Caldo d'agosto

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2015 - edizione 14

Caldo. L'aria soffocante di agosto non dava tregua:  si aspetta tutto l'anno l'estate e poi quando finalmente arriva, ci si accorge di quanto possa essere fastidioso il caldo ed il sole cocente. Sotto l'albero del piccolo giardino l'ombra non riusciva a darle sollievo, così  lei  provò  a bagnarsi con l'acqua della pompa che usava per innaffiare le piante. Ma l'acqua usciva calda e stizzita gettò la pompa a terra. In casa poi il calore era ancora più insopportabile, anche perché  rifiutava ostinatamente condizionatori d’aria, ventilatori ed altre diavolerie moderne. Il sudore le scendeva in piccoli rivoli luccicanti sulla schiena e le faceva il solletico come fossero le zampette di un insetto che si divertiva a camminarle addosso. Si guardò attorno sperando le venisse qualche altra idea per rinfrescarsi. Il frinire delle cicale era la monotona e fastidiosa colonna sonora di quello e di tutti i pomeriggi assolati di quell’estate.

E la sera  era ancora lontana. Lungo la strada che costeggiava il suo giardino, bambini, incuranti del caldo, schiamazzavano rincorrendo un pallone.  Non poteva vederli a causa dell'alta siepe che aveva voluto a protezione del suo giardino, ma li sentiva. Sentiva le loro voci trillanti, le loro risa, la loro esultanza per un tiro ben eseguito. E sentì le urla di disappunto quando il pallone, con una improbabile parabola, cadde ai suoi piedi. Esitò solo un istante, assaporando l’improvviso silenzio che era calato nella strada: i bambini, indecisi sul da farsi, si guardarono l’un l’altro in attesa che qualcuno facesse il primo passo, bloccati dalle raccomandazioni materne.
"Venite a prenderlo, vi apro il cancello" gridò con una rassicurante nota di allegria al di qua della siepe.
Raccolse il pallone da terra e si avviò sorridendo al cancello.
Il sangue dei bambini ha sempre un fresco sapore.

Amelia Baldaro