Benvenuti a Zombieland

Titolo originale: Zombieland
Regia: Ruben Fleischer
Cast: Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, Emma Stone, Abigail Breslin, Amber Heard, Bill Murray
Produzione: USA
Anno: 2009
Durata: 87 minuti

TRAMA

Dopo una mutazione del virus, un’epidemia di mucca pazza trasforma in zombie la maggior parte degli americani. Il giovane Columbus, tra i pochi sopravvissuti, si mette in marcia per raggiungere i genitori a Columbus, Ohio, e incontra sulla sua strada Tallahassee, implacabile sterminatore di zombie. I due decidono di viaggiare insieme, finchè un giorno s’imbattono in due sorelle in difficoltà, Wichita e la dodicenne Little Rock, le quali vogliono raggiungere il parco di divertimenti “Pacific Playland” a Los Angeles, che sembra si trovi in una zona libera dai morti viventi.

RECENSIONE

“Benvenuti a Zombieland” è l’ennesima conferma della molesta pretesa americana di riuscire a fare le cose meglio degli altri. Nello specifico, ci si accanisce contro lo “Shaun of the dead” (2004) di E. Wright, il cui successo ha riportato in auge il defunto genere dell’horror-comedy dando vita ad una pletora di imitazioni, perlopiù inguardabili e confinate nell’inferno degli straight-to-DVD, come “Zombie strippers” o i pessimi “Dance of the dead” e “Dead & breakfast”. Naturalmente ci sono state anche delle eccezioni positive, quali il canadese “Fido” (2006) di Andrew Currie, ambientato nell’America degli anni ’50, il britannico “Doghouse” (2009) del perseverante Jake West, con una vena misogina ma molto spiritoso, o lo squinternato “Lesbian vampire killers” (2009) dell’inglese Phil Claydon. Tutte opere non certo memorabili, ma comunque più intelligenti e acute di questo sfiatato road-movie. L’esordiente Ruben Fleischer ci tiene infatti a far sapere di non essere un esperto di zombie e di aver voluto realizzare un road-movie, preferendo accostare il suo film ad opere come “Prima di mezzanotte” o “Un biglietto in due”. E già la modestia dei modelli di riferimento (ovvero Martin Short e John Hughes) dovrebbe metterci sull’avviso.
Fleischer spara tutte le sue cartucce (è il caso di dirlo) nei primi dieci, brillantissimi minuti, con le regole per sopravvivere agli zombie snocciolate dall’imperturbabile Columbus (forse memore del “Manuale per sopravvivere agli zombie” di Max Brooks), per poi arenarsi come un grosso cetaceo che si lasci morire sulla battigia. “Benvenuti a Zombieland” riesce infatti nel paradosso autolesionista di voler essere una commedia con gli zombie, senza gli zombie. I nostri putrescenti amici e sodali sono ingiustamente relegati all’inizio e alla fine del film, mentre tutta la parte centrale si risolve in un soporifero girovagare senza costrutto. Può darsi che il regista abbia inteso il termine “road-movie” un po’ troppo alla lettera, fatto sta che Fleischer rimane presto senza benzina. Il difetto è anche nel carburante, ovvero nella sceneggiatura di Rhett Reese e Paul Wernick, i quali originariamente svilupparono il progetto pensando a un episodio pilota per una serie televisiva: l’umorismo è loffio e senza mordente (imperdonabile, in una commedia con zombie), il ritmo inesistente e le gag riciclate, mentre abbondano i tempi morti in cui sembra che si improvvisi per tirare avanti la baracca. I tormentoni non funzionano (l’ossessione di Tallahassee per i Twinkies), gli scambi di battute tra le due coppie sono da manualetto di sceneggiatura e anche l’idea di chiamare i personaggi con il nome della città di provenienza smette ben presto di essere anche remotamente divertente. Ma il fondo si tocca con l’apparizione di Bill Murray truccato da zombie. Un momento di rara mestizia (“Non incrociate i flussi!”) che fa scorrere un brivido gelido lungo la schiena, ben più funereo di qualsiasi morto vivente in cerca di uno spuntino. Forse la scena in cui Columbus mostra a Little Rock dei brani di “Ghostbusters” è l’equivalente di una dichiarazione di resa e, forse, con il funerale di Bill Murray, ucciso da Columbus che lo scambia per un vero zombie, il regista, in un soprassalto di consapevolezza, celebra anche le esequie di un certo tipo di comicità, arguta e intelligente, ormai ben poco praticata.
Impeccabile come sempre Woody Harrelson, un attore confinato in ruoli da caratterista ma che meriterebbe parti migliori, e molto efficaci anche Jesse Eisenberg, Emma Stone e la giovanissima Abigail Breslin (Little Miss Sunshine). Buoni gli effetti speciali di Tony Gardner (Thriller), gore ma non troppo, così come la fotografia di Michael Bonvillain (Cloverfield), dato che il difetto principale non sta negli attori o in carenze del comparto tecnico, ma nell’ovvia inesperienza del regista. Nonostante tutto, il film ha incassato la statosferica cifra di 85 milioni di dollari e sembra sia già in preparazione l’inevitabile sequel, con il medesimo cast e, forse, in 3D. Benvenuti a Zombieland, Hollywood.
Voto: 5
(Nicola Picchi)