La maacchina del tempo

di Herbert George Wells - pagine 116 - euro 4,65 - Mursia

Dopo anni di ricerche, uno scienziato riesce finalmente a costruire una prodigiosa macchina in grado di spostarsi nel tempo. L'uomo dà inizio così ad un avventuroso viaggio che lo porta fino all'anno 802.701: un'epoca completamente diversa da quella che concepiamo adesso. Questa terra futuristica, ricoperta da foreste lussureggianti e da maestose rovine, è abitata solamente da due tipi di creature, ultimi anelli dell'evoluzione umana: una è gentile, graziosa ma anche apatica e priva di intelligenza, l'altra è malvagia e vive nelle oscure profondità della terra. L'uomo scopre che il destino dell'umanità è tutt'altro che paradisiaco.

H.G. Wells, celebre autore di narrativa fantastica, con "La macchina del tempo" ha creato una grande opera, che oltre ad essere un piacevole racconto d'avventura, può essere visto anche come una sorta di profezia, un monito contro un progresso scientifico e sociale privo di anima e sensibilità. Voto: 8

Incipit
Il Viaggiatore nel Tempo (così chiameremo il nostro protagonista), stava spiegandoci un'astrusa teoria. I suoi occhi grigi luminosi brillavano e il viso, abitualmente pallido, era rosso e animato. Il fuoco ardeva allegramente e, dalle lampade a incandescenza in gigli d'argento, s'irradiava una tenue luce, riflettendosi nelle bolle che rapide apparivano e scomparivano nei nostri bicchieri. Le poltrone, suo brevetto, parevano abbracciarci e accarezzarci più che subirci, e vi era quella molle atmosfera del dopo pranzo, durante la quale i pensieri vagano piacevolmente, liberi da ogni vincolo. Ed egli ci parlava così, liberamente, sottolineando i punti salienti con gesti del suo indice magro, mentre noi, pigramente seduti, ammiravamo l'ardore con cui sosteneva un nuovo paradosso (così lo giudicavamo) e la sua eloquenza.
- Seguitemi attentamente: dovrò discutere alcune idee che sono quasi universalmente accettate. Per esempio, la geometria come ve l'hanno insegnata a scuola è basata su una concezione errata.
- Non è forse un pò troppo pretendere che incominciamo con un argomento così importante? - interruppe Filby, un tipo da capelli fulvi, cui piaceva cavillare.
- Non intendo farvi accettare nulla di infondato; ammetterete ben presto anche voi quanto vi chiedo. Sapete certamente che una linea matematica, una linea di spessore zero, non ha reale esistenza. Ve l'hanno insegnato, vero? Lo stesso dicasi per il piano matematico: sono semplici astrazioni...
- Giusto, - disse lo Psicologo.
- Neppure un cubo, che abbia solo lunghezza, larghezza e spessore, può avere reale esistenza.
- Non sono d'accordo, - disse Filby; - certo, un corpo solido può esistere. Tutte le cose reali...