Resident Evil: Extinction

Regia: Russel Mulchay
Cast: Milla Jovovich, Oded Fehr, Ali Larter, Iain Glen, Ashanti, Christopher Egan, Spencer Locke, Matthew Marsden, Linden Ashby
Fotografia: David Johnson
Scenografia: Eugenio Caballero
Produzione: USA, Gran Bretagna, Francia, Austria, Germania
Anno: 2007
Durata: 95 minuti

TRAMA

Alcuni superstiti alla catastrofe provocata dal virus attraversano il deserto del Nevada, sperando di arrivare in Alaska dove sembra che esistano zone non contaminate. Alice si unisce a loro, continuando la sua lotta contro l’Umbrella Corporation.

RECENSIONE

Quello tra cinema e videogiochi è un rapporto di cannibalizzazione reciproca: il videogioco ha spesso preso a prestito e vampirizzato il linguaggio cinematografico (stacchi, inquadrature, montaggio, uso della colonna sonora) soprattutto laddove si trattava di costruire efficacemente un’atmosfera carica di tensione e di colpi di scena, come nelle due serie Capcom di Silent Hill e di Resident Evil. Non è un caso che il film più riuscito in quest’ambito sia, almeno fino ad oggi, il Silent Hill di Cristopher Gans, adattato dal videogioco più cinematografico mai realizzato. Adesso il cinema cerca di riprendersi ciò che gli appartiene, sfruttando l’appeal del franchise videoludico presso le generazioni più giovani, soprattutto in un momento di pesante crisi creativa del cinema americano come quello attuale. O si fanno insulsi remake degli horror degli anni ’70, depurandoli attentamente dalla rabbia e dalla valenza politica degli originali, oppure si cerca ispirazione altrove, depredando le ultime sacche superstiti di creatività. La spinta propulsiva sembra però essersi già esaurita, dato che questo terzo episodio della serie di Resident Evil si allontana decisamente dalla sua controparte videoludica mantenendo con essa contatti assai labili e pretestuosi (l’Umbrella Corporation, il T Virus), e il cinema americano può tornare a fare ciò che negli ultimi tempi gli riesce meglio, ovvero a saccheggiare se stesso. Il redivivo Russel Mulchay, che non ne imbrocca una dai tempi di Highlander, e lo sceneggiatore Paul W. S. Anderson, regista del primo Resident Evil, infarciscono il film di numerosi furti dai film di Romero: abbiamo la base militare assediata dagli zombi (Dawn of dead), lo zombi intelligente, capace di ricordare la funzione di alcuni oggetti (ancora Dawn of dead), e non mancano neanche i sopravvissuti che si spostano a bordo di veicoli blindati (Land of dead). L’atmosfera da western post-atomico è invece palesemente rubacchiata alla serie dei Mad Max di George Miller. Parliamo di furto e non di citazione dato che la citazione prevede un minimo di teorizzazione e di distacco critico (vedi Grindhouse) che qui sono evidentemente assenti, ed il tutto serve solo a mandare avanti la baracca con il minimo sforzo possibile. Naturalmente in questo contesto la sceneggiatura è un accessorio del tutto opzionale, buono tuttalpiù per dar modo allo spettatore di assistere alle evoluzioni di Milla/Alice mentre macella il malcapitato zombi di turno, evoluzioni peraltro abbastanza deludenti ed inferiori a quelle visibili in un qualunque film del glorioso sottogenere di Hong Kong delle “girls with guns”. La regia di Mulchay è diligente ma nulla di più, in certi punti addirittura penalizzata da una CGI realizzata in economia, come nella lunga scena dell’attacco dei corvi infetti dal virus. Tra l’altro Extinction sconta un’eccessiva serietà di fondo quando sarebbe stato consigliabilissimo buttarla in vacca, come ha fatto Rodriguez nel divertente “Planet Terror”, o almeno cercare di aggiornare un po’ le cose, come nell’adrenalinico e ipercinetico “28 settimane dopo” di Fresnadillo. Alcune cose sono evidentemente assurde, e lasciano lo spettatore in preda a dubbi tormentosi: passi per l’esistenza nei laboratori della Umbrella di un numero indefinito di cloni di Milla/Alice, ma perché esibiscono tutti l’abitino rosso sfoggiato nel primo Resident Evil? Dobbiamo ipotizzare l’esistenza di un reparto Umbrella pret-à-porter? E perché gli zombi di Las Vegas, in una scena che poteva essere scenograficamente suggestiva ma che è stata buttata via, sono tutti vestiti con delle tute azzurre, a metà tra il meccanico e il carcerato? Ci auguriamo che questi scottanti interrogativi saranno risolti da Paul W. S. Anderson nella prossima pellicola della serie, cosa più che probabile dato che si è preferito optare per un finale aperto ad eventuali seguiti.
Voto: 4
(Nicola Picchi)