Sex Crimes - Giochi pericolosi

Titolo originale: Wild things
Regia: John McNaughton
Cast: Kevin Bacon, Matt Dillon, Neve Campbell, Denise Richards, Theresa Russell, Bill Murray, Daphne Rubin-Vega, Robert Wagner
Sceneggiatura: Stephen Peters
Nazione: USA
Anno: 1998
Durata: 108 minuti

TRAMA

Sam Lombardo (Matt Dillon) è un giovane e avvenente insegnante di un liceo del sud della Florida.
L’affascinante e provocante Kelly Van Ryan (Denise Richards) comincia a rivolgergli esplicite avance, fin quando la stessa Kelly accusa Sam di averla stuprata.
All’accusa della Van Ryan si unisce anche quella di una giovane tossica di nome Suzie Toller (Neve Campbell), che sostiene di essere stata anch’essa vittima delle violenze sessuali di Lombardo. Fin dal principio, però, la polizia si dimostra diffidente in merito alla testimonianza delle due ragazze, e al processo si scoprirà che le accuse nei confronti di Lombardo non erano altro che una farsa.
La faccenda si rivela però più complessa del previsto.

RECENSIONE

Bistrattato dalla critica e altresì dal pubblico, “Sex crimes” (il titolo originale, per la verità, è “Wild things”) è invece, a giudizio di chi scrive, naturalmente, un autentico gioiellino della cinematografia anni ’90.
Parte come un semplice thriller senza particolari guizzi di genio e si sviluppa lungo una serie di clamorosi colpi di scena (che si trascinano persino sui titoli di coda) che lo rendono un noir assai coraggioso e raffinato, sicuramente complesso ed intricato, ma indubbiamente affascinante e coinvolgente, reso ancor più godibile da un cast assolutamente perfetto, ove spiccano i nomi dei quattro formidabili protagonisti: Matt Dillon, Kevin Bacon (anche produttore esecutivo), Neve Campbell e Denise Richards, più la convincente Theresa Russell in un ruolo secondario e l’incredibile Bill Murray nelle irresistibili vesti dell’avvocato Kenneth Bowden (il cognome è lo stesso del personaggio interpretato da Gregory Peck e Nick Nolte in “Cape Fear” e rispettivo remake, e guarda caso era un avvocato); la scena della sua arringa al processo è uno dei momenti meglio riusciti di tutto il film.
Molto buona anche la regia di John McNaughton, un regista assai interessante (e purtroppo poco fortunato) che si era già fatto notare in passato dirigendo pellicole come il controverso “Henry - Pioggia di sangue” (1986) e l’originale “Lo sbirro, il boss e la bionda” (1993).
Un prodotto assolutamente da riscoprire e rivalutare, ingiustamente snobbato e classificato come pretenzioso ed insensato quando, in realtà, ha dimostrato un gran coraggio nell’avventurarsi nei torbidi sentieri del noir e nel non conformarsi alla moltitudine di scialbi e scadenti thriller che, tutt’oggi, trascinano al cinema milioni di spettatori.
Voto: 7,5
(Francesco Manca)