Il rituale

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2014 - edizione 13

Aammirai nella sua semplicità.
Pura bellezza e nessun artificio, la tipica ragazza acqua e sapone. Passai una mano sul suo corpo nudo: la luna, visibile dal lucernario, risaltava la sua splendida pelle candida.
Mi resi conto di aver raggiunto il mio apice. Mai in vita mia avevo avuto una ragazza tanto bella, fra le tante. Nessuna mi aveva mai detto di no.
Ed erano tutte vergini, grazie ai miei amici.
La penetrai, prima con delicatezza, poi più forte. Lei non fece una piega, docile come un agnellino, e le accarezzai i seni. Non aveva alcun segno sul corpo, come se il rituale non le avesse lasciato segni.
Le altre ragazze avevano sempre avuto i polsi tagliati o la gola squarciata, ma quella era una tipa speciale, l’avevo capito al primo sguardo.
Le venni dentro senza problemi. Fumai una sigaretta e le tenni compagnia, giusto per non sembrare troppo spregevole.

Un vero peccato in effetti; forse avrei potuto chiedere al Capo di averla ancora per un po’, perché con la settima il loro rituale sarebbe stato completo, mi avevano detto.
Si, gli chiederò di lasciarmela per qualche giorno.
All’improvviso mosse repentinamente la testa. Sobbalzai, ma poi mi resi conto che doveva essere solo la mia immaginazione, la troppa stanchezza.
Poi sentii un colpo lontano, abbastanza forte da farmi rizzare i capelli. Mi guardai intorno, ma nulla. Una risata ruppe il silenzio, e non potei più ignorare. Il pavimento tutt’intorno andò in pezzi, e ne uscirono le altre sei ragazze che lì avevo posseduto, intatte come se fossero morte il giorno stesso, bellissime e con gli occhi incandescenti.
Un coro di candele si accese, e dalla navata laterale della chiesa sbucò il Capo, con un cappuccio sulla testa.
«E dal sangue di sette vergini e dell’empio nascerà di nuovo la bestia!».

Riccardo Leo