Alleluia

Regia: Fabrice Du Welz
Cast: Lola Dueñas, Laurent Lucas, Héléna Noguerra, Édith Le Merdy, Anne-Marie Loop
Anno: 2014
Nazione: Belgio/Francia
Durata: 93 minuti

TRAMA

Gloria è una donna sola con una figlia che, cedendo alle pressioni di un’amica, accetta un appuntamento con l’avvenente Michel. Quando però scopre che lui seduce le donne per farsi prestare soldi, decide di lasciare sua figlia e seguire l’uomo nelle sue avventure, trasformando il lavoro di lui da semplice truffa in una catena di delitti.

RECENSIONE

Fabrice du Welz non è certo nuovo alle trasposizioni intense e la storia di Martha Beck e Ray Fernandez, già in precedenza oggetto di un film (The Honeymoon Killers 1969) di Leonard Kastle, è senz’altro materiale assai intrigante per un astuto esploratore delle derive esistenziali.
Mentre in Calvaire (2004) la deriva era di natura morale, e in Vinyan (2008) addirittura di matrice archetipica, qui ci troviamo di fronte alla più classica tra le cause di allontanamento dalla realtà: l’innamoramento.
Gloria perde la testa per un fascinoso gigolò, il quale a sua volta è affetto da un feticismo da manuale e da un Edipo irrisolto piuttosto ingombrante, che gli fa scegliere di sedurre donne mature e materne. Come la stessa Gloria, la quale però di materno ha solo l’apparenza, in realtà la sua più intima natura è quella di Madre Divoratrice e come tale preda di furiosi attacchi di gelosia distruttiva. I due sono strettamente legati dalla passività di lui e dalla volontà accecata di lei, che ogni volta promette di non eccedere ma, alla vista del suo presuto fratello a letto con la legittima consorte, si fa prendere da follia omicida.
L’inizio è dei più semplici: Gloria si innamora di un uomo con cui ha passato una sola notte e che è sparito con i suoi soldi la mattina dopo. Non si rassenga al raggiro e si mette sulle tracce del truffatore, la sua costanza viene premiata e lei lo trova in compagnia di un’altra donna. Ma se in una normale situazione la storia probabilmente non avrebbe avuto alcun seguito, in presenza della patologica convinzione di Gloria che il loro possa essere davvero un amore, ecco che il passo successivo è l’adozione dell’uomo da parte della Madre comprensiva, che accetta di aiutarlo a procurarsi da vivere truffando le donne. Il patto però era di truffare, non di uccidere le consorti del debole Michel, il quale di fronte alla furia di Gloria regredisce e si accartoccia come un inconsistente pupazzo. La causa è presto spiegata, l’uomo spiava la madre dall’armadio in cui lei lo chiudeva quando aveva compagnia, e le dormiva accanto in sostituzione dell’eventuale cliente.
In ogni caso, tralasciando l’anamnesi dell’uomo e ignorando quasi del tutto quella di Gloria, tutto ciò che rimane è una storia torbida, piena di scatti di ira e di dolore represso, con protagonisti trascinati in giro dalle passioni mai sottese, anzi urlate a squarciagola dall’astuto Du Welz.
Gloria e Michel sono terribilmente sincroni nel loro incedere distruttivo, e complementari nel compiere ciò che va fatto. La storia va avanti tra seduzioni e omicidi e la regia si insinua proprio dove lo spettatore preferirebbe che si glissasse, il tutto diventa oscuro e sporco, come un noir d’altri tempi e i due protagonisti acquisiscono spessore a mano a mano che perdono consistenza i loro legami con la realtà. I siparietti con Michel che tenta di placare la furia di Gloria imitando Bogart sono agghiaccianti e al contempo patetici, come solo un uomo/bambino di fronte al furore della madre può essere.

Laurent Lucas, già con Du Welz in Calvaire è un convincente Michel, ma la vera star del film è la potentissima Lola Dueñas, più volte scelta da Almodovar, che regala a Gloria il tocco malefico della febbre d’amore e del delirio di possesso, tutto racchiuso in un solo sguardo che gela lo spettatore con la consapevolezza che cose del genere non solo possono accadere, ma sono già successe e senza nemmeno l’ausilio di tutte le possibilità che ci sono oggi per adescare donne incaute e credulone. L’amore è ancora oggi un’esca potentissima.
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)