
Regia: Mark Pavia
  Cast: Miguel Ferrer, Julie Entwisle, Dan Monahan, Michael H. Moss
  Nazione: Usa
  Anno: 1997
  Durata: 90 minuti
Un giornalista, Richerd Deese (Miguel Ferrer), che lavora per la redazione di Inside Wiew, un magazine che tratta esclusivamente di argomenti macabri e misteriosi, si imbatte in un caso molto particolare: un uomo, a bordo di un Cessna Skymaster nero, un piccolo aeroplano bimotore, atterra in aeroporti secondari delle cittadine di provincia americana, fermandosi per qualche giorno. Ogni soggiorno coincide col ritrovamento di uno o più cadaveri totalmente dissanguati, con due buchi enormi sulla gola. Il reporter, sempre più affascinato dalla figura di questo individuo misterioso, si lancia in una serratissima caccia all’uomo, servendosi di qualunque mezzo, spesso di scarsa morale, per comporre l’articolo nel migliore dei modi possibili, a costo della verità, e sviscerare il mistero dietro l’intrigante figura di quello che, a tutti gli effetti, pare comportarsi come un vampiro. Ma due grossi inconvenienti si frappongono tra lui e la sua indagine: la giovane giornalista Katerine Blair (Julie Entwisle), sua collega, di indole opposta alla sua che, con enorme dedizione e passione tenta di soffiargli il caso, e l’ossessione crescente verso il caso.

Corre l’anno 1997, quando al cinema approda quello che i trailer 
  definiscono “il nuovo incubo di Stephen King”. Del resto non c’era modo 
  migliore per pubblicizzare l’opera in questione, ben sapendo quanti fan 
  del Re ci sono in giro per il mondo, ma nonostante ciò il successo non è 
  arrivato e il film è caduto in pochissimo tempo nell’oblio. Tratto da un 
  racconto contenuto nella raccolta “Incubi e deliri”, The Night Flier è 
  un film dell’orrore il cui argomento, negli ultimi anni, si è imposto 
  con prepotenza nel mondo del cinema e della letteratura, catturando 
  l’interesse di un’imponente fetta di popolazione, soprattutto tra i 
  giovani. Si parla infatti di un vampiro. Ma prima che i detrattori di 
  Twilight et similia smettano di leggere, oppure prima che gli amanti del 
  suddetto teen-movie gioiscano, è bene precisare che la pellicola del 
  poco noto Mark Pavia, qui al suo esordio sul grande schermo, non segue 
  il filone romantico-adolescenziale della saga scritta da Stephanie Meyer, 
  ma sguazza su lidi ben diversi. È sufficiente guardare l’incipit per 
  capire quanto ciò sia vero. Un tema di pianoforte, inquietante e 
  dannatamente malinconico, introduce la scena, ambientata in un nebbioso 
  aeroporto secondario, di notte. Un piccolo aeroplano nero, è appena 
  atterrato, ma nessuno risponde all’uomo che cerca di comunicare con lui 
  via radio. In poco tempo ci si immerge in un’atmosfera densissima, dove 
  a far da padrone sono i cieli plumbei e le cittadine di provincia 
  americana, pregne di fascino e mistero.
  Protagonista del film è un giornalista, Richard Deese, interpretato da 
  quel Miguel Ferrer che si fece conoscere grazie alla serie televisiva 
  Twin Peaks, un uomo senza scrupoli, scorretto, il cui motto è “non 
  credere a quello che scrivi, non scrivere quello in cui credi”. Lavora 
  per una redazione molto particolare, quella di Inside Wiew, magazine che 
  narra esclusivamente di storie macabre, dai contenuti forti ed 
  espliciti. Per rendersi conto di ciò di cui si sta parlando, basti 
  pensare a come il personaggio viene presentato: questi infatti protesta 
  col direttore del giornale, Morrison Merton (Dan Monahan) in quanto, 
  nella copertina dell’ultimo numero, non sono presenti le foto da lui 
  scattate, ovvero quelle di un bambino morto perché infilato in una 
  lavatrice. Se questo è già di per sè abbastanza sconvolgente, si 
  consideri allora che le foto, secondo quanto spiegato, non sono state 
  pubblicate perché il bambino era un minore. In caso contrario il 
  direttore sarebbe stato ben lieto di mostrare il cadavere in copertina!
  Ed è qui che si parla del volatore notturno. Un uomo che, col suo 
  piccolo aereo nero, atterra di notte in aeroporti secondari e dissangua 
  il corpo delle sue vittime, lasciando enormi buchi sulla gola. Si fa 
  chiamare Dwight Renfield. Cosa ha di particolare questo nome è presto 
  detto: Renfield è presente nella storia di Dracula, l’entomofago 
  rinchiuso nel manicomio. Dwight è il nome dell’attore che interpretava 
  il suddetto personaggio in una delle pellicole basate sull’arcinoto 
  vampiro. E così il film prende una piega investigativa, che ruota 
  attorno allo scontro tra Dwight e Deese, che assume connotati sempre più 
  importanti e interessanti, ma anche allo scontro tra il giornalista e 
  Katherine Blair, interpretata da Julie Entwisle, sua collega carica di 
  entusiasmo, precisa, puntuale, contenta del suo lavoro e pronta a 
  svolgerlo con la massima correttezza. E mentre l’indagine va avanti, tra 
  i giochi sporchi di Deese, che non crede assolutamente nella storia del 
  vampiro ma ne è estremamente affascinato e le abilità investigative di 
  Katherine, c’è anche spazio per riflessioni profonde. È impossibile non 
  notare la forte critica al mondo del giornalismo, che si palesa non solo 
  nel protagonista, forse il reporter più cinico e scorretto mai 
  rappresentato sul grande schermo, ma anche nello stesso direttore del 
  giornale, quando dichiara di sperare che Dwight uccida qualcun altro, 
  così da arricchire l’articolo. E come non parlare del tema 
  dell’ossessione. Citando una frase di Richard, che tenta di ammonire la 
  sua collega: “A volte queste storie ti prendono, ti entrano dentro, e 
  finisci col crederci!”. Si racconta infatti di un’altra reporter, che 
  era ossessionata dal caso che stava seguendo, al punto da suicidarsi, 
  per chissà quale assurdo motivo. Ma, si chiederà lo spettatore a film 
  inoltrato, nonostante il consiglio di Deese, egli stesso non si sta 
  forse lasciando prendere dalla storia del volatore notturno?
  Insomma, una trama ricca di spunti di riflessione, con personaggi molto 
  ben delineati e carismatici, un’ambientazione piovosa, intrigante, ricca 
  di fascino, accentuato da una fotografia cupa, molto ricercata, un 
  accompagnamento sonoro efficacissimo, un “villain” talmente particolare 
  da poter dedicare un intero articolo alla sua straordinaria figura e una 
  realizzazione sempre coinvolgente, che strizza l’occhio a un certo 
  cinema horror che ricorda gli anni ottanta, fanno di The Night Flier un 
  film assolutamente consigliato ad ogni amante del genere, e non solo. Il 
  finale poi è una vera chicca, riuscendo come pochi a tenere vivo e 
  fascinoso il mistero, e regalando un bel colpo di scena che coinvolge in 
  modo molto intelligente i protagonisti e tutti i concetti espressi.
  Un ultimo appunto: la pellicola è stata trasmessa in televisione, ma è 
  stata censurata pesantemente e stupidamente. È consigliata assolutamente 
  la versione integrale, perché uno dei tagli effettuati non è una 
  semplice scena di violenza, ma qualcosa di molto importante per la 
  riuscita del film.
    Voto: 8
  (Simone Cascino)