Earthlings

Regia: Shaun Monson
Cast: Il mondo animale
Soggetto e sceneggiatura: Shaun Monson
Voce narrante: Joaquin Phoenix
Musiche: Moby
Produzione: USA
Anno: 2005
Durata: 95 minuti

TRAMA

Gli animali non sono nostri fratelli, ma altre entità imprigionate come noi nella rete del tempo e dello spazio e suscettibili della stessa sofferenza del vivere”. Il mondo animale ha un supremo e inesorabile predatore, un boia incurante del dolore e della capacità di soffrire delle altre specie, un insaziabile consumatore di vite, l’uomo. Questo è il tema del coraggioso e boicottatissimo documentario di Shaun Monson, che in una manciata di minuti riassume con l’ausilio delle più crude, truci, sanguinose, ma autentiche immagini, il mondo che si cela dietro allo specismo, ossia l’universalmente diffusa convinzione che l’essere umano debba godere di uno status morale superiore e quindi di maggiori diritti rispetto agli altri animali. L’analogia con il razzismo è un passo molto breve.

RECENSIONE

E’ l’attore e animalista Joaquin Phoenix a fare da voce narrante a questa testimonianza visiva. Il film-documentario, sfruttando un collage di immagini per lo più “rubate”, molte crude, spesso addirittura “pericolose” perché incriminanti, tratta, in modo sintetico, ma efficace, la dipendenza dell'uomo dalle altre specie animali che popolano il nostro pianeta. Questo, un legame, che non si instaura in un rapporto alla pari; piuttosto il parallelo con fenomeni che l’autore vuole mettere sullo stesso piano, quali lo schiavismo, l’Olocausto o il sessismo è immediato.
In una sintetica, ma efficace schematizzazione in punti si assiste alle più terribili torture che l’uomo, qui supremo giudice delle vite e delle sofferenze delle altre specie, realizza. Dall’uso come compagnia al nutrimento, dal vestire, all’intrattenimento o alla scienza, l’uomo in ciascuna di queste circostanze mostra, e le immagini non lasciano adito a dubbio alcuno, la propria crudeltà, il mero interesse del profitto, lo scempio di vite, l’insensibilità e la totale assenza di empatia. La carrellata di immagini rivela fatti noti e non: l’inadeguatezza dei canili, l’uccisione a mano, col gas, o con altri truci metodi di animali innocenti, le amputazioni senza anestesia, gli sgozzamenti a freddo, la caccia e pesca indiscriminate e spesso illegali, la violenza, lo svilimento, l’annullamento del più semplice e scontato diritto che ogni essere vivente dovrebbe pretendere.
Qui la regia, il montaggio, la fotografia sono messi da parte. Non c’è la ricerca di uno stile e nemmeno la pretesa dell’opera d’arte. E’ un documento fatto di immagini raccolte ovunque e delle qualità più disparate, spesso, brutte e girate male, ma proprio per questo autentiche. Anche il testimonial è messo da parte. Joaquin Phoenix non appare mai, è solo voce narrante legittimata dalla militanza nei movimenti animalisti e dalla sua capacità di raccontare senza far prevalere il significante sul significato. In sottofondo le note minimaliste di Moby, quasi non le si scorge, ma riescono a sfiorare le corde sensibili dell’animo e fanno da cassa di risonanza, come se ce ne fosse bisogno, al sentimento di dolore e pietà che aleggia sulle teste degli spettatori. Qui, come ormai spesso accade, la realtà supera la finzione. Il terrore è reale e il cattivo siamo noi.
Voto: 8/9
(Davide Milo)