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Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2016 - edizione 15

Corridoio buio. Cammino a tastoni. Imbocco la strada giusta. A destra una porta aperta, entro. Nero. Mi muovo a memoria. I miei passi in fila, senza sbagliare! Avanzo. Ancora tre passi, uno dietro l’altro. Quarto di giro antiorario, allungo il braccio destro. Appoggio l’altro all’armadio. Mi distendo in avanti. Con l’indice cerco l’interruttore. Tengo gli occhi chiusi. Il nero è lo stesso. Sposto la levetta di ferro verso il basso. La lucina a muro vicino al letto non si accende. Altro quarto di giro antiorario.

Ritorno sui miei passi. Sposto verso il basso l’interruttore, sul lato destro della porta. Apro gli occhi, vedo la vernice bianca laccata del legno, illuminata di luce artificiale. 180° antiorari. Un uomo identico a me. La mia faccia, i miei stessi vestiti. Gli occhi no. Vedo la sua bocca muoversi. Sono sordo per lo shock. Leggo sulle labbra: “Bentornato!”.
Mazza da baseball sul braccio sinistro (CRACK). In ginocchio. Alzo la testa. Sorriso da squilibrato. Denti bianchissimi. Sullo sfondo una finestra. La luna sorride. (Frazione di secondo). Secondo colpo. Buio.

Antonio Bandinu

Sono un ingegnere ambientale un po' atipico perché in realtà mi occupo di giornalismo. Lavoro in una tv della mia città e collaboro con Il Messaggero, sempre in ambito locale. Nel tempo libero, mi piace scrivere racconti horror/noir/fantastici.