Il buco

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2017 - edizione 9

Ayana ringraziò in cuor suo il buco.
Lo squarcio nella recinzione del villaggio, proprio davanti il suo tepee, le aveva permesso di sgattaiolare tra le tenebre e ritrovarsi distesa sul prato del bosco, vestita solo di sudore e rugiada.
Luyu, una testa corvina infilata tra le sue cosce, la penetrava con la lingua.
Un vortice di godimento umido e caldo la inchiodava tra i fili d'erba e al tempo stesso la scaraventava in ogni angolo del creato. Persino la Luna, sopra di loro gonfia di luce, sembrava complimentarsi con aria complice.
Il connubio tra proibito e piacere la riportò alle estati dei primi peli, quando da ragazzina abbandonava il cestino di bacche appena raccolte e strofinava il sesso sulle radici degli alberi più spesse e dure, per poi pulirsi nel fiume prima di tornare a casa.
La lingua di Luyu si fece ancor più frenetica ed Ayana spinse la testa all'indietro, incapace di riaprire gli occhi. La sua amante allungò le mani sui suoi seni senza smettere di tormentarle le grandi labbra. Ayana le afferrò gli avambracci, incontrando un profondo solco ruvido su quello destro.
Era il ricordo lasciatogli dal fendente d'ascia di suo padre durante l'ultima battaglia tra il suo villaggio e quello di Luyu; il vecchio non faceva altro che vantarsene durante le feste attorno al fuoco con tutti i parenti, mimando colpi e schivate. Luyu era una guerriera formidabile ed aveva maciullato parecchi parenti di Ayana.
I lutti di famiglia però non impedirono al suo cuore di arroventarsi quando la sorprese, nuda e seminascosta dentro la cascata, a giocare col manico del suo tomahawk.
Quel giorno annegò in quelle stesse acque la fedeltà al suo popolo.
L'ennesima esplosione di luci.
Poi, inatteso e violento, arrivò il freddo; cominciò punzecchiandola con spilli di ghiaccio per poi scuoterla con veri e propri spasmi.
Ayana aprì gli occhi con immenso sforzo e vide la bestia.
Non stava più leccando. Stava bevendo a pieni sorsi.
Non il suo nettare del quale si sentiva dannatamente svuotata, ma sangue.
Un'enorme testa da felino, lorda fino al collo taurino, si dimenava. Le zampe scattarono e le squarciò i capezzoli sporgenti. Ayana provò a urlare ma il puma doveva averle succhiato via persino la voce.
Tentò di rialzarsi, ma come poteva riuscirci con le gambe lacerate e quello che rimaneva dei suoi genitali tritato e penzolante? La zampa con la cicatrice la schiacciava a terra premendole il ventre e quel poco bastava ad impedirle ogni movimento.
Con quel poco di vista che le rimaneva, Ayana vide comparire uomini e donne marchiati da pitture di guerra, con colori talmente vividi da battagliare con l'oscurità del bosco.
Man mano che si avvicinarono si misero a quattro zampe, si riempirono di pelo nero e snudarono le zanne.
Avevano fame. Molta fame.
Luyu ringhiò di risposta, intenzionata a difendere la sua preda.
Evidentemente con lei non aveva ancora finito.

Dario Cinti