L'alba dei morti dementi

Titolo originale: Shaun of the Dead
Regia: Edgar Wright
Cast: Simon Pegg, Nick Frost, Kate Ashfield, Lucy Davis, Dylan Moran
Sceneggiatura: Edgar Wright e Simon Pegg
Fotografia: David M. Dunlap
Montaggio: Chris Dickens
Produzione: Gran Bretagna
Anno: 2004
Durata: 99 minuti

TRAMA

Quant’è dura la vita per Shaun! Ha uno squallido lavoro come commesso in un negozio di elettrodomestici dove, nonostante gli anni di esperienza accumulati, è costantemente vittima delle cattiverie dei nuovi arrivati che si credono chissà chi; convive - oltre che con Ed, il suo migliore amico - con Pete, un insopportabile businessman che non la smette un secondo di rimproverarlo per la porta aperta, per la sporcizia, per la musica troppo alta, per questo e per quello e blablabla e ancora bla; e come se non bastasse, sua madre si è risposata con un uomo che se ancora non lo odia con tutto il cuore, poco ci manca. Che stress. Potrebbe consolarlo da questa magra vita quell’angelo di Liz, la sua dolce metà, ma anche lei - cavolo! - giù a brontolare tutti i santi giorni perché non la porta mai fuori in un posto decente. Ma che cos’avrà mai il Winchester, il pub in cui passano tutte le sere? Insomma, fanno degli ottimi panini, la birra è speciale, c’è Ed che imita l’orango... Che cosa diavolo vuole Liz? E che cos’hanno i suoi due co-inquilini - odiosi almeno quanto Pete - da sparlare a sottovoce? Eh, il punto è che se Shaun non cambia, Liz lo lascia. Uh-uh, un bel guaio. Che fare? La soluzione è una bella cenetta di pesce, già, a lume di candela, in uno dei ristoranti più rinomati della zona: il Fulci’s. Niente potrebbe fermare Shaun dal mettere la testa a posto e riconquistare il cuore di Liz. A parte gli zombie. Cavolacci! Ecco che il giorno fatidico, tutto ad un tratto, i morti pensano di ritornare in vita e scombussolare tutti i piani di Shaun. A questo punto, rimane una sola soluzione: fuggire con l’amico Ed, passare a prendere mamma - e magari uccidere Phil, il suo patrigno, giusto per sfruttare l’occasione -, salvare Liz, e infine rifugiarsi nel luogo più sicuro, confortevole e familiare che Shaun conosca: il Winchester.

RECENSIONE

Una romantica commedia. Con Zombie.
Questo è il sottotitolo del film, tradotto letteralmente dall’originale. Purtroppo, non hanno fatto la stessa cosa per il titolo vero e proprio (Shaun of the Dead): il risultato, oltre a snaturarne il divertente gioco di parole che lo lega ai capolavori del maestro Romero, pare quasi un’offesa al film stesso, che lo svilisce in questo modo con un titolo indecente.
Mi ero quasi rassegnato che il capolavoro del giovane cineasta inglese non sarebbe mai arrivato in Italia, nonostante i consensi di critica, i premi vinti e il successo underground che iniziava a trasformarlo in un piccolo cult. Ma sapete come funziona nel bel paese. E invece, inaspettatamente, eccolo che sbuca fuori anche da noi, direttamente in DVD (ovvio, figuriamoci se poteva uscire ai cinema - troppo rincitrulliti noi italiani per poterlo apprezzare, no?).
E allora via alla visione tanto agognata...
Dopo la presentazione dei personaggi, e il litigio tra Shaun e Liz, con conseguente ultimatum sul loro rapporto, c’è subito spazio per un’arguta critica alla società dove, come da ormai più di trent’anni a questa parte ci dice Romero, gli zombie non siamo altro che noi stessi, schiavi del nostro lavoro e delle nostre abitudini, che ci trasciniamo in avanti quasi per inerzia, proprio come i cari vecchi morti viventi. Divertenti e amare quindi le immagini che ritraggono le cassiere di un supermercato che fanno tutte lo stesso movimento, i bimbi che passeggiano tutti alla stessa maniera e così via, mentre la scritta Shaun of the Dead appare in sottofondo.
Inizia quindi la giornata di Shaun che, dopo una bella stiracchiata e sbadiglione mattutino (gustatevi questa scena geniale!), si dimentica di prenotare la cena al Fulci’s (chiaro omaggio al maestro italiano) e va al lavoro come tutte le mattine. Anche qui è chiara l’intenzione di Wright e Penn di mettere in risalto la natura abitudinaria di Shaun (lavoro, sfide alla Playstation con Ed, serata al Winchester Pub), un uomo che non ha alcuna ambizione, che si accontenta di ciò che è e del poco che gli offre la vita, disinteressandosi anche del più minimo cambiamento.
Incurante degli zombie che camminano al suo fianco - che, se non fosse per via del sangue che li insozza, non sarebbero poi così diversi dalle consuete persone che vivono in quel posto -, Shaun arriva in negozio (il Foree, altra citazione: lo ricordate il protagonista nero di Zombi?) e, in una pausa tra una presa in giro e l’altra da parte dei colleghi più giovani, si ricorda che è il compleanno della mamma. Acquistato un mazzo di fiori e tornato a casa, la sera, si accorge di aver dimenticato un particolare non così tanto particolare, ma quando telefona al Fulci’s e gli viene detto che non c’è più posto, capisce che con Liz non ci sarà più niente da fare. Il film, infatti, ha il suo nocciolo proprio sul delicato rapporto in crisi tra i due fidanzati, e nell’amore che Shaun prova per sua madre.
Definitivamente scaricato, il nostro prode eroe sceglie la soluzione più facile per dimenticare: ubriacarsi al Winchester assieme a Ed, che almeno cerca - a modo suo, sia chiaro - di stargli vicino. La mattina dopo, con ancora il mal di testa per la sbronza, una strana signora si intrufola nel giardino di casa loro. Appurato che non è ubriaca, Shaun ed Ed la respingono fino ad arrivare ad ucciderla per sbaglio. Ma quando si accorgono che lei si rialza, nonostante un bel buco nello stomaco, capiscono che c’è qualcosa che non va.
Ecco, dopo questo simpatico inizio, che altro non rappresenta che la classica commedia inglese, ricca di dialoghi efficaci e divertenti, comincia la sarabanda horror del film, ovvero quando la stralunata coppia di amici si rassegna al fatto che in città si sono risvegliati i morti viventi, e non c‘è molto altro da fare se non scappare.
La pellicola mostra comunque fin da subito le grandi capacità recitative di Simon Pegg, attore sconosciuto dalle nostre parti, ma non per questo meno bravo. A fare l’uomo qualunque ci riesce alla grande, con mimiche facciali molto espressive, ed una determinazione decisamente palpabile, soprattutto nella parte finale. Anche Nick Frost se la cava alla grande ad interpretare il fannullone Ed, che non ha un lavoro fisso, si guadagna da vivere spacciando qualche grammo di droga ogni tanto, e ama alla follia i giochi della Playstation. Il suo personaggio trasuda veramente sporcizia, passività e pigrizia, anche se credo che ci sia molto del Nick Frost reale in Ed. Kate Ashfield, nei panni di Liz, non è certo quella bomba supersexy, ma ha un viso molto dolce e interpreta con naturalezza la fidanzata (o meglio, ex-fidanzata) di Shaun, sempre credibile anche nelle situazioni più improbabili e surreali.
Eccezionali anche tutti gli altri attori, dai co-inquilini insopportabili di Liz (Dave è da schiaffoni in faccia in più di un’occasione), passando per Pete (anche lui ottimo nel rendersi veramente indigesto), fino alla mamma di Shaun (ingenua e tenera, molto dolce ed indifesa) e il perfido patrigno.
La sceneggiatura, curata dallo stesso Simon Pegg e dal regista Edgar Wright, è qualcosa di miracoloso per un film horror. Ci sono dei dialoghi! Cavolo, dei dialoghi che possono essere chiamati tali! Nessuna caduta di tono, mai una sola sbavatura né una cavolata che sia una. Il fatto è che L’alba dei morti dementi, molto semplicemente, diverte. Grazie alle situazioni, grazie alle recitazioni, grazie alle battute. Non si scade mai nella banalità, in dialoghi pochi incisivi o superficiali, ma questi riescono sempre ad essere irriverenti, brillanti, comici anche nelle situazioni più paradossali, senza che per questo il film si trasformi in una mera parodia demenziale. Anzi, è questo probabilmente il suo pregio maggiore: saper far ridere, saper appassionare, e saper fare inorridire. Una romantica commedia con zombie, dicevo qualche riga più in su. Proprio vero. Difatti, tutto quello che succede da quando gli zombie entrano in scena, non diventa mai una rincorsa alla gag ridicola o alla battuta facile, come quelle dei film d’azione (delle quali è stato vittima pure Romero in La terra dei morti viventi, per certi versi), per intenderci, ma ci fa sorridere proprio per la goffaggine di Shaun nell’essere a capo di un gruppo di imbecilli, quando l’unica cosa che vorrebbe fare sarebbe di bere una birra al Winchester. Ci fa sorridere per il modo in cui cerca di non essere più Shaun, ma vuole crescere. Ci fa sorridere per il modo in cui Ed affronta la situazione, senza quasi rendersi conto di quello che gli succede attorno, e continuando tranquillo tranquillo con le sue quotidiane attività. Ci fa sorridere, in definitiva, per come tutti i protagonisti reagiscono all’epidemia di zombite acuta, ognuno alla loro maniera, divertente e grottesca quanto volete, ma credibile e vera.
Con un simile cast, e con una tale sceneggiatura ben costruita, Edgar Wright ha avuto sicuramente due marce in più per dare vita a questo piccolo capolavoro, che quasi rischiava di passare inosservato qui da noi. Ma il regista stesso ci sa fare, ha una mano sicura e un bel bagaglio di inventiva ed originalità. Difatti, è proprio da quando Shaun ed Ed prendono atto che la loro vita non sarà più la stessa, che Wright dà il via ad alcune trovate semplicemente meravigliose. Quando i due amiconi pianificano mille volte il furto dell’auto di Pete, il salvataggio della mamma di Shaun e di Liz, è da capottarsi dalle risate e da complimentarsi per la genialità. O come quando sempre i due poveri protagonisti, ubriachi fradici, si mettono a cantare con uno zombie un vecchio classico, prendendolo in giro quando sbaglia un attacco. E ancora... il modo in cui uccidono il loro primo zombie (a colpi di musica - esilarante!), il pseudo musical, sulle note dei Queen, con cui ammazzano di legnate un mangiacervelli; o quando il gruppetto, in cerca della salvezza, s’imbatte nel gruppo capitanato dalla migliore amica di Ed. Da applausi. Senza contare il finale che, per quanto sia originale, simpatico e apparentemente ingenuo, richiama la pungente critica posta in apertura, acutizzandola ancor di più, e mostrandocela, se mi è permesso dirlo, in maniera assai intelligente.
Ho detto che L’alba dei morti dementi è un film divertente, e di scene da lacrime agli occhi ce ne sono a bizzeffe. E per quanto riguarda l’horror? Allora, nell’ultima parte, quando i nostri arrivano al Winchester pub, il film diventa un inno alla violenza e allo splatter puro, cosa che, sinceramente, non avrei mai creduto. Alcune scene sono molto disgustose, e rese ancor più credibili dall’ottimo trucco e dagli effetti speciali. Penso di non aver mai visto degli zombi così ben... ehm, truccati, dico sul serio. In quanto a pomodoro rosso, in effetti, sembra che non si sia badato a spese. I morti viventi marciano lenti e inesorabili, come vuole la tradizione (niente trovate originali alla Snyder, per capirci), sono cattivi, rabbiosi e hanno un sacco di fame. Brave quindi le comparse nell’interpretare i trapassati. Hanno stile, questi inglesi, devo ammetterlo.
Sempre nella parte finale, c’è spazio anche per la drammaticità, con uno straordinario Simon Pegg che si dimostra bravo non solo nel fare l’imbranato.
Ariose e simpatiche le musiche, che tra un pezzo ska ed uno rockeggiante, presentano anche un semi remix del tema di Zombie, scritto un bel po’ di anni fa dai Goblin per l’omonima pellicola di Romero.
Mi sa che è ora di concludere...
Onore e gloria all’accoppiata d’oltremanica Wright e Penn, in grado di ridare linfa vitale ad un genere che, di per sé, non ne ha più di tanta, e quel poco che ne aveva, l’ha già usata tutta. Come già detto, non siamo di fronte ad una parodia, ad un filmetto sciocco che cerca di scimmiottare i grandi classici dell’horror e prenderli in giro. Tutt’altro, qui siamo al cospetto di un signor film, in grado di divertire (non mi stancherò mai di ripeterlo), di appassionare per un’insolita storia d’amore, e conscio di saper schifare.
Una romantica commedia. Con zombie.

CURIOSITA’

Edgar Wright e Simon Pegg sono gli autori di una fortunatissima sit-com britannica (Spaced!), ovviamente del tutto inedita in Italia. I due la citano spesso negli extra del DVD. L’idea de L’alba dei morti dementi deriva proprio dal primo episodio di questa serie, dove il fannullone protagonista, catapultato all’interno del mondo di Resident Evil, doveva affrontare orde di zombi cattivi cattivi.
Sempre loro due sono stati protagonisti di un cammeo ne La terra dei morti viventi, del papà degli zombi Gorge Romero (che ha apprezzato moltissimo questo film). Sono i due zombacci (resi irriconoscibili) con cui la gente si diverte ad essere fotografata. Difatti, negli extra del DVD del succitato film, c’è proprio una sezione che parla dell’incontro tra Romero e i due simpatici inglesi.
Quentin Tarantino ha detto: “Shaun of the Dead non è solo il film più bello dell’anno, ma di ogni anno da qui in poi”. E se l’ha detto lui...
Voto: 10
(Simone Corà)