Titolo originale: Rinne
  Regia: Shimizu Takashi
  Cast: Yuka, Karina, Kippei Shiina, Tetta Sugimoto, Shun Oguri, Marika
        Matsumoto, Mantaro Koichi, Atsushi Aruta, Miki Sanjo, Mao Sasaki, Hiroto Ito, Takako Fuji,
        Yasutoki Furuya, Tomoko Mochizuki, Hiroshi Okazaki
        Nazione: Giappone
        Anno: 2005
      Durata: 92 minuti
Una giovane attrice viene scelta per interpretare un ruolo nel nuovo film del regista Matsumura. Il plot narra la storia, realmente accaduta trentacinque anni prima, di un uomo che uccise tutti i presenti nellalbergo dove alloggiava e si tolse la vita. La ragazza comincia a sognare una bambina, figlia di quelluomo e che fu lultima a morire, di cui lei è chiamata ad interpretare la parte e quando mette piede nellalbergo scopre che, contrariamente a quello che aveva pensato allinizio...
 Immaginate per un attimo di essere tornati allOverlook Hotel, entrate
  nellatmosfera del luogo e percorrete quei lunghi corridoi, poi di colpo scoprite di
  non essere in condizioni di rifiutare il gentile invito delle due gemelline, quello che
  recita vieni a giocare con noi... per sempre!
  E pressappoco questa la sensazione con la quale si esce dalla visione di questo
  film.
  Shimizu Takashi riesce a spaventarci ancora, cinque anni dopo Ju-on, con un
  racconto dal sapore assai più cattivo del film che si propone apertamente di omaggiare,
  il leggendario Shining del maestro Kubrick.
  La storia è semplice e contemporaneamente avvincente, un regista decide di girare un film
  su una storia accaduta anni prima in un albergo, più per placare gli spiriti dei morti
  che per reale desiderio di fama, ma quando comincia a lavorarci su scopre cose che nessuno
  dei presenti avrebbe mai immaginato. Lalbergo non è il solo punto di contatto col
  lavoro di Kubrick, le inquadrature dei corridoi e gli esterni del viaggio devono molto al
  maestro, come anche luso superbo degli attori. I fantasmi e le scene del passato
  hanno quel tocco inquietante che rivela un grande studio delle atmosfere e il colpo di
  scena finale motiva la storia in maniera eccellente.
  Lo spettatore è dapprima allettato con una storiella di fantasmi che promette scene di
  sangue e brividi a buon mercato, ma andando avanti appare chiaro che non cè proprio
  nulla di scontato in questo lavoro. La progressiva alienazione della povera protagonista
  procede di pari passo con lo straniamento che lo spettatore avverte a mano a mano che i
  tasselli prendono posto, e se prima ci poteva apparire sensato che ci fossero fantasmi
  arrabbiati che vanno placati con un film che ne racconta la storia, da un certo punto in
  poi tutto questo perde importanza e ci troviamo a cercare di collocare i protagonisti di
  oggi allinterno del dramma che si è consumato nel passato.
  Lintero racconto acquisisce così un significato speculare a quello che si era
  pensato allinizio, per perdere poi del tutto di senso, se non guardato attraverso il
  filtro dei fatti avvenuti trentacinque anni prima. La cattiveria degli spiriti, così come
  la follia dellassassino trovano posto nel valzer del passato in cui i danzatori si
  scambiano il posto con gli interpreti del presente, non tanto in una possessione
  collettiva, quanto nel solo tentativo di vendicarsi del torto subito per mano
  dellunico personaggio che non verrà rappresentato nel film, lassassino.
  Particolare questo che dovrebbe far riflettere, ma che invece passa allegramente
  inosservato per poi esplodere alla grande nel finale, che si rivela essere tra i più
  cattivi degli ultimi anni.
  La mano del regista è sottile nel suggerire, ma diviene impietosa nel finale montato ad
  arte, in cui tutto è ancora una volta ripetizione e si consolida poi in una definitiva
  rappresentazione del senso che i morti danno alle parole per sempre.
  Gli attori appaiono assai convincenti, con una menzione speciale per la pallida
  protagonista, una Yuka al massimo splendore possibile, che sola dà voce allo smarrimento
  dei morti e al dolore eterno della follia. Dal punto di vista della regia certo siamo
  lontani dalla maestria rivelata in Marebito, ma anche un bel pò più avanti
  rispetto allingenuità dei primi Ju-on, in definitiva si tratta di un
  riuscito omaggio al lavoro di un grande regista, da parte di un buon talento, che a volte
  riesce a trovare soluzioni inaspettate le quali rendono interessante anche un'opera
  leggermente derivativa.
  Voto: 7
  (Anna Maria Pelella)