Regia: Ki-seon Hong
  Cast: Jin-yeong Jeong, Geun-seok Jang, , Seung-hwan Shin, 
        Kwang-rok Oh, Chang-Seok Ko, Jung-ki Song, Jung-ki Kim, Il-hwa Choi, 
        Young-chang Song
        Nazione: Corea del Sud
        Anno: 2009
      Durata: 100 minuti
Una sera Jong-pil Jo viene assassinato nel bagno di un fast food. Sulla scena sono presenti alcuni studenti coreani con cittadinanza americana e due di loro vengono collocati all'interno del bagno dalle prime indagini della polizia. Il compito del procuratore Park sarà di stabilire chi dei due ha effettivamente commesso il crimine.
 Basato su una storia realmente accaduta "The case of Itaewon homicide" 
  si attiene abbastanza fedelmente ai fatti, di cui tenta una decodifica, 
  mentre nel corso della rappresentazione lascia trapelare il sospetto 
  tutt'altro che velato di una pesante interferenza. Park è un procuratore 
  che giunge sulla scena di un crimine già completamente ripulita. Il CID 
  del governo americano ha fatto i suoi rilievi e autorizzato la ripresa 
  delle attività nel locale. Le testimonianze sono state raccolte e il 
  procuratore, dopo una lettura delle deposizioni, decide di convocare uno 
  dei sospetti indicati dalla polizia americana. Si tratta di Pearson, uno 
  studente coreano/americano con doppia cittadinanza. L'incontro con il 
  ragazzo, le cui scarpe insanguinate sono state ritrovate dagli 
  investigatori, induce però Park a richiedere la testimonianza di Alex, 
  un suo amico che vive negli Stati Uniti e che era presente la sera in 
  questione. I due finiranno per accusarsi a vicenda e l'intero 
  procedimento penale sarà basato sull'attribuzione della responsabilità 
  dell'omicidio a uno dei due.
  I rapporti tra gli Stati Uniti e la Corea del Sud sono da sempre 
  considerati buoni. Ma da un po' di tempo ormai, un diffuso movimento di 
  opinione all'interno di quest'ultima si oppone alla presenza dei 
  militari americani sul suo suolo. Ed è di questa protesta che si sente 
  il respiro, intessuto all'interno della narrazione di fatti accaduti una 
  decina di anni fa e mai veramente chiariti.
  La sottile tesi di cui si compone questo film è che le ingerenze dei 
  militari americani possano, in realtà, riguardare anche casi in cui sono 
  coinvolti semplici cittadini in possesso di doppia cittadinanza.
  Ma il senso di oppressione che si avverte nel corso dell'intera storia 
  non è dato tanto dall'insinuare il fatto che la presenza degli 
  americani, che sostanzialmente non vediamo mai in tutto il film, possa 
  influenzare una corte al punto da lasciar cadere le accuse nei confronti 
  di un ricco coreano/americano, quanto dal senso di impotenza quasi 
  kafkiano che affligge sin da subito il procuratore incaricato 
  dell'indagine.
  Lo scontro in realtà è su molti fronti, il primo si consuma direttamente 
  sulla scena del crimine tra l'autorità americana e la polizia coreana. A 
  quest'ultima è demandata l'unica incombenza di trarre le conclusioni, 
  dopo che il CID ha raccolto le prove e ascoltato i testimoni. Poi la 
  controversia si sposta rapidamente sullo status sociale di tutti i 
  ragazzi coinvolti. Alex è figlio di un ricco industriale, studia in 
  America e può permettersi un abile avvocato, Pearson è membro di una 
  gang giovanile, figlio di un messicano impiegato nell'esercito e di una 
  coreana, mentre la vittima infine risulterà essere solo il figlio unico 
  di un autista che aveva fatto molti sacrifici per pagargli l'università. 
  E in questo dichiarare sin da subito l'importanza del ruolo sociale di 
  ciascuno, emerge a tratti anche tutta la rabbia di chi dovrebbe sentirsi 
  libero di risolvere un caso di omicidio, senza avvertire il peso delle 
  pressioni dei potenti. Infine l'ultimo terreno di scontro sarà tra la 
  moralità del procuratore e quella dell'avvocato di Alex, che Park aveva 
  indicato come l'esecutore e che, grazie all'intervento di uno studio di 
  avvocati importanti, riesce a evitare la prigione e a convertire 
  addirittura una sentenza già emessa.
  La regia è semplice, come la storia che si racconta, e la buona prova di 
  tutto il cast, con una menzione particolare per il sempre bravo 
  Jin-yeong Jeong, accresce la sensazione di realtà ineludibile e mai 
  edulcorata che ammanta il tutto.
  Il senso di scoramento che affligge il procuratore Park è senz'altro 
  l'emozione maggiormente condivisibile nel corso dell'intera storia, essa 
  infatti si impossessa rapidamente anche dello spettatore, il quale 
  viziato dalle soluzioni positive in anni di thriller americani, dove i 
  cattivi vengono sempre puniti, scopre che nella realtà dei fatti, almeno 
  in Corea, i cattivi, specialmente se americani, non solo riescono a 
  evitare la galera, ma possono anche dichiarare apertamente di aver 
  ucciso un coreano solo per divertimento.
  Voto: 6
  (Anna Maria Pelella)