Concorsi horror

9^ EDIZIONE 2016

Concorso di poesia horror.

1) PREGHIERA DEI DEFUNTI - Adamo De Tremblay (6,8)

Nelle ville di marmo e crisantemi
che tengono prigioniere le carni cascanti,
siamo anime aggrappate in racemi.
Nelle notti umide di sommessi pianti,
noi – pallidi spettri contorti –
ci aggiriamo per i sepolcri, intoniamo canti.
Nei silenzi durevoli, assorti
e costritti in chiese d’incenso e pace,
preghiamo per voi viventi, ché siete morti.

2) L'ATTESA - Luigi Brasili (6,3)

È scura la cenere amara
che ottunde le membra e
le tiene inchiodate
nel nido di vermi affamati,
assetati, del poco che resta,
vibrante nel buio,
teso al silenzio,
all’odore lontano d’unica stilla,
che possa donarmi di nuovo la brama,
rifulgere ancora nel gelo notturno
dove la luna è la sola compagna
e dove il sangue è tiepida fiamma.

2) SOGNI E DANNAZIONI - Vittorio Manfredi (6,3)

Profumano i giorni di guerra.
Danzano i vivi e applaudono i morti,
ma il cielo resterà nero.
Quindici volte ossa, quindici volte tuono.
Danzano i corpi e scattano i grilletti,
ma il fuoco li consuma.
Come un cuore difettoso, intrappolato in una gabbia,
Troppo patetico per uscire.
Come un raggio di sole tra nubi,
come un sorriso mai fatto.

4) LA BIANCA BARA DEL DOLORE - Valerio Biagi (6)

Le funebri esequie son finite
Lenta omelia che ti accompagna via
Ora, Aurora, sepolta viva ottone o zinco non cambierà
Battere i pugni, urlare, piangere non servirà
E fuggo in preda al mio terrore
Il cielo si oscura su di me
Il cimitero è senza fine
Com’era bello il nostro amore
Bianca bara del dolore
E contiene te che mi contieni il cuore

5) VIOLA DI MORTE - Jessica Tommasi (5,8)

Verranno le tue mani a sfiorare la pelle
nel dicembre eterno, decadente del mio sfarzo?
Odi il mio lamento, la redenzione che non cerco.
La mia schiena, di graffi e di tempo,
che nel nascosto germoglio si impicca all’orizzonte
barcolla con me, follia!
Vorrei fermarti e incidere un taglio
profondo come la mia agonia.

5) SIGNIFICATO DEL VERDE (ERRANTE) - Vittorio Manfredi (5,8)

Foglie e rami, aspide e sonaglio
Forse divago e forse sbaglio
Errando da solo in questi sentieri.
Ma nei miei più istintivi pensieri
Vorrei perdermi e vorrei gioire.
Cantare e ballare e morire.
I miei passi non contare
Nelle foschie e pazzie non esitare.

7) LA DAMA DEL LAGO - Luigi Brasili (5,5)

La luna dorata, distesa sul lago,
sfiorava le ombre come ala di drago.

Ignaro un viandante seguiva la luce,
vogava sereno, cantava a gran voce.

Orrenda visione lo colse nel mentre,
ratto si trasse, il gelo nel ventre.

Giacque in silenzio implorando la dama,
gentile fu invece, nel tocco, la brama.

Ora il viandante, felice, la nòma Morgana.

7) MANIFESTA E IMPROVVISA - Paolo Borzini (5,5)

Su noi il cielo benevolo
vite tranquille vissute
noi siamo in un vestibolo.
In agguato dita ossute
un boato trasforma tutto
in grida, sofferenza, lutto.
Sangue colora la ringhiera
occhi spalancati ma vitrei
non sento alcuna preghiera
giungere dalle salme dei rei
un attimo trasforma tutto
patimento, dolore, lutto.

7) NOTTE DI GENNAIO - Adamo De Tremblay (5,5)

Un gallo s’inganna
alla luce della luna
che è ostia opaca di nubi.
Drappi e insegne
marchiano di morte
la casa giù per la collina.
Ritorno stringendo le spire
di questo gelido
anno nuovo.

10) L’ULTIMO EROE - Luigi Brasili (5,3)

Ascolta, lettore,
le tristi parole,
vergate nel sangue,
perdute nel vento.
Dell’ultimo eroe,
ascolta ora il canto.

Sconfisse il vampiro,
il drago fu vinto.
Difese il più tristo,
l’oppresso dal pianto.

Ma venne di notte,
avversa, la sorte.
Le labbra vogliose,
diafano il manto.

L’artiglio si tese,
la bocca si chiuse.
Sul cuore.
Ora espianto.

11) TI PARLA LA MORTE - Lodovico Ferrari (4,8)

Ti parla la morte
se muore la curva
di fronte alle gomme.

Ti parla la morte
quand’odi quel suono
di pietra cadente.

Ti parla la morte
se, anziano, le forze
le senti partenti.

Ti parla la morte,
il cuore s’impenna
ristretto nel petto.

Ti parla la morte
da questa poesia.
Vieni.

11) LA MORTE SA DI MORTE - Nicola Bitetti (4,8)

Scoperchiano la bara.
Il vestito buono ora pare patetico,
la carne s’è prosciugata e rimangono i sassi
a giurare che un tempo lì scorreva la vita.
Una folata di vento che pare una risata
ci soffia in faccia la polvere grigia.
Tutti sputano disperati, io trattengo
la vecchia in bocca.
Rido.
La morte sa di morte.
E non ha un buon sapore.

13) ACCANIMENTO TERAPEUTICO - Stefano Rossi (4)

Presenza dalle ali irrequiete
forse pipistrelli del dubbio
a caccia d'insetti della paura
affollano il mio igiene mentale
dilatando il sottil equilibrio della follia.

Le loro feci mi lordano il recipiente cranico
seccandosi in nodi indelebili nella memoria.

14) CHE BISOGNO C'E' DI UN TITOLO - Stefano Rossi (3,8)

La città quando piove è doppia morte
come l'altra faccia della mezzanotte
davanti alle porte contorte della malasorte.
Eccoci qua. Nudi e crudi. Delusi e illusi.
Il danno è fatto. Il dado è tratto.
Il veleno è stato intinto nel brandello
cinto sulle pieghe del mio cervello.

Un giorno ti rivedrò sul velo del passato.

15) DIFFERENZIATA - Lodovico Ferrari (3,5)

Va nel metallo questa collana,
mentre i vestiti, da riciclare,
in quei bidoni devo buttare.

Sei adesso nuda, brutta puttana,
con il mio amico volevi scopare.
Taglia il coltello la chioma castana.

Indifferenziati sono i capelli,
mentre la carne nell’umido metto.

Butto poi infine i seni gemelli.
Buon cittadino mi sento, lo ammetto!

16) NELLA NUOVA NOTTE DI UN GRIDO - Stefano Rossi (3)

Le piaceva ballare al chiaro di luna,
carezza d'orata nel buio
laddove sibilava il vento.
Coprirsi adesso i bulbi oculari
col catrame liquido bollente
quando lo scheletro nell'armadio fremente
prosciuga la lacrima avariata del tempo scaduto:

causa di morte apparente
degli amori di sola andata
nella nuova notte di una grido.