Medicina

3° classificato al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2013 - edizione 12

Molinaris era uno stronzo con tutti, ma con le matricole raggiungeva vette inesplorate di acida cattiveria.
Guardi che è un bisturi, non sta mica affettando il salame?
Ma che fa! Vuole saltarci dentro coi piedi, in quella cassa toracica?! Sia delicato!
Disinfetti quel ferro! Se fosse carne viva, gli avrebbe attaccato scabbia, scorbuto e beri beri!

Lʼautopsia era argomento di fine corso, ma lui aveva anticipato lʼesame, massacrando di insulti quelli che vomitavano.
Il collo piegato in avanti, le braccia lungo i fianchi, il naso camuso che quasi sʼinfilava nellʼincisione e lʼalito che sapeva di topo putrefatto. Seguiva ogni mossa con malcelato sdegno: un rapace pronto a ghermire ogni errore con artigli di sarcasmo.
Alcuni si ritiravano prima della fine del semestre.
Altri maledicevano lʼaver superato il test d'ammissione.
Tutti lo odiavano.
Tutti eccetto Carlo. Lui lo voleva morto, per quanto fosse ridicolo e assurdo quel pensiero.
Quando venne il suo turno si presentò con una pistola sepolta in una tasca del camice.
«Se quella è unʼincisione a Y, io sono la bella copia di sua madre!»

«Lo ripeta, se ha coraggio!» sbottò il giovane, lʼarma estratta di scatto, la canna schiacciata contro il cuore marcio del docente.
Molinaris non si scompose: «Come crede di laurearsi, se non supera questo esame? Lo sa che è propedeutico a tutti gli altri, vero? E lo sa che attualmente non ho un sostituto?»
Carlo si morse il labbro, una smorfia gli vestì la faccia, poi la tensione scemò.
«Vedo che ha capito... ora mi ricucia e se ne vada. Ci vediamo il prossimo semestre».
Il ragazzò ubbidì, sconsolato... afferrò il libretto e fece per andarsene, scuotendo il capo.
«Ah, senta...»
«Sì?» Cʼera speranza nella sua voce... un ripensamento? Un moto di pietà? «Mi dica...»
«È alla testa che si deve sparare, imbecille!»

Raffaele Serafini