Fury from the tomb

Si prova uno strano dolore, quasi una sensazione di “arto fantasma” quando ci si accorge che i film che da ragazzini ci entusiasmavano sono diventati oggi “gulty pleasures”, cose che sì, OK, ci piacciono, ma delle quali un po’ ci vergogniamo.
Per me succede tutte le volte che mi capita di rivedere un vecchio film della Amicus - non so, The Land that Time Forgot, oppure Doctor Terror’s House of Horrors - o altre pellicole dell’epoca. E i film naturalmente non sono cambiati - sono cambiato io.
Ho ripensato ai vecchi film della Amicus leggendo “Fury from the Tomb”, primo volume dedicato dall’americano S.A. Sidor all’Institute for Singular Antiquities. C’è, nelle quattrocento pagine del romanzo, una voglia di vecchi film horror e avventurosi. Cose come Warlords of Atlantis, o Horror Express.
Narrato in flashback dal protagonista, il professor Rom Hardy, stimato e un po’ pantofolaio archeologo newyorkese nel 1920, il romanzo racconta del ritrovamento, trent’anni prima, di sei misteriose mummie egizie, e di come questo ritrovamento inneschi il risveglio di forze ovviamente maligne e tese alla distruzione della nostra civiltà. Da qui è un attimo perché, fra New Orleand e San Francisco, il treno su cui viaggiano i misteriosi resti egizi venga assaltato da degli strani, inquietanti desperados, e tocchi ad un pugno di avventurieri andare a sud del confine per recuperare il maltolto e, possibilmente, sconfiggere il male. Da questo punto in avanti, S.A. Sidor riesce a buttare nel romanzo assolutamente tutto il possibile, dalle mummie redivive ai vampiri saltatori cinesi ai ghoul, ai vermi scavatori necrofagi, costruendo intanto una propria personale pseudo-mitologia.

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E sarebbe facile, a questo punto, liquidare Fury from the Tomb come una baracconata, una sagra dell’eccesso, il genere di storia in cui un pistolero che pare un clone di Clint Eastwood affronta una mummia egizia nelle rovine di un tempio Maya. Ma il gioco è sottile.
Indubbiamente, Fury from the Tomb è un romanzo ricco di azione e di colpi di scena, una bella avventura alla maniera dei vecchi pulp - ma senza il razzismo e il sessismo degli anni trenta. Ma al contempo Sidor riesce a scrivere anche una storia veramente paurosa. Muovendosi spesso molto vicino al confine con lo splatter, il romanzo offre momenti di autentico orrore, potente, diretto. E la miscela di orrore e action/adventure funziona perfettamente, proprio perché l’autore riesce a coniugare i due ritmi, i due linguaggi, e a cogliere di sorpresa il lettore.
È vero, il protagonista e voce narrante non è probabilmente una cima, e la sua dabbenaggine può a tratti irritare. Fortunatamente, al suo fianco si trovano dei personaggi davvero divertenti e ben caratterizzati, che ci rendono tollerabile anche un “eroe” ben poco eroico e dal fascino abbastanza modesto.
Fury from the Tomb è disponibile sia in ebook che in paperback, ed è un eccellente romanzo da spiaggia, o da viaggio. Come quei vecchi film che guardavamo da ragazzi forse un giorno ce ne vergogneremo, ma per il momento, il divertimento è garantito.
(Davide Mana)

Davide Mana: nato a Torino nell'ormai lontano 1967, Davide Mana è un geologo e paleontologo. Una malsana passione per il fantastico lo ha spinto con gli anni a scrivere e tradurre letteratura di genere. Non ci sono invece giustificazioni per il fatto che gestisca due blog.  



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