Regia: Sergi 
        Vizcaino
        Cast: Amaia Salamanca, Maxi Iglesias, Luis Fernandez, Ursula 
        Corbero, Alba Ribas
        Produzione: Spagna
      Anno: 2011
La studentessa Angela, per riuscire ad ottenere dei buoni risultati universitari, accetta il compito assegnatole dal suo burbero professore: visitare la cittadina abbandonata chiamata Whisper con lo scopo di verificare se le dicerie sono vere. A quanto pare, la leggenda dice che si aggiri il fantasma di un medico pazzo che anni addietro avrebbe compiuto una strage, torturando a morte le sue vittime. La giovane e intraprendente ragazza, insieme alla sorella e ad un gruppo di altri studenti, parte per il paesino. Naturalmente non ci sarà un tappeto rosso ad attenderli.
 In questo film spagnolo del regista Sergi Vizcaino si sente puzza di 
  tranello, a cominciare dal titolo. C'è quel "paranormal", che è più che 
  un evidente richiamo al ben più noto film di Oren Peli. Poi c'è il 3D, 
  addirittura parte del titolo, che forse qualche anno fa avrebbe 
  incuriosito, ma dopo decine e decine di film ormai risuona come 
  un'abitudine, nonostante sia il primo film horror spagnolo girato con 
  questa tecnica. C'è da dire tuttavia che si tratta di un film spagnolo, 
  un horror spagnolo e negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere il 
  cinema iberico del genere che tutti noi amiamo e sappiamo che è spesso 
  sinonimo di garanzia.
  Quindi la domanda ci sorge spontanea: siamo davvero di fronte ad una 
  paranormal experience degna di nota oppure si tratta di una bufala bella 
  e buona?
  Bufala. E anche bella grossa.
  Se i primi dieci minuti di film fanno sperare in qualcosa di positivo 
  con l'esperimento sulla paura, tutto si perde nel più banale degli 
  slasher. Risulta ovvio che il modello che segue è quello di Non aprite 
  quella porta e dei vari Craven e Hooper degli anni settanta, aggiungendo 
  nel calderone qualche elemento soprannaturale ben poco chiaro 
  (possessione? fantasmi? ipnosi?). Il risultato è un filmetto noioso, 
  privo di tensione e con un finale intuibile e scontato.
  Altra nota dolente sono gli interpreti, a dir poco imbarazzanti nei loro 
  personaggi che più stereotipati di così non si può: la determinata 
  Angela e la problematica sorella Diana, il belloccio Jose, il bullo 
  Carlos, il nerd Toni e la menosa Belen, il cui fondoschiena negli 
  attillatissimi shorts occupa lo schermo in parecchi primi piani, di gran 
  lunga la cosa più interessante del film.
  Le ambientazioni sono suggestive (un villaggio fantasma, una miniera, un 
  mattatoio) ma scontate, soprattutto a causa dell'utilizzo sbagliato 
  della luce. Non ci si spiega come all'interno di una miniera ci sia più 
  illuminazione che in un solarium.
  Ma le domande che il sottoscritto si è posto, e credo anche altri 
  spettatori si porranno, sono: come è possibile che in un villaggio che 
  anni addietro è stato teatro di sconvolgenti omicidi in cui il maniaco 
  era un medico impazzito che torturava le sue vittime e che continua 
  tuttora ad uccidere come fantasma, non ci sia almeno un sigillo della 
  polizia? Come è possibile che nella casa dell'assassino ci siano ancora 
  i suoi libri, le sue memorie ben ordinate sugli scaffali e decine di 
  oggetti fondamentali per le indagini che avrebbero dovuto essere state 
  sequestrate o quanto meno rubate da qualche fanatico? E il mattatoio con 
  tutti i ganci su cui presumibilmente appendeva le proprie vittime ancora 
  lì, a disposizione di qualsiasi turista voglia entrare?
  Agli spettatori l'ardua sentenza.
  Voto: 4
(Andrea Costantini)