Il Signore delle Mosche

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2013 - edizione 12

Era una notte più cupa delle altre, priva di stelle e Luna, quando all'improvviso grandi frecce attraversarono il cielo da oriente a occidente e caddero infine sulle terre tra Megiddo e Babilonia, generando esalazioni pestilenziali che mieterono vittime in ogni dove. Giunta l'alba, una moltitudine di corpi esanimi giaceva a terra a perdita d'occhio e marcendo sotto il Sole pullulava di vermi generati dal putridume, che crescevano e divenivano mosche.
Il cielo ne fu presto oscurato, mentre il loro ronzio risuonava sinistro ormai su tutta la Terra.
In quella nube oscura i superstiti ebbero l'impressione di scorgere un'orribile, mutevole figura.
Era il Signore delle Mosche liberato dagli inferi perché potesse iniziare la battaglia finale tra il Bene e il Male. Eserciti mossero guerra all'oscura Bestia da oriente e occidente, ma questa li avvolse con il proprio sciame e poi li disperse e divorò.

Chiedere pietà non serviva a nulla perché essa non ne conosce, non ha coscienza o volontà propria, esiste solo come mezzo di distruzione.
Lo sciame si diffondeva come un'onda verso le Colonne d'Ercole, lasciando dietro di sé solo morte e distruzione. L'Uomo decise allora di far piovere fuoco perché questo purificasse la Terra da quella moltitudine di creature immonde. Le Mosche bruciarono, ma la vittoria dell'Uomo fu effimera perché ben presto tutti gli uomini si ammalarono di un male portato dal fuoco e morirono, lasciando la Terra disabitata.
Il Bene aveva infine trionfato e la profezia era compiuta.
Questo mi è stato rivelato da un messo del Signore la scorsa notte. L'ho visto in sogno come se fosse già accaduto e state certi che accadrà.
Se qualcuno oserà aggiungere o togliere qualcosa a quanto ho detto, che lo sciame delle Mosche lo trovi e consumi.
G.
Rivelazione 22,22-34

Simone Babini