Regia: Ryuhei Kitamura
Cast: Bradley Cooper, Leslie Bibb, Brooke Shields, Vinnie Jones, Roger
Bart, Tony Curran, Barbara Eve Harris, Peter Jacobson, Stephanie Mace, Ted Raimi, Nora,
Quinton 'Rampage' Jackson, Dan Callahan, Don Smith, Earl Carroll
Soggetto: tratto dal racconto "Macelleria mobile di
mezzanotte", Infernalia, di Clive Barker
Nazione: USA
Anno: 2008
Durata: 100 minuti
Leon Kauffman è un fotografo professionista. In vista di una importante mostra decide di scattare alcune foto nella metropolitana in notturna. In questa occasione salva per caso una modella dalle attenzioni di alcuni bulli, ma il giorno dopo la ragazza risulta scomparsa. Guardando meglio le foto scattate la notte precedente Leon si accorge di aver immortalato alcune sequenze che si riveleranno importanti, decide quindi di andare alla polizia.
"Macelleria mobile di mezzanotte" è il racconto che apre il primo dei
"Libri di sangue" di Clive Barker, scritto nel lontano 1984, quando la
California era ancora di là da venire e lui una giovane brillante promessa dell'horror
britannico. Il racconto è in sè abbastanza potente da provocare un buon passaparola tra
gli estimatori del genere e garantire la notorietà al suo giovane, e allora sconosciuto,
autore.
La storia comincia come un normale incubo urbano, per poi lentamente aprire la porta a
orrori assai meno quotidiani di quello che si suggeriva all'inizio. Le viscere della
città, la cui porta è appunto la metropolitana, custodiscono un segreto di quelli
cattivi, e lo spettatore non potrà che apprezzare il fatto che si sia deciso di non
addolcire nè la trama nè il finale del lavoro originale.
Kitamura realizza infatti un'impresa sconosciuta ai registi americani dell'ultima tornata:
una trasposizione fedele. Il suo protagonista vaga per una città che è l'esatta
evocazione di quello che si immagina il lettore, e compie le stesse imprese del suo
omologo di carta, tranne che per i piccoli aggiustamenti richiesti da una trasposizione
cinematografica.
Leon è un fotografo, e come molti protagonisti di opere horror prima di lui, un grosso
impiccione. La macchina fotografica lo caccerà in un grosso pasticcio già dalle prime
inquadrature e lo spettatore, come il lettore prima di lui, lo guarderà impotente mentre
prepara il terreno all'impensabile esplosione di sanguinosa violenza che si consumerà nel
finale.
Kitamura non è nuovo al genere, già in "Versus", che vinse un Fantafestival ai
tempi in cui questo valeva ancora qualcosa, dimostrò senza nessuna difficoltà, la sua
grande capacità di coniugare i generi con l'ammirazione sconfinata che sembra nutrire per
il cinema action d'oltreoceano. Ed è questo uno dei motivi per cui il suo lavoro viene
apprezzato maggiormente all'estero, la mancanza di caratterizzazione culturale, per il
cinema nipponico, è un grosso punto a sfavore. E se in "Godzilla: final wars"
il risultato aveva destato qualche perplessità nello spettatore a causa dell'eccessiva
confusione nella trama e per la pirotecnica rappresentazione, qua Kitamura sembra
addirittura tornato ai precedenti lavori, quelli più misurati. Certo la mancanza di
qualsivoglia caratterizzazione culturale è un gran peccato, dal momento che, quando
vuole, Kitamura sa perfettamente rimanere in bilico tra la favola tradizionale e la
rappresentazione frenetica, ne sono prova le sue cose più note, come
"Longinus", "The messenger" e "Aragami".
Intendiamoci, siamo certamente una spanna avanti alle recenti prove di registi americani
nel genere. In questo "The midnight meat train" c'è innanzitutto, cosa
rarissima di questi tempi, un grosso rispetto per l'opera originale, e la rappresentazione
è quanto di più vicino si possa pensare ad un onesto omaggio al cinema di genere
americano.
Vinnie Jones, nei panni del macellaio Mahogany, e visto precedentemente in "Survive
style 5+" e in "X-Men 3", convince assai più del protagonista, un Bradley
Cooper, che per la verità conserva ancora la fissità espressiva da serie televisiva.
Mentre la resurrezione di Brooke Shields è in perfetto accordo col tema horror della
pellicola. Tutto qua, di più non è possibile dire. L'invito è a guardare questo raro
caso di trasposizione fedele di un'opera che resiste splendidamente al passare del tempo,
e apprezzare in un sol colpo un ottimo racconto e un buon film.
Voto: 6
(Anna Maria Pelella)