La scomparsa di Alice Creed

Titolo originale: The disappearance of Alice Creed
Regia: J. Blakeson
Cast: Gemma Arterton, Martin Compston, Eddie Marsan
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2009
Durata: 96 minuti

TRAMA

Vic e Danny organizzano con cura il rapimento di Alice Creed, figlia di un facoltoso uomo d'affari cui chiedono un riscatto di due milioni di sterline. Il piano sembra andare piuttosto bene, ma dopo il pagamento la situazione precipita di colpo.

RECENSIONE

"La scomparsa di Alice Creed" non parla realmente di una sparizione. E nemmeno di Alice. Tutto quello che vedremo a un primo sguardo sembra essere un bizzarro triangolo, composto da due uomini e una donna. Due rapitori e un ostaggio. Ma già dalla seconda occhiata appare chiaro che le carte in tavola verranno mescolate e che quello che sembra un assetto irremovibile nasconde, in verità, più di una combinazione possibile. Forse Danny non è chi sostiene di essere e magari neanche Alice è una vittima casuale delle mire di due delinquenti.
Ma tutto questo ci verrà svelato per gradi. Intanto sin dal primo fotogramma assistiamo alla preparazione meticolosa e accurata del piano di due uomini, i quali allestiscono una prigione insonorizzata all'interno di un appartamento e vi conducono una ragazza bendata e immobilizzata. La ragazza in questione è il loro ostaggio, in cambio del quale hanno chiesto alla famiglia due milioni di sterline.

Fin qua tutto nella norma. Lei viene imbavagliata e ammanettata al letto, mentre i due si mettono in contatto con il padre. Ma Danny e Vic hanno un legame che appare strano sin da subito a chi li guarda. Un legame in cui Danny sembra essere succube dell'amico e nello stesso tempo indolente manipolatore delle sue direttive. Vic dal canto suo appare un bel po' sopra le righe, e leggermente paranoico. Ma quest'ultima dev'essere causata dalla tensione e la sua meticolosità deve senza dubbio derivare da una grande esperienza nelle attività criminose. Del resto i due si sono conosciuti in prigione. Ma questa è un'altra storia. O forse no. Poi c'è da considerare la scelta dell'ostaggio, che Danny potrebbe conoscere da prima. E a questo punto la faccenda si ingarbuglia un bel po'. E i tre finiscono molto più lontano di come prevedeva il piano iniziale.
Terzo lavoro di un regista non particolarmente ispirato, se non per quel che riguarda la stesura della sceneggiatura che risulta molto ben congegnata, questo thriller claustrofobico deve moltissimo alla costruzione della sottile tensione presente tra i tre personaggi, che alberga in ogni fotogramma fino all'esplosione finale di inaspettata, seppure inevitabile, cattiveria. I tre si muovono nello spazio ristretto da tutti i vincoli immaginabili all'interno di un triangolo, in cui la paranoia è fin dall'inizio ospite indesiderata e per la gran parte del tempo padrona della scena.
Vic inizialmente sembra avere la situazione in mano, ma la sua continua vigilanza non potrà impedire la degenerazione, dal momento che Danny conosce già Alice e che lei non è affatto intenzionata a restare inerme in attesa di esser salvata. Il lento spostarsi degli equilibri all'interno della stanza in cui Alice giace immobile, ma straordinariamente attenta a non farsi sfuggire nessuna opportunità, è la parte più interessante dell'intero plot. E sarà con una sorta di complicità che lo spettatore seguirà l'evolversi delle infinite possibili combinazioni, le quali finiranno per sovvertire un piano non così accurato come poteva apparire. La paranoia, che permea il pensiero di Vic e come un contagio si propagherà anche agli altri, rende scivoloso ogni possibile appiglio e difficile ogni decisione che si dovrà prendere. Presto lo spettatore intuisce che, nonostante lo svantaggio iniziale, Alice è attivamente protagonista dell'evolversi dei fatti nella stessa misura in cui lo sono i suoi rapitori, e che le sue scelte avranno un peso molto grosso sul finale non previsto che aspetterà i tre.
La recitazione, solitamente punto forte dei thriller a basso costo e con una location limitata, anche in questo caso regge bene l'intero peso della riuscita rappresentazione, mentre fotografia e regia risultano piuttosto routinarie. Ma nel complesso l'opera regge bene, quanto basta perché allo spettatore importi di sapere come andrà a finire. E di questi tempi è molto più di quel che ci viene solitamente offerto, purtroppo ormai nella maggioranza dei casi.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)