di Alexandre Dumas - pagine 915 - euro 7,75 - Oscar Mondadori
Edmondo Dantès è un giovane marinaio francese al quale sembra non mancare nulla: ha una splendida fidanzata che lo ama, amici e colleghi di lavoro che lo stimano e un futuro radioso nel campo della navigazione. Durante il giorno del suo matrimonio però, l'idillio viene distrutto dal diabolico piano di due rivali e da un magistrato senza scrupoli, che lo imprigiona ingiustamente nel tetro Castello d'If.
Dopo quattordici anni di prigionia, Edmondo fugge dal carcere e diventa ricchissimo grazie alla scoperta di un favoloso tesoro. Passano gli anni ed Edmondo, per vendicarsi di tutti i suoi nemici, cancella il proprio passato per diventare il misterioso e spietato Conte di Montecristo. "Il conte di Montecristo" è uno splendido romanzo d'avventura, narrato con raffinata maestria da Dumas padre. Da leggere! Voto: 8/9
Incipit
Il 24 febbraio 1815 la vedetta della Madonna della Guardia dette il segnale della
nave a tre alberi il Faraone, che veniva da Smirne, Trieste e Napoli.
Com'è d'uso, un pilota costiere partì subito dal porto, passò vicino al Castello d'If e
salì a bordo del naviglio fra il capo di Morgiou e l'Isola di Rion.
Contemporaneamente com'è egualmente d'uso, la piattaforma del forte di San Giovanni si
ricoprì di curiosi; poichè è sempre un avvenimento di grande interesse a Marsiglia
l'arrivo di qualche bastimento, in particolare poi quando quest legno, come il Faraone,
si sapeva costrutto, arredato e stivato nei cantieri della vecchia Phocèe e appartenente
ad un armatore della città. Frattanto il naviglio avanzava ed aveva felicemente superato
lo stretto, formatosi da qualch scossa vulcanica fra l'isola di Casareigne e quella di
Jaros.
Aveva oltrepassato Pomègue, avanzando il suo gran corpo sotto le sue tre gabbie ma tanto
lentamente, e con andamento sì tristo, che i curiosi, con quell'istinto che presagisce le
disgrazie, si domandavano quale infortunio fosse accaduto a bordo.
Tuttavia gli esperti alla navigazione riconoscevano che se un qualche accidente era
avvenuto, questo non era al materiale del bastimento, poichè se procedeva lentamente, lo
faceva nelle condizioni di un naviglio eccellentemente governato. La sua ancora era
gettata, i pennoni di bompresso abbassati, e vicino al pilota che s'apprestava al dirigere
il Faraone nella stretta entrata al porto di Marsiglia era uno svelto giovane,
che con occhi attivo sorvegliava ciascun movimento del naviglio, e ripeteva ciascun ordine
del pilota.
La vaga consuetudine che commoveva la folla aveva particolarmente agitato uno degli
accorsi alla spianata di San Giovanni, che non volle attendere l'entrata del bastimento
nel porto, ma saltò in una barchetta e ordinò di vogare avanti al Faraone, che
raggiunse dirimpetto all'ansa di riserva.