Il pacco

Vincitore del concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2013 - edizione 12 e vincitore del Premio Zombi

Una leggenda metropolitana diffusa nel mondo delle poste. Un pacco foderato di carta nera, senza mittente né destinatario, che di tanto in tanto spuntava in qualche magazzino smistamento del Piemonte, un involucro che racchiudeva...
Cosa?
Le storie riguardanti il contenuto del pacco erano le più folli e disparate. Alcuni sussurravano di una sorta di genio in grado di esaudire i più inconfessabili desideri, altri vociferavano di un dito mummificato, spettro di un mostruoso delitto avvenuto negli anni '50 in un ufficio postale di Torino.
Edo Russo, 57 anni, portalettere a un passo dalla pensione, non aveva mai creduto a quelle cazzate.
Finché una mattina non trovò il pacco in magazzino.
Rimase a fissarlo alcuni minuti, le braccia penzoloni lungo i fianchi, la bocca spalancata. Era nero, cubico, una ventina di centimetri di lato.
Uno scherzo, rifletté.
Allungò una mano e lo sfiorò. Avvertì un pizzicore sui polpastrelli e ogni cosa perse importanza.
Doveva sapere.
Scoprire.
Nascose il pacchetto sotto la giacca e uscì dalla porta sul retro.

Poggiò l’involucro sul tavolo della cucina, cominciando a esaminarlo. Sì, era imballato con carta nera, ma per quanto si sforzasse non riusciva a scorgere scotch o giunzioni sulla superficie liscia. Come se il pacco fosse nato così.
Prese un cutter. Incise la carta vicino a uno spigolo superiore.
Una ferita orizzontale sbocciò sulla sua guancia, stillando sangue. Non vi badò.

Infilò un dito nella fessura praticata nella carta e tirò verso il basso, strappando un triangolo frastagliato. Udì un suono di lacerazione, umido, e un lembo di guancia lordo di sangue gli cadde sulla scarpa con un suono molliccio.
Lì sotto, dove aveva stracciato la carta nera, intravide un fascio di muscoli pulsanti. L’arcata rosea di una gengiva.
Denti.
Edo strinse più forte il cutter e ricominciò a tagliare.

Luigi Musolino