Regia: Agnieszka
Wojtowicz-Vosloo
Cast: Christina Ricci, Liam Neeson, Justin Long, Chandler
Canterbury, Celia Weston, Josh Charles, Rosemary Murphy, Malachy McCourt
Nazione: Usa
Anno: 2009
Durata: 102 minuti
Anna si precipita in macchina nella pioggia, dopo una lite furibonda col suo fidanzato, e si risveglia sul tavolo preparatorio per il suo funerale. Eliot, la persona che si occupa di prepararne il corpo, le spiega che, anche se a lei sembra di essere ancora viva, in realtà è nel limbo che precede la morte e che lui riesce a comunicare con lei tramite la sua capacità di parlare coi morti.
Anna è una persona spaventata. La gran parte della sua vita adulta è
stata funestata dalla sua paura di amare e dal desiderio di sottrarsi
alle pressioni. L'ultimo episodio la vede in fuga dal suo possibile
futuro con un fidanzato innamorato, correre in macchina nella pioggia
incontro alla sua triste fine. Ma in realtà non è ancora finita perché
Anna non ha accettato la sua condizione e si oppone al destino che la
attende. Eliot la rassicura e le parla, perché lui ha un dono che gli
consente di sentire i morti e di vederli per quello che sono nella fase
di transizione, e mentre la prepara lei si lascia lentamente convincere.
Ma la paura permane, e Anna continua a pensare di non essere morta
affatto, e che Eliot sia soltanto un pericoloso psicopatico che l'ha
drogata e che si propone di seppellirla viva.
Giocato sul filo di un'ambiguità svelata soltanto nel finale, questo
After.Life gioca a più livelli sulla paura della morte e su quella della
vita, che paiono affliggere in eguale misura i protagonisti del dramma.
Anna non ha mai realmente vissuto, per cui si aggrappa al rifiuto della
morte come fosse la sua unica, ultima occasione di vivere. E in un certo
senso le cose stanno proprio così, dal momento che in questa ultima fase
avrà l'occasione di rivedere le sue scelte e la sua vita, e scoprire
cosa realmente avrebbe voluto. Eliot si occupa del suo corpo, ma in
realtà anche del suo spirito, infatti le parla e la rassicura
preparandola a quello che la aspetta. Ma quello a cui nessuno è mai
pronto è la rinuncia ai propri sogni e a una vita che non è stata quello
che ci si aspettava. Infatti i rimpianti di Anna sono molti, e lei si
oppone al suo destino proprio aggrappandosi a tutto quello che non ha
fatto in vita.
L'ambiguità è il sentimento dominante all'interno di questa pellicola
interessante, certo ma a tratti pesantemente allusiva, ogni gesto è un
simbolo, ogni parola un indizio, che presto svela il suo carattere di
critica allo stile di vita delle persone che scelgono la passività.
Eliot detesta la foga di cui danno prova i defunti affidati alle sue
cure. Gli piacerebbe che ne facessero un uso maggiore quando sono ancora
in tempo per fare qualcosa della loro stessa vita. Ma non tutti ci
riescono, e molti se la prendono con lui per non esser riusciti a fare
le cose che volevano. Gli attribuiscono la loro morte, come se lui ne
fosse la causa diretta, e si rifiutano di farsi accompagnare nel
percorso che attende tutti, dopo la fine della vita.
Ma forse le cose non stanno affatto così, e Eliot non ha nessun potere,
se non quello di individuare persona già morte, che ancora camminano e
tolgono l'ossigeno a chi invece vuole vivere. Persone che vanno
seppellite al più presto per lasciare spazio a chi merita di vivere.
Ma chi è che decide a chi spetta la vita e a chi la morte? Certo sembra
un compito ingrato e per la verità poco adatto a un'anima umana, sembra
destinato piuttosto alle entità soprannaturali o alle eventuali
divinità. Ma Eliot non è nessuno delle due, quindi se davvero Anna non
fosse morta, si troverebbe nella pericolosa circostanza di esser preda
di uno psicopatico con manie di onnipotenza.
La buona interpretazione di Liam Neeson, sobria ma a tratti inquietante,
accresce il senso di ambiguità che permea anche la mente di Anna, una
misurata Christina Ricci, dolce, spaventata e passiva in modo
preoccupante. La sua rassegnazione e la blanda opposizione che a tratti
la induce a dubitare di Eliot, sono i segni distintivi di chi non ha mai
preso una decisione convinta in tutta la sua esistenza. E in questo caso
anche dopo.
La regia segue stancamente i tentativi di Anna di sfuggire alla morte
nello stesso modo in cui è riuscita a sfuggire alla vita: negandola. Lo
spazio in cui lei si muove è freddo, asettico e pesantemente opprimente,
e in realtà è lo stesso che ha occupato anche da viva, un luogo in cui
c'è poco spazio di manovra, nessuna via di uscita e che invita al
riposo.
La fotografia e le scenografie curatissime completano il quadro di un
asfissiante monito contro tutte le passività pericolose in vita, come
nella morte. E allo spettatore non resta da fare altro che constatare
alla fine chi dei due avesse ragione. E trarre da sé le sue conclusioni.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)