The detective

Titolo originale: C+ Jing Taam
Regia: Oxide Pang
Cast: Aaron Kwok Fu-Sing, Liu Kai-Chi, Shing Fui-On, Kiki Sheung Tin-Ngor, Lau Siu-Ming, Lai Yiu-Cheung, Elle Choi, Jo Koo, Kenny Wong Tak-Bun
Nazione: Hong Kong
Anno: 2007
Durata: 109 minuti

TRAMA

Tam è un detective privato cui un cliente chiede di trovare una donna, Sum che lui ritiene intenzionata ad ucciderlo. Tam si mette sulle tracce della donna con soltanto una sua foto come indizio e si trova presto coinvolto sul luogo di una serie di suicidi ed inspiegabili morti, di persone legate a Sum dalla passione per il mahjong.

RECENSIONE

I fratelli Pang sono tornati, e stavolta alla grande. Seppur discontinua la loro produzione ha spesso riservato qualche sorpresa e questo The detective rientra ampiamente nella categoria di film ben riusciti, che di tanto in tanto i fratelli di Hong Kong trapiantati a Bangkok, regalano a chi ha la pazienza di aspettare.
Tam, un bravissimo Aaron Kwok, è l’archetipo del detective spiantato ma testardo, che si lascia coinvolgere suo malgrado in un’investigazione che lo porterà a scoprire molto più di quello che sospettava all’inizio. La storia è semplice ma efficace e quasi tutti i personaggi del dramma muoiono un secondo prima di incontrare il nostro investigatore, il quale comincia ad essere accusato dalla polizia di portare sfortuna. Cosa pericolosa assai nella Tahilandia contemporanea, portare sfortuna è come non esistere affatto, e quando un frigorifero in caduta libera da un piano alto di un palazzo gli cade davanti Tam non pensa più di essere sfortunato, anzi l’essere sfuggito all’incidente apre la via alla soluzione dell’enigma per cui si era lanciato nel tentativo di soluzione della catena di suicidi più strana che si sia mai vista. I personaggi coinvolti nella storia sono in realtà assai meno innocenti di quel che appare e la presunta assassina, Sum è solo il paravento della reale motivazione celata dietro i suicidi e le morti accidentali che costellano la storia.
Il racconto si snoda frenetico tra un suicidio e il tentativo di Tam di arrivare prima della prossima morte, con delicati inserti in flashback che raccontano la storia dei morti e quella del detective stesso, orfano mai riconosciuto di genitori morti senza nome anni addietro.
Tam si muove un pò a caso tra gli enigmi e i giochetti che gli possono far guadagnare informazioni prima della polizia e stimola un senso di solidarità umana nello spettatore il quale capisce al volo ogni colpo di testa, motivato soltanto dal desiderio di capire, che lui regala senza troppi complimenti nel corso della narrazione. E se alla fine il bonus di tutto quell’affannarsi sarà qualcosa di personale anche per lui, nessuno che abbia un cuore riuscirà a restare indifferente allo scambio avvenuto quasi senza parole tra i due detective, Tam e Chak, poliziotto amico di una vita che gli copre le spalle.
Tutto è filmato con un senso del ritmo che gli amanti dei precedenti film dei Pang riconosceranno all’istante come il marchio di fabbrica dei geniali registi, e la bravura degli attori sottolinea la maestria con la quale una semplice storia può divenire un racconto avvincente ed a tratti struggente su una serie di sfortunate concatenazioni di eventi.
La fotografia e le scene nella Bangkok caotica e assai poco cittadina, sono il segno della riuscita coniugazione tra talento espressivo ed esaltata differenziazione culturale, che molti inseguono ma solo pochi raggiungono. E il plot semplice ma efficace quanto basta a generare interesse se non proprio curiosità, regge bene il paragone con le migliori produzioni dell’ultimo periodo. Tutto sommato si tratta di un opera interessante che giustifica ampiamente l’attesa che tra un film e l’altro i Pang colmano con cose meno riuscite se non proprio brutte come The messengers, segno inequivocabile, quest’ultimo del tocco mercificante che molte produzioni americane imprimono anche ai più bravi tra i registi asiatici.
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)