Giorno di pulizia

La sveglia suona, suona e suona, fino a quando, lentamente una mano esce da sotto le lenzuola e schiaccia il pulsante che la zittendola.
Sono le sei e mezza del mattino, per l’uomo sta per iniziare una nuova giornata lavorativa.
Con uno sforzo scosta le coperte e appoggia i piedi per terra mettendosi le pantofole.
E’ un venditore, quindi diventa molto importante presentarsi bene e per questo tira fuori dal suo armadio uno dei suoi gessati, dal colore blu oscuro e con righe molto fini. Prende una camicia bianca, una cintura nera e infine una cravatta di seta, dallo stile classico, dello stesso colore del vestito.
Intanto che si prende i vestiti si guarda allo specchio. Ha avuto la fortuna di avere una costituzione robusta che ha sempre voluto migliorare diventando un assiduo frequentatore di palestre.
E’ alto sul metro e ottanta, capelli neri lisci, occhi celesti e un pizzetto che tiene sempre ben curato.
Un bell’uomo, intelligente, osservatore, dalla buona memoria, con buone capacità relazionali e di vendita.
Della sua squadra di venditori è quello con il più alto fatturato, ma naturalmente il suo successo non è legato solo al lavoro.
All’occhio delle donne un come lui non passa inosservato, se poi si considera il fatto che i prodotti che vende sono articoli di bellezza femminili, si può intendere come possa fare colpo perfino in ambienti di lavoro.

Ad ora, per quanto sia trentenne, non si è ancora sposato, ma in questo caso forse non è un gran male...
Richiude l’armadio e con i vestiti in mano, fa per andare in bagno quando si blocca. Per terra, sul pavimento, ci sono un paio di scarpe femminili, una gonna e una camicetta insanguinata.
L’uomo aggrotta la fronte, esce dalla sua stanza e va in bagno .
Entra in bagno e accende la luce, la prima cosa che vede sono i diversi schizzi di sangue sul vetro dello specchio. C’è del sangue anche sul lavandino.
L’uomo appoggia gli abiti sulla sua lavatrice, apre il rubinetto e inizia a lavarsi il viso con il sapone.
Finisce di lavarsi, si asciuga e poi si profuma con una buona fragranza maschile, infine si veste. Una volta finito prende la maglietta e i calzoncini del suo pigiama e ritorna in camera da letto, nel far ciò però scosta accidentalmente la tenda della vasca e vede che anche lì ci sono diverse chiazze di sangue.
- Mmm - , mormora.
Ritorna in camera, lascia il pigiama sul letto e scende le scale per andare al pian terreno, dove ci sono l’ingresso della casa, la cucina, il salotto e una piccola sala relax con camino.
In quel momento gli viene in mente che forse non ha abbastanza legna e va nella saletta per accertarsene, lì però, trova per terra uno dei suoi candelabri. E’ macchiato di sangue ed ha attaccato del cuoio capelluto e dei capelli biondi ondulati.
Lo raccoglie per portarlo in cucina e lavarlo nel lavandino, ma una volta lì resta a fissare quello che ha sul tavolo e sul piano cottura.
Sul primo, sopra uno straccio, c’è una bacinella di plastica con dei piccoli pezzi di carne immersi nel sangue e di fianco un piccolo catino con dentro degli organi, parti molli, due bulbi oculari e... una mano.
Sul piano cottura invece, su di un tagliere, c’è un coltello e la pelle scuoiata della seconda mano mozzata, i cui resti sono ancora nella padella dove è stata cucinata con erbe e aromi.
- Mmm - , mormora di nuovo l’uomo, - in questa casa c’è un po’ troppo disordine, troppe cose lasciate in giro. E per fortuna non sono andato nel seminterrato...
Si guarda intorno.
- Qui è meglio dare una bella pulita -, conclude.
E sorride...
Quel suo sorriso ha però qualcosa di sinistro, oscuro e terrificante.
In un attimo è scomparso l’abile venditore, il collega di lavoro da invidiare, l’uomo amato da tutte le donne, per far posto alla sua vera natura, quella di un terribile pazzo, cannibale, omicida.
I suoi occhi ora hanno una luce strana e preoccupante, il suo viso non è più rilassato, i muscoli sono tesi, la pelle tirata, il suo sguardo non ha più niente di attraente.
- Bè, sai che si fa -, si dice tra sé e sé, - Visto che ormai il budget di quest’anno l’ho quasi raggiunto, questa sera si finisce di lavorare prima, andiamo al supermercato, compriamo dei detergenti e domani mi metterò di buona lena a far pulizie tutto il giorno. Lasciamo credere che io sia in giro per clienti.
Detto questo si prepara un caffè e lo sorseggia mentre guarda le notizie del telegiornale
Va poi in bagno, si lava i denti e infine si ferma in ingresso, dove indossa le scarpe, prende le chiavi della sua Audi A5 e esce per andare al lavoro.

 

La mattina dopo l’uomo sta facendo colazione e intanto si sta leggendo il giornale che il paper boy gli ha fatto trovare in ingresso.
In prima pagina capeggia a caratteri cubitali “ANCORA NESSUNA TRACCIA DI JANELLE BROOKS”, mentre il sottotitolo dice “CON TERRORE SI TEME CHE SIA LA SESTA VITTIMA ‘DEL CARNEFICE”.
L’uomo ride e pensa a qualche trovata da fare alla polizia.
“Magari sarebbe bello riproporre quello che fece Jack Lo Squartatore a Londra”
Janelle come donna non era male, una trentacinquenne attraente, alta quanto lui, con una grossa chioma di capelli biondi ondulati, occhi azzurri e dai comportamenti fini.
L’aveva conosciuta una sera in un bar della città, era un avvocato divorzista, sempre alle prese con giornate pesanti e clienti esigenti.
Amava il suo lavoro e ci metteva tutta la grinta possibile, ma arrivava un certo momento in cui “scoppiava” e per questo era andata in quel locale a sorseggiarsi qualcosa per rilassarsi.
Si stava bevendo un gin tonic quando l’uomo l’aveva avvicinata.
All’inizio lei era un attimo restia a parlare, ma l’uomo sapeva bene come conquistarla, era un esperto, un esperto nel capire come convincere una donna ad aprirsi, nel capire quali erano gli argomenti giusti, quali erano le battute ad effetto che l’avrebbero divertita, un esperto nel risaltarla, come comprenderla quando era necessario, nel farla sentire a suo agio.
E così era stato anche con Janelle. Aveva iniziato a rilassarsi, a ridere, a godere della compagnia di un così bell’uomo che l’aveva notata.
Erano venuti fuori i suoi ultimi periodi di stress, la sua voglia di prendersi una vacanza e lui l’aveva assecondata, l’aveva compresa e aveva fatto di tutto affinché in quel momento si sarebbe rilassata al massimo.
Magari offrendole qualche drink in più...,
Dopo tre drink Janelle aveva iniziato a sentirsi sempre più brilla e allegra, nonché attratta da quell’uomo e quindi aveva accettato con piacere il suo invito a rivedersi per tutta la settimana a seguire, stessa ora, stesso bar.
Ogni volta era sempre stato più piacevole, interessante e una bella sera lui l’aveva invitata a casa sua.
Lei aveva accettato con piacere...

Una volta lì, lui le aveva acceso il camino e di fronte alle sue fiamme le aveva offerto un bicchiere del suo miglior vino, ma una volta bevuto aveva iniziato a sentirsi ancora più strana...
L’intero suo corpo sembrava appesantito, non riusciva a stare sveglia, finché, nonostante l’alcool, aveva capito che era stata drogata.
Era caduta per terra e a carponi aveva cercato di allontanarsi, ma non riusciva a muoversi, aveva cercato di gridare, ma lui aveva preso uno dei suo candelabri e con violenza l’aveva colpita alla testa.
Lui poi aveva aperto un cassetto, tirato fuori uno dei suoi coltelli da caccia, l’aveva presa per un piede e trascinata su per le scale, dove l’aveva portata in bagno al piano superiore.
Lì l’aveva messa in piedi davanti allo specchio tenendola per i capelli con una mano.
- Ciao Janelle -, le aveva detto tagliandole la gola.
Il suo sangue era schizzato sul vetro e sul lavandino, colando e imbrattando la camicia.
Lui l’aveva lasciata cadere nella vasca ed era rimasto a guardare il suo coltello per un attimo.
Dopo l’aveva portata in stanza da letto, spogliata e portata nel suo seminterrato, la sua “sala dei giochi”.
A luce accesa, avevano fatto bella mostra di sé un tavolo in acciaio inox e una rastrelleria con appesi i più terribili coltelli, mannaie, asce, falcetti e due motoseghe.
Intorno al tavolo aveva disposto una serie di secchi per raccogliere il sangue che sarebbe colato e aveva già preparato contenitori e sacchetti per raccogliere i pezzi di corpo e gli eventuali organi da mettere nei suoi frigoriferi.
Con la donna sdraiata sul tavolo si era “messo al lavoro”, indossando il grembiule, guanti lunghi fino al gomito, mascherina, cuffia e stivali.
Con una delle sue asce aveva preso bene la misure e poi con un colpo netto l’aveva decapitata.
Dopo era passato al taglio delle altri parti del corpo, mani, braccia, gambe, piedi...
Non era stato molto semplice squartare, servivano diversi colpi, forza e a volte era stato costretto a ricorrere alla motosega.
Intanto che lavorava si era ricordato degli sguardi terrorizzati di tutte le ragazze quando si accorgevano che erano finite in trappola, che non avevano più una via di fuga e si maledivano per essere state così stupide.
A volte aveva provato anche a divertirsi con delle piccole torture, dallo strappare unghie, tagliare labbra o palpebre, ustioni...
D’altro canto, “Hostel” era uno dei suoi film preferiti.
Il camice si era riempito di schizzi e macchie di sangue, il tavolo si era colorato di rosso e i secchi si erano quasi riempiti fino all’orlo. Aveva usato molti dei suoi “attrezzi” e ora le lame giacevano insanguinate in un lavandino.
Una volta che la donna era stata fatta a pezzi, l’aveva svuotata degli organi. Diversi di essi li aveva buttati in un bidone di acciaio cui, come sempre, avrebbe dato fuoco.
Aveva poi preso una bacinella, dove aveva messo i pezi di carne che avrebbe mangiato a breve, mentre per gli altri pezzi, si era limitato a metterli in dei sacchetti e a posizionarli nel freezer.
Era notte fonda quando ormai aveva finito di lavorare, la scorta di carne che si era fatto gli sarebbe servita almeno per dieci giorni.
Aveva però trascurato la pulizia e questo non era un bene.

 

Una volta terminata la colazione l’uomo inizia a pulire la casa.
Gli organi e le parti non mangiate li butta nel bidone del suo seminterrato, insieme ai vestiti e alle scarpe della donna.
Prende dei detersivi liquidi e con spugna e buona lena si impegna a cancellare ogni traccia di sangue sul lavandino e nella vasca.
Pulisce lo specchio del bagno, il candelabro e poi dà una passata al pavimento con un detergente al profumo di lavanda.
La casa sembra assumere un altro aspetto, ma soprattutto, per via dei detergenti, inizia a profumare sempre di più.
Nel pomeriggio si dedica alla parte più difficile, la pulizia della “sala dei giochi”.
Tra lavare le lame, la motosega, il lavandino e pulire i pavimenti, finisce che è ormai quasi sera.
La cosa più importante è cercare di eliminare qualsiasi cattivo odore e per questo, se necessario, occorre ricorrere anche dei prodotti chimici per sterilizzare il seminterrato, nonché alla candeggina per eliminare i residui di sangue.

 

Sono circa le due di notte, quando, con la semplice luce di una piccola lampada da tavolo, l’uomo controlla la lettera che ha scritto per la Polizia, usando le lettere di giornale:

 

Tempo fa, qualcuno terrorizzò Londra in modo tale che mai fu mai dimenticato.
Quell’uomo ebbe la capacità di creare una paura tale tra la gente, che pochi la seppero ripetere.
Io ora ne prendo il testimone...
So che mi state cercando e non so quando mi prenderete.
Per ora io continuo a brindare al mio successo, anzi ve ne voglio rendere partecipi.
Nella piccola scatola troverete una parte del cuore di Janelle Brooks, la restante l’ho mangiata e vi invito a fare lo stesso, perché è veramente buono.
Con i miei migliori saluti...
Dall’Inferno - Il carnefice...

Jordan Johnson

Sono nato a Merate, provincia di Lecco, il 22 Luglio 1984, da madre dell'Honduras e padre italiano, ma di origini tedesche. Ho vissuto ad Olgiate Molgora, prima di trasferirmi in privincia di Bergamo e lavoro nell'azienda di famiglia, dove mi occupo di vendita e di gestione di uno dei rami. Ho sempre avuto una passione per la lettura, la scrittura, la poesia, la recitazione e il canto. A 11-12 anni mi divertivo a scrivere fumetti, a 13 avevo scritto il mio primo romanzo dell'orrore (a mano) e per tutta l'età dell'adolescenza mi sono sempre dilettato nella scrittura di racconti horror, che ho provato a pubblicare su siti amatoriali (decisamente non del calibro come scheletri.com). Purtroppo il sogno di cercare di diventare uno scrittore in questo genere, con la fine delle scuole superiori, l'ho dovuto mettere da parte per fronteggiare il mondo del lavoro e le sue durezze. Ora a 29 anni, ho deciso di ritornare a scrivere. La passione per l'horror l'ho avuta fin dalla mia adolescenza, in particolare per quelle storie, racconti o film dove la paura è qualcosa di vivo, attanagliante, che ti prende e non ti lascia respiro. Nei miei racconti cerco di far vivere in tutto e per tutto il terrore nel lettore, renderlo partecipe, fargli provare la paura più cupa. In questo momento dove le vere storie dell'orrore, hanno lasciato il passo per sciocchezze come "Twilight" o "The Vampire's diary", il mio è un genere narrativo cresciuto sotto i romanzi di Stephen King, Dan Johnson, Dean Koontz, o con film di Wes Craven, Rob Zombie o Sam Raimi. Non me ne vergogno, tutt'altro. Ritengo che il pubblico si sia ormai stufato di questi sterotipi e che anzi, sia alla ricerca di qualcosa di più serio, con sostanza e che riprenda quello che era il vero horror.