La nascita di Venere

La guardo un'altra volta, mentre camminiamo l'uno accanto all'altra.
E' davvero carina. Non è il mio tipo, ma ha qualcosa che mi piace.
Mi piacciono i suoi grandi occhi azzurri, mi piace il suo sorriso. E mi piace il suo profumo.
Non vedo l'ora di averla tutta per me, non vedo l'ora di poterla toccare, di poterla baciare.
Da come mi parla, da come si muove, si vede che non ha un particolare interesse nei miei confronti.
E' strano, perché di solito le donne impazziscono per me.
Comunque riuscirò a farla capitolare. Se tutto va bene, accadrà già stasera.
Mi ha fatto tanti discorsi su come vuole vivere la sua sessualità, sul fatto che non riesce a fare sesso senza la componente emotiva, che non riesce a lasciarsi andare se non prova qualcosa, che non le piace “darla via”.
Sarà, ma a me sembra una che non disdegna i piaceri della carne.
Più la guardo e più penso a quanto vorrei essere a letto con lei già ora.
Dio, guarda quella bocca... e quelle mani...
Lei continua a parlare e, sinceramente, non la sto ascoltando.
La mia mente è da tutt'altra parte.
Colgo parti di discorsi. E' intelligente, colta, sveglia, simpatica.
Sarebbe perfetta.
Cazzo. Guarda come muove le mani. Pagherei per sentirle su di me.
Le sorrido e annuisco, anche se di un discorso di mezz'ora ho sentito forse tre parole.
Le chiedo se le va di andare a bere un caffè da me.
Accetta volentieri, sorridendo e facendo qualche battuta.
Ormai è fatta. Quando saremo a casa mia...
Chiacchieriamo ancora un po', passeggiando per il centro, e decidiamo di avviarci verso il mio appartamento.
Preparo il caffè e le mostro la casa.
Mi dà le spalle, guardando fuori dalla finestra.
Ci ritroviamo vicini. Molto vicini. Sento il suo profumo. Mi piace il suo profumo.
Lei si volta, mi guarda e mi bacia.
Lo sapevo. Lo sapevo, cazzo! Ce l'ho fatta. Anche stavolta ce l'ho fatta.
Nessuna mi resiste. Nessuna mi resisterà mai.
Continuiamo a baciarci in salotto. Non abbiamo finito di bere il caffè.
Sento il suo respiro accelerare, le sue mani scorrono lungo la mia schiena.
La prendo per mano e la porto in camera.
Mi siedo sul letto e lei mi sale sopra.
Continua a baciarmi e mi toglie la maglietta.
Mi spinge indietro, mi blocca le braccia.
E' una che prende l'iniziativa. Mi piace.
Faccio per toglierle la maglietta e si blocca. Si alza. Ha dei dubbi.
No, ti prego. Non ora. Non fermarti adesso.
Fingo di capirla. Piazzo lì qualche parola dolce, qualche coccola emotiva. Si scioglierà.
Le chiedo se le va di sentire un po' di musica, per sciogliere la tensione.
La scelta ricade su una playlist dei Type O Negative.
“She's in love with herself, she likes the dark...”
Mi siedo sul letto, accanto a lei.
Le metto una mano sulla gamba, salgo verso la schiena, mi fermo sulla nuca. Infilo le dita tra i suoi capelli e la bacio.
Dopo un po' sembra riprendere sicurezza e si mette a cavalcioni su di me, continuando a baciarmi.
La prendo in braccio, mi alzo e, girandomi, la faccio finire sul letto.
Stavolta non mi scappa!
Le tolgo la maglietta, le tolgo i pantaloni.
Io sono in piedi, davanti a lei. Mi svesto completamente.
La guardo sorridendo e spostando lievemente la testa di lato. Mi piace la sua pelle.
Lei mi guarda, abbassando un po' la testa. Si mordicchia il labbro inferiore.
Mi sta aspettando.
Inarca leggermente la schiena, mi invita ad entrare.
Sono pronto.
Lei continua a guardarmi negli occhi, io ricambio lo sguardo.
È come se fossimo stati costruiti insieme, come se fossimo l'uno il completamento dell'altra.
No. Non posso pensare a queste cose. E' solo una scopata.
Chiudo gli occhi. Mi piace da morire.
“Lovin' you... lovin' you... love, lovin' you was like lovin' the dead...”
Sento i suoi muscoli contrarsi, la guardo e la ascolto mentre raggiunge l'apice del piacere.
“Sei bellissima quando vieni...”
Lei sorride e non dice nulla.
Mi turba questo suo silenzio. Mi turbano i suoi sguardi, mi turba il suo modo di essere.
Non deve piacermi così tanto.
Si gira, mi dà le spalle, si mette carponi. Abbassa la testa, alza il sedere. La sua schiena si piega a formare un arco.
Mi guarda. Mi vuole.
“Forgive her, for she knows not what she does...”
Entro di nuovo in lei. Il modo in cui mi accoglie è così naturale e piacevole che potrei abituarmici.
Potrei abituarmi a lei, a fare l'amore con lei. Potrei volere che diventasse più di una scopata.
Mi guarda, voltando la testa alla sua destra, il viso parzialmente coperto dai capelli scuri.
Avvicino il mio viso al suo, senza fermarmi. Lei allunga il collo e ci baciamo.
Le annuso i capelli. Mi piace il suo profumo.
Le bacio il tatuaggio che ha sulla scapola destra. Chissà che significato ha.
“... Corpus Christi... she needs... Corpus Christi... Corpus Christi...”
Vedo le sue braccia allargarsi e le sue mani aggrapparsi al lenzuolo.
La sento ansimare, la sento gemere.
Spingo più forte.
“... feel, feel, feel God... inside of her... deep inside of her... inside of her... deep inside of her... ”
Scivola via da me. Si distende sul letto e si gira a pancia in su.
Mi guarda, con quei suoi grandi occhi espressivi, e mi fa capire che non le basta.
Non le basterà mai.
Mi appoggia i piedi al petto e sono di nuovo dentro di lei.
Apre le braccia, perpendicolarmente al corpo. Sembra un Cristo in croce.
“... Jesus Christ looks like me... Jesus Christ...”
Sorrido ascoltando queste parole e vedendo lei in quella posizione.
Sembra fatto apposta.
E' pazzesco come stiamo bene insieme, come ci completiamo, come ci incastriamo.
Non credevo fosse possibile. Non credevo che l'avrei trovata.
“Be my druidess, be my everything, be my druidess, be mine...”
Non voglio che finisca.
La abbraccio, lei mi stringe le gambe attorno ai fianchi.
Mi giro sulla schiena, tenendola stretta, rimanendo dentro di lei.
Si muove sopra di me a ritmo di musica. Si muove sopra di me come se l'avesse sempre fatto.
“I'll do anything, to make you come...”
Chiudo gli occhi e le faccio accelerare il ritmo. Ormai manca poco.
Eccomi.
Li riapro. Lei si è fermata. Mi sta guardando, con un'espressione indefinibile.
Si sposta i capelli da un lato.
La stanza odora di noi. Respiro il suo profumo.
Le sorrido.
“A quanto pare abbiamo un'altra cosa in comune...”, le dico.
Il mio sguardo scende verso il suo petto.
Non mi ero accorto di quella catenina.
Un crocifisso. Sembra antico. Ricorda quelle croci che nei film horror le belle ragazze indifese indossano per tenere lontani i vampiri.
Peccato per lei che io non sia un vampiro. Un po' dispiace anche a me.
Devo ritrovare la lucidità.
I nostri corpi si separano e rimaniamo per un po' stesi sul letto.
Con la scusa di andare in bagno, mi alzo. Vado in cucina ed apro il cassetto.
Quando torno in camera lei è ancora lì, stesa tra le lenzuola bianche, bella, vestita solo di quel crocifisso.
Ha gli occhi chiusi.
In quella posizione mi ricorda un quadro.
Cerco nella mia memoria e lo trovo: “La nascita di Venere”, di Alexandre Cabanel.
Sorrido, ma non provo gioia.
Mi dispiace farlo, ma ormai non posso tornare indietro.
Mi avvicino al letto, silenzioso, e faccio quello che devo.
Ora è tutto finito. Le lenzuola hanno cambiato colore, la sua pelle ha cambiato colore.
E' tutto rosso. C'è sangue ovunque.
Domani penserò a pulire, ora voglio solo respirare il suo profumo.
Affondo la testa nei suoi capelli e mi addormento, sereno.
“... still I miss her, yeah I miss her, since she's gone...”

Federica Gaspari