le mani sopra gli occhi, come piange un bambino.
L'inalatore era in un sacchetto del Rite Aid. Era costato dodici dollari e diciotto centesimi. Nel sacchetto c'era anche qualcos'altro, un articolo costato ventidue e cinquanta. Contemplai a lungo quell'altro oggetto, vedendolo senza capirlo. Ero sopreso, forse persino sconcertato, ma l'idea che Johanna Arlen Noonan potesse aver avuto una seconda vita, una di cui non sapevo nulla, non mi passò mai per la mente. Non in quel momento.