Sotto la punta

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2013 - edizione 12

Un giallo, un romanzo. Vago con gli occhi in biblioteca ma niente mi stuzzica. All’improvviso qualcosa mi colpisce. Thomas Heterf. Mai sentito nominare. Sfoglio le pagine curioso e leggo qua e la: “dalle mani della ragazza cade il bicchiere ancora mezzo pieno. É il 31.10.2013. C’è pioggia ed è buio ma riesco a vedere il Colosseo. Sono a casa mia, via Sellet, 34”.
Una firma sul modulo e prendo quel libro.
Sono incuriosito perché il 31 ottobre è domani.
Torno a casa e leggo ancora: “ero pieno dell’odore del suo sangue”.
Un istante e penso: “io domani vado”.
Il giorno dopo in poche ore sono sul posto. La casa in Via Sellet 34, esiste.
Dalla finestra una luce disegna il contorno del corpo di una ragazza con un bicchiere in mano. Inizio a sentirmi male. Mi avvicino e quel contorno diventa più nitido e vedo che non è solo. C’è un essere informe vicino. C’è qualcosa di mostruoso sopra la ragazza. La stringe. Oddio... le cava gli occhi. Il bicchiere cade ancora mezzo pieno in terra. Quell’essere inizia a muoversi arrancando verso la finestra. Scappo.

La sera a casa non chiudo occhio. La mattina dopo senza caffè, eppure concitato, vado silenzioso verso la libreria.
Poso quel libro ed accanto ne trovo un altro. Thomas Heterf. Quasi collasso ma apro: “... strizzo i suoi organi come plastilina. É il 02.11.2013. Sono a casa mia, via Sellet, 34. L’ho ucciso mentre tentava di colpirmi con una penna argentata”.
Penso: “sono pazzo se ci ritorno”.
Il giorno dopo ritorno. Sono pazzo. Via Sellet ancora, ma dalla finestra questa volta nulla. Un respiro di sollievo, il tempo di girarmi per andare via e quel mostro è li. Cerco disperatamente qualcosa nelle tasche per difendermi e finalmente la trovo. La tiro fuori: è la mia penna argentata.

Stefania Micco

Sono nata a Viareggio (LU) il 6 agosto. L’anno era il 1974, che era bello tempo fa quando era un po’ più vicino ad oggi ma che comunque ancora si fa apprezzare per il fatto di tenermi sempre sotto la soglia dei quaranta. Cerco di associare qualcosa di attraente almeno a quell’anno, perché per quanto riguarda il giorno ed il mese di nascita ogni tentativo risulterebbe fallace essendo gli stessi del lancio della bomba su Hiroshima. Ho studiato giurisprudenza a Pisa dove ho sempre vissuto e dove vivo ancora con due bambini ed un marito e dove, quindi, ho sempre e solo scritto atti notarili e liste della spesa. Le cose surreali le ho lasciate in pasto ai social network, anche per evitare inopportune commistioni e ritrovarmi dal notaio a blaterare di un testo di De Gregori. Attraverso questi social network qualcuno è incappato in quella data del 6 agosto e, pensando ad Hiroshima, ha cercato di farmi fibrillare, stuzzicando un’esplosione di cose da dentro a fuori e spingendomi oltre “formato/elenchi puntati e numerati”. Quel fuori senza schemi, tra nostalgie e entusiasmi, è diventato una partecipazione prossima al Pisa Book Festival ed, ora, queste 300 parole. Amo il venerdì sera in cui mi sento sempre molto carica, ma ho scritto di domenica. Perché non mi piacciono le cose facili.