Churn

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2013 - edizione 12

Gelo. Silenzio.
Mi svegliai.
Giacevo supino sul ciglio di una strada a me ignota, appartenente a una città senza nome.
Non ne conoscevo il motivo.
I miei occhi si dischiusero e, assieme a loro, l'immagine di un cielo violaceo che piangeva senza tregua fiocchi di neve stanca.
Quando provai a scuotere il mio cervello per raccogliere i ricordi, non riuscii. In principio era solo un buco nero, in seguito il vuoto mutò in dolore, in infiniti spilli che, strazianti, si conficcavano nella mia testa.
Allora capii che la mia memoria era stata resettata.
Non riuscivo a ricordare chi fossi o dove fossi, ma conoscevo bene il Reset. Loro punivano così chiunque ritenevano lo meritasse.
Io lo meritavo.

Presi a concentrarmi sul mio respiro, per calmarmi. Una volta in piedi, iniziai a trascinarmi per le vie della città, più stanco della neve stessa.
Ero circondato dal nulla. Un paesaggio silente in cui tutto ciò che incontravo era abbandonato e fatiscente. Una cartolina inquietante.
Ad un tratto, la terra vibrò: gli edifici oscillarono violentemente e io rotolai da una parte all'altra di quella che credevo fosse solo una città.
Boati. Poi, di nuovo, silenzio.
Le oscillazioni ripresero, sempre più forti, più potenti, come se qualcuno stesse scuotendo il mondo con immenso vigore.
Fu allora che il mio corpo si schiantò più e più volte, innumerevoli e rapide, contro la lastra di vetro che racchiudeva la città. Il mio sangue scivolò fluido su di essa e, scossa dopo scossa, irrorò di rosso l'intero scenario. I miei denti si incastrarono nel vetro e le mie ossa, infine, si frantumarono tutte, una ad una.
La sua mano si allontanò. Vidi quel volto inumano, immondo e ripugnante.
L'ultima immagine impressa nelle mie pupille furono due occhi rossi e un sorriso deforme al di là della parete.

Jules Bateman

Classe 1984, nasce, vive, si laurea e lavora a Milano. Tra il 2011 e 2013 decide di trasferirsi nel Regno Unito, prima a Londra e poi a Edimburgo, dove fa nuove e stimolanti esperienze culturali e di vita. Da sempre appassionata di horror, ama visceralmente gli zombie (di cui ha letto e visto tutto), mentre odia cordialmente i vampiri. Considera la scrittura il potere magico più grande, perché riesce a creare dal no-thing l'every-thing. Non possiede il dono della sintesi (e si vede).