Premonition

Regia: Mennan Yapo
Cast: Sandra Bullock, Julian McMahon, Amber Valletta, Marcus Lyle Brown, Jason Douglas
Nazionalità: USA
Anno: 2007
Durata: 110 minuti

TRAMA

Linda Hanson riceve la notizia della morte del marito in un incidente stradale. Si comporta di conseguenza e ne organizza il funerale. Il giorno dopo lui è sotto la doccia di casa sua, come se niente fosse successo. Lei comincia a pensare di aver avuto un incubo, ma il giorno dopo ancora lui è più morto che mai e lei a questo punto ci dà sotto con gli psicofarmaci. Il successivo niente è cambiato, e lei cerca il nome di un buon psichiatra. Il quinto giorno la internano, ma poi il sesto tutto ancora non è accaduto e lei si organizza.

RECENSIONE

Se gli sceneggiatori americani, che di questi tempi sono del tutto opzionali nella costruzione delle trame e negli esiti dei film, sapessero mettere mano ad una struttura circolare, questo sarebbe il tipo di film che ne richiede una. Purtroppo siamo di fronte all’ennesima prova del fatto che a Hollywood si sperpera per gli effetti speciali e non resta mai niente a disposizione del reparto scrittori.
La trama di questo film sarebbe anche potuta risultare credibile in mano ad uno sceneggiatore degno di tale qualifica ma, allo stato attuale il risultato è quanto di più pretenzioso, semplicistico ed artificiale si possa produrre, sia pure in un plot di genere nei quali solitamente tendiamo a perdonare ingenuità che non tollereremmo mai in altri tipi di film.
La sciagurata protagonista si trova a dover fare un grafico col calendario alla mano per capire quello che le accade, quando lo spettatore ha già abbondantemente intuito quello che è capitato, e ha pure concluso che non si tratta di niente di originale. Il marito sfigatissimo futuro morto, già fedifrago e pure un pò stronzo, non rende per niente facile l’identificazione, dal momento che non si riesce a capire perchè mai lei non lo lasci semplicemente morire, una volta scoperto il suo tradimento. Le due figlie, una delle quali riporterà ferite al volto intorno al terzo giorno, ma che per i restanti è sempre a posto, sono le uniche vittime innocenti della sceneggiatura e della sfortuna, dal momento che nessuna delle due ha la più vaga idea di quello che sta per capitare e che il tutto ogni giorno si allontana e si avvicina come fosse una giostrina.
La costruzione di quella che si vorrebbe fosse una tensione, in realtà risulta una sorta di ripetizione senza senso di situazioni poco costruite e troppo uguali a se stesse, che nulla aggiungono alla comprensione degli eventi.
Le strutture circolari richiedono principalmente due elementi, il primo l’aggiunta di nuove rivelazioni ad ogni ripetizione e poi un cambio di prospettiva per spiegare l’ampliamento della percezione. Solo in questo modo è possibile coinvolgere lo spettatore, che invece in questo caso sbadiglia a più non posso all’ennesimo risveglio di lei con il marito sempre sotto la doccia, cosa questa che basterebbe a far sorgere dubbi nella mente di chiunque, ma di quante docce ha bisogno un uomo per cancellare le tracce di un tradimento?
Il finale, che si vorrebbe sorprendente e carico di pathos, risulta invece sdolcinato e meno credibile della premonizione e dei salti temporali, se non anche già visto e prevedibile.
Sandra Bullock che da anni non imbrocca più un film, qua appare catatonica e, se all’inizio si poteva pensare ad un eccesso di zelo nel recitare lo stupore traumatico da neo vedovanza, dopo appare chiaro che la recitazione in questo caso è improntata più ad una espressione fissa da abuso di ansiolitici. Julian McMahon sfoggia la sua migliore espressione cinematografica, a la Victor Voon Doom, che disgraziatamente appare assai lontana dalle migliori prove in Nip/Tuk.
La regia segue stancamente il racconto e ne amplifica la noia e la confusione, e nemmeno la fotografia sovresposta che si vorrebbe rivelatrice del dramma in esterno, in contrapposizione con il vissuto del dolore in chiaroscuro all’interno, riesce ad attrarre lo spettatore che si alzerà dalla sedia chiedendosi come è mai possibile che una trama da telefilm possa essere dilatata fino a diventare l’ennesimo drammone hollywoodiano spacciato per cinema di un qualche valore.
Voto: 4
(Anna Maria Pelella)