Regia: Erik Canuel
Cast: Patrick Huard, Julie LeBreton, Sylvie Boucher, Christopher
Heyerdahl, Marie Brassard, Christian Bégin, Patrice Robitaille, Hugolin
Chevrette-Landesque, Gilles Renaud, Marie-Josée Godin
Anno: 2009
Nazione: Canada
Durata: 117 minuti
Ray è in auto con sua madre mentre lei si toglie la vita con un colpo di pistola. Lui decide di abbandonarne il corpo nella palude lungo lo strada e poi telefona a sua sorella Angie. Lei accorre in casa di Ray e lo obbliga a recuperare il corpo della madre. Ma da quel momento in poi la situazione si complicherà molto velocemente.
Ray è un tipo strano. Ha un rapporto piuttosto conflittuale con sua
madre. Quindi nessuna meraviglia se scarica il suo corpo, dopo che la
donna ha dichiarato la sua intenzione e messo in atto il suo suicidio,
lungo la strada che i due stavano percorrendo in auto. Ma sua sorella ha
da ridire sul fatto che la genitrice non avrà una degna sepoltura e
costringe Ray a recuperarne il corpo. Solo che quello che i due tirano
su dalla palude appartiene invece a un brutto ceffo in posa rigida da
motociclista. Ci piace pensare che sia caduto dalla moto e morto così.
Ma non conserveremo a lungo quell'idea. Intanto perchè, mentre i due
sono impegnati a seppellire il motociclista nella cantina di casa, due
punk si presentano alla porta con un tappeto dentro cui sostengono di
aver adagiato le spoglie terrene della mamma. In cambio chiedono il
corpo del motociclista, che gli viene prontamente restituito. Poi arriva
la polizia, proprio mentre i punk stanno recuperando dalle tasche del
cadavere alcune bustine che contengono qualcosa che potrebbe interessare
il poliziotto, il quale sta bussando alla porta alla ricerca di alcuni
maialini. E inoltre il tappeto, portato appena in tempo giù in cantina
per la cerimonia di inumazione, non custodisce le spoglie di mamma, ma
quelle di una ragazza che Ray conosceva bene. E via così.
Non è esattamente un film lineare questo "Cadavres". Tratto da un
romanzo di François Barcelo, Cadaveri appunto, è piuttosto un giro su un
ottovolante psichedelico, che lascia lo spettatore leggermente euforico
e con un tocco di nausea da sballottamento eccessivo. Ma la
rappresentazione circense e le riuscite caratterizzazioni dei personaggi
ne fanno un'esperienza tutto sommato divertente. Del tipo che lascia un
mal di testa da doposbronza.
Il sottotesto che striscia all'interno della caotica rappresentazione è
di quelli inquietanti. Parla di gente strana, di famiglie disfunzionali
e di tratti di personalità isterici.
La mamma, genitrice e capostipite di una prole decisamente originale,
dev'essere stata un personaggio molto teatrale. E la sua uscita di
scena, con tanto di apparizioni postume in situazioni piuttosto
imbarazzanti, rivela chiaramente una tendenza inusuale alle
complicazioni eccessive.
Angie, la figlia attrice di telefilm in cui interpreta un commissario
sexy con una scollatura e delle gambe che sostitiuscono ampiamente le
doti recitative, sembra avviata all'instabilità emotiva materna e alla
seduttività manipolatoria che le creerà non pochi grattacapi.
Ray invece agisce semplicemente la propria ostilità verso il mondo con
modalità infantili e a tratti assai pericolose. Insieme faranno da
detonatore a una serie di contrattempi e situazioni le quali, prese
singolarmente, non sarebbero neanche poi tanto eccessive, ma la cui
realizzazione in simultanea porterebbe allegramente alla follia
chiunque.
La regia spumeggiante e volutamente caotica lascia immaginare un senso
di divertimento misto a leggero stupore che deve aver colto anche il
regista, e contagiato un cast dalle sorprendenti capacità evocative di
una follia del tutto fuori controllo e pertanto vissuta come unica
realtà pensabile.
Il taglio essenziale e le piccole sfumature surreali, come le
apparizioni della mamma in situazioni assurdamente quotidiane, rendono
piacevole la visione e stimolano la complicità dello spettatore.
Nel complesso si tratta di una divertente cavalcata a dorso di mulo su
un sentiero lastricato da infinite buche, che normalmente si
sceglierebbe di evitare, ma che qui acquisiscono di colpo il fascino
dell'abisso in fondo al quale a tutti, prima o poi, piacerebbe dare una
sbirciatina.
Voto: 6,5
(Anna Maria Pelella)