Certe notti (Riflessioni di un vampiro)

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2014 - edizione 6

Certe notti, vorrei solo che la coperta nera dell’oscurità che mi avvolge da 300 anni si sollevasse, per vedere di nuovo la luce del giorno.
Certe notti, vorrei che la gente che mi sfila vicino, silenziosa e immersa nei suoi pensieri, non cambiasse strada senza nemmeno rendersi conto di farlo. Vorrei incontrare lo sguardo di qualcuno e non leggervi paura, ma simpatia.
Certe notti, vorrei poter non leggere nella mente delle persone, per non percepire più nulla. Non più odio, non più dolore, nemmeno più amore o felicità, per non sentirmene irrimediabilmente escluso.
Certe notti vorrei passarle in un locale qualsiasi, con amici qualsiasi, a parlare di donne, di macchine e di stronzate maschili. Vorrei pacche sulle spalle. Vorrei programmare vacanze in moto, a scopare e a dormire sotto le stelle, e non starmene chiuso in un edificio più vetusto di me.
Certe notti vorrei avere tutte le risposte, anche a quelle domande che mi pongo da tre secoli a questa parte: perché sono dovuto crescere sentendomi sbagliato, perché il destino ha voluto fare di me quello che sono, e perché esistono i One Direction, per dirne solo alcune.
Certe notti invece non vorrei, perché temo che le risposte mi terrorizzerebbero ancora di più del non sapere.
Certe notti, tipo questa, vorrei non passare davanti a una casa e sentire il pianto di un bambino maltrattato. Vorrei che i miei sensi non si saturassero di furia e di voglia di far male, spingendomi ad entrare in quella casa, individuare il responsabile di azioni tanto vili e massacrarlo fino a fargli chiedere pietà. Pietà che non avrò, così come lui non ne ha avuta per quel povero bimbo indifeso in lacrime nel suo lettino, dimenticato da una madre troppo fatta per rendersi conto della bestia che è l’uomo che l’ha ingravidata.

Vorrei prendere la testa di questo bastardo e sbatterla contro il muro così tante volte da ridurla come il guscio di un uovo scoppiato. Beh, di grazia, perché no? Frammenti di osso, materia cerebrale e capelli spiaccicati sulla parete grigia di sporco e di trascuratezza. Almeno adesso c’è un po’ di colore. Non piangere, piccolo, non piangere. Domani andrà meglio, domani tua madre sarà una persona nuova e si occuperà di te come ti meriti, ci penserò io a far sì che succeda. Le lancerò un glamour così potente che dimenticherà chi è stata finora per trasformarsi in qualcuno di completamente diverso. Qualcuno a cui importa. Di se stessa e di te. Dormi, piccolo, e fai bei sogni. I mostri se ne sono andati. Anche questo che ti sta tenendo in braccio tra poco se ne andrà. Dormi.
Certe notti vorrei soltanto perdermi nell’abbraccio di qualcuno che mi ama. A volte i desideri si realizzano, e io me ne torno a casa dalla mia creatrice.

Lucia Guglielminetti