L'eterno Masspendurak

Trentaseiesimo giorno.
«Qui nave mercantile stellare Xalabia. Siamo alla deriva. Chiediamo assistenza immediata. Coordinate: Quadrante YY260 - C5P2, Sezione Xos, Livello Krotus 9».
Il messaggio veniva trasmesso ogni dodici minuti dal sistema di trasmissione d'emergenza. Le coordinate si aggiornavano automaticamente.
L'equipaggio era formato dal Comandante Ge Massi Pendrake coadiuvato da tre androidi senzienti.
I viveri e l'acqua sarebbero bastati per anni e anche nel caso fossero esauriti, le apparecchiature di riciclo e ricondizionamento avrebbero fornito sussistenza per migliaia di giorni. L'ossigeno sull'astronave era invece garantito a vita, almeno fino a quando l'erogatore Blue Shoyn installatovi non si fosse danneggiato.
Il Comandante Massi Pendrake non aveva dubbi, nonostante si fosse allontanato parecchie miglia interstellari dal Sistema Solare di Komma, qualcuno prima o poi avrebbe recuperato lui e la sua nave. Bisognava solo attendere.

Quello stesso giorno mentre era indaffarato a formattare uno dei sei cervelli elettronici dell'androide Mako, adibito alla guida inerziale, vide qualcosa sullo schermo del ponte di comando.
«Luko. Inquadra l'oggetto evidenziato sul monitor e avvicina l'immagine».
L'androide eseguì l'ordine.
Una nave da trasporto tok, distante poco più di centottanta miglia interstellari! Sarebbe stato rischioso contattarla ma aveva forse altra scelta?
«Luko. Apri il canale preferenziale Zan-4».
«Ca-na-le A-per-to» scandì il robot.
Il Comandante sapeva che anche se i tok non parlavano la sua lingua, sarebbero stati capaci di tradurre simultaneamente qualunque cosa dicesse.
Komma era un sistema abitato da cinque popolazioni differenti. Gli esseri umani vi erano approdati centinaia di anni prima. Abbandonarono la Terra ormai invivibile e giunsero lì in settecentosessanta milioni occupando l'unico pianeta rimasto disabitato. Il nome del corpo celeste era Exturia e si trovava nel punto più estremo di quella galassia. Exturia era circondata da dodici satelliti tra cui Losse, un piccolo sole che riusciva a fornire le condizioni ideali per lo sviluppo della vita umana. Il Comandante della Xalabia apparteneva alla nona generazione di quei pionieri.
«Ave popolo tok. Sono il Comandante Ge Massi Pendrake. Chiediamo assistenza. Sono l'unico essere vivente dell'equipaggio. Un mese fa circa ci siamo scontrati con un muro di onde Barn. Gli scudi non hanno retto e i motori sono stati danneggiati irreparabilmente. Da allora siamo alla deriva. Ripeto: chiediamo assistenza».
I tok erano un popolo pacifico e disponibile ma dopo l'incidente nel mare spaziale di Exturia le cose cambiarono decisamente. Essi possedevano la tecnologia più avanzata di tutto Komma. Sublimantia, il loro pianeta, era il più grande e inaccessibile.
L'occupazione principale dei tok rimaneva però il commercio. Detenevano la totalità esclusiva dei giacimenti di Zeronio. Una piccola quantità di questo minerale poteva far viaggiare un'astronave per due anni o alimentare una fabbrica antigravitazionale per almeno cinque o sei. Tutti avevano bisogno dello Zeronio ma i tok non erano disposti a trattarlo con chiunque. Gli esseri umani e gli Artoxiani, altro popolo di Komma, ne erano esclusi. Solo la sesta e la settima generazione degli exturiani riuscirono a fare affari con loro. Quell'epoca era spesso ricordata come la più prospera e ricca della storia dei nuovi terrestri. Evoluzione, scoperte scientifiche e benessere avevano prodotto uno sviluppo esponenziale. L'ottava generazione non seppe però mantenere quel rapporto e tutto finì presto. Adesso con la nona, ogni cosa era precipitata. Massi Pendrake ne era consapevole ma continuò a richiedere aiuto una seconda e una terza volta.
I tok non rispondevano.
Il Comandante non poté non pensare all'incidente del mare spaziale.
Tutto accadde poco più di un anno prima quando una flotta di navi militari di Exturia impedì il passaggio a tre aero-articolati tok. Gli umani, con un pretesto, accusarono i mercanti di aver sconfinato senza alcuna autorizzazione e intimarono loro di consegnare le navi e tutto il prezioso carico di Zeronio. La risposta fu tremenda. D'improvviso l'intera flotta del Quarto Reggimento di Difesa exturiano esplose e si disintegrò nello spazio. Sessantacinquemila soldati furono uccisi.
Sapevano benissimo che lui era un essere umano. Quindi? Quali sarebbero state le loro intenzioni?
La nave tok si era avvicinata lentamente. Adesso distava dodici miglia interstellari.
Il canale di trasmissione era rimasto aperto.
«Sono il Capitano Srwshk. Cosa trasportate?»
«Esonio» rispose subito il Comandante della Xalabia. L'Esonio era il combustibile trattato dagli umani. Molto meno pregiato e più costoso dello Zeronio.
«Dove eravate diretti?»
«Artaxan e poi Luna 12»
«Dove avete incontrato il muro di onde Barn?»
«Poco prima di entrare nella fascia di asteroidi MMD»
Silenzio radio.
«Se volete sono disposto a cedervi tutti i 60000 chilostar di Esonio che ho con me, a patto che voi mi riportiate verso il sist...»
«In che condizioni sono i motori?»
«Il numero tre e il quattro si sono sciolti come neve al sole, il numero uno è gravemente danneggiato mentre il due funziona a tratti e comunque non è sufficiente per far muovere la mia nave»
«Elenco e incarichi degli androidi a bordo»
'Ma quante cose volete sapere?' Pensò.
«Primo ufficiale Luko addetto alle trasmissioni, Mako pilota in seconda e Suko computer di bordo programmato per la difesa della Xalabia»
«Che tipo di armi sono installate sulla vostra astronave?»
Massi Pendrake esitò per un attimo.
«D-due cannoni laser X5M, due retromachinegun ALL e... un cannone a microparticelle Cols»
«Vengano disattivati gli androidi e sganciate tutte le armi»
«Ma cosa...»
«Ripetiamo: vengano disattivati gli androidi e sganciate tutte le armi»
Suko avvertì il suo Comandante che in quel momento si trovavano sotto il tiro di dodici cannoni laser di origine sconosciuta. Suo malgrado Massi Pendrake obbedì agli ordini. Un suono di bassa tensione notificò lo spegnimento dei robot mentre tutte le armi in dotazione si staccarono dalla nave e cominciarono a fluttuare nello spazio.
«Adesso interromperemo le comunicazioni. Vi agganceremo e vi rimorchieremo fino all'orbita di Sublimantia. Lì installeremo due nuovi motori alla Xalabia e quindi vi lasceremo andare»
Fine trasmissioni.
Non ci poteva credere, i tok avevano accettato di salvarlo.
La nave tok si spostò di 45° verso la direzione di Komma. Venne espulso un cubo metallico che si ruppe e diffuse una nebbia di particelle blu. La foschia artificiale avvolse la Xalabia, si attivò l'ipermagnetismo e tutte e due le astronavi cominciarono a muoversi. Sullo schermo che aveva davanti, le stelle si spostavano, si allungavano, scomparivano e alla fine si riunivano in un'unica luce. Raggiunsero il sistema di Komma in pochi minuti.
Incrociatori e navi da trasporto si contavano a perdita d'occhio. Decine di basi spaziali orbitanti fluttuavano senza sosta in ordine perfetto.
L'astronave rimorchiatrice fece sparire l'alone blu e cessò di trainare la Xalabia. Si allontanò poi dalla visuale dando modo a Ge Massi Pendrake di osservare lo spettacolo più bello a cui avesse mai assistito: Sublimantia, un enorme pianeta di un intenso color azzurro. Dallo spazio intravide sulla superficie quelle che sembravano catene montuose e notò anche degli agglomerati metallici sparsi in varie zone, immaginò che fossero le loro città. Un numero sterminato di navi interstellari, bastimenti spaziali e aeromobili da trasporto continuavano a entrare e uscire incessantemente dal pianeta. Questo era il mondo tok e a nessun essere umano, fino a quel momento, fu mai permesso di guardarlo così da vicino.
«Exturiano. In questo momento stiamo montando due nuovi motori sulla tua nave. Motori tok! Appena finito sarai rispedito verso Artaxan. La rotta continuerà fino all'arrivo. Non potrai decidere l'itinerario né tornare indietro».
«Vi ringrazio. Senza di voi non sarei potuto arrivare sin qua». Detto ciò il Comandante della Xalabia, Ge Massi Pendrake, premette il pulsante centrale sul pannello di controllo. Una sfera di energia partì fulminea dalla sua astronave e cadde su Sublimantia. Ci vollero quarantanove secondi prima che il pianeta collassò su sé stesso.
Un gigantesco punto rosso si formò sul luogo dell'impatto dilatandosi a dismisura fino a coprire completamente il pianeta. Si formarono turbini neri che ne sfigurarono l'aspetto. Le "città" si disgregarono.
Ci vollero circa due ore prima che Sublimantia espandesse al massimo la sua massa e implodesse, sparendo così dall'Universo e da tutte le mappe galattiche.
Il maggiore Ge Massi Pendrake che non aveva mai fatto il mercante in tutta la sua vita, provò a riattivare il computer, i robot e tutti i comandi ma non ci riuscì, qualcosa glielo impedì.
Prima che l'enorme dilatazione di Sublimantia inglobasse anche la Xalabia, Massi Pendrake si ritrovò immobilizzato in un ambiente che non riuscì a riconoscere. Le pareti erano ricoperte da uno strano tessuto pulsante e un muro trasparente divideva la stanza in due parti uguali. Mancavano sia porte che oblò. Dal nulla si materializzarono quattro esseri. Ognuno di loro si spostava su un macchinario sospeso in aria. Sembrava non avessero le gambe ma possedevano sei corti tentacoli guizzanti. Flaccidi e marroni emettevano degli orridi suoni gutturali. Erano i tok, non aveva dubbi. Non li aveva mai visti dal vivo ma erano sicuramente loro.
Gli parlarono in coro nella sua lingua:
«Abbiamo controllato il tuo diario di bordo. Hai rifiutato l'aiuto di tre navi exturiane e di una bondo. Aspettavi noi».
«Mi pare ovvio dannati mostri. Non perdonerò mai quello che avete fatto» sussurrò Massi Pendrake.
«Il tuo attacco ha ucciso ventisei miliardi, quattrocentottantasei milioni, cinquecentonove mila, duecentododici tok».
Il Maggiore Ge Massi Pendrake era un esaltato. Fu sconvolto dall'incidente del mare spaziale dove perse molti colleghi e tantissimi amici. Questo aggravò il suo stato mentale. Exturia aveva deciso di soprassedere, non aveva la possibilità di competere con la forza militare tok. Lui non poteva accettarlo. Molti altri erano d'accordo con il Maggiore ma pochi ebbero il coraggio di appoggiare le sue idee anti-tok. Qualche tempo dopo ci fu però una svolta: il Tenente Quarzim, responsabile controllo del magazzino "Armamento Uno", dove erano stoccate le armi più potenti di Exturia, trafugò il cosiddetto "Globo".
Il "Globo" era l'energia delle energie, capace di disintegrare un intero pianeta in pochi minuti. Tale arma finale fu offerta all'organizzazione del Maggiore Massi Pendrake che non perse tempo a trovare il modo di come utilizzarla. Partecipò anche il Generale Indros il quale, data la sua posizione, modificò registrazioni e documenti ufficiali riguardanti il grave furto. Il caso fu insabbiato senza problemi rilevanti.
L'Operazione "Annientamento Tok" fu decisa in segreto. Nessuno fu messo al corrente, nessuno sapeva. Governo exturiano, gerarchie militari e servizi di intelligence furono all'oscuro di tutto.
Il "Globo" venne montato sulla Xalabia che dopo essere stata bombardata da un fascio di raggi Barn fu lasciata alla deriva con Massi Pendrake a bordo.
Il resto è storia.
Erano trascorsi quasi due secoli da quell'olocausto spaziale. I tok sopravvissero.
La loro popolazione diminuì drasticamente ma riuscirono comunque a riprendersi. La direzione del GIPU (Governo Intergalattico dei Pianeti Uniti) obbligò Exturia a cedere due dei suoi dodici satelliti ai superstiti del genocidio ivi compresa l'estrazione di tutte le miniere di esonio. Ci furono ribellioni, insurrezioni e qualche tentativo di colpo di Stato ma il processo di pacificazione doveva essere perseguito. Le risoluzioni vennero promulgate e l'accordo fu ratificato da entrambe le parti.
La pace non regnò negli anni successivi ma sia exturiani che tok, per quanto si potesse, cercarono di convivere amichevolmente.
Come già detto il popolo di Sublimantia non si estinse però anche Massi Pendrake riuscì a scampare alla morte. Nel momento in cui venne catturato fu sottoposto al "Trattamento Vitale Perenne". Non avrebbe più mangiato né bevuto, non avrebbe più riso né parlato né pianto. Gli furono tolte le braccia e il suo corpo venne interrotto all'altezza del torace. La propria coscienza fu l'unica cosa che gli fecero mantenere. Tale risultato fu inserito poi in una bianca capsula che iniziò ad orbitare intorno Luna 11, la nuova patria tok.
Massi Pendrake fluttuando e gravitando all'infinito, fu obbligato ad assistere, per molti secoli a venire, al nuovo sviluppo delle sue vittime. Non gli fu mai concesso di morire. Nel corso degli anni, con l'evoluzione della lingua e con l'adozione di un unico idioma intergalattico, il suo nome fu storpiato. Adesso la capsula orbitante era conosciuta con il nome di "Masspendurak" ed era divenuta meta turistica e didattica per tutte le popolazioni di Komma, il simbolo di qualcosa che non sarebbe più accaduto nella storia dell'Universo. Fu per sempre ricordato come Masspendurak, l'eterno monito.

Domenico Maiolo